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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
La pagina evangelica di questa domenica ci presenta una delle apparizioni di Gesù risorto ai suoi apostoli. Alcuni, come i discepoli di Emmaus, hanno già avuto la possibilità di riconoscerlo, di vederlo vivo, non ricordarlo solo in croce o deposto nel sepolcro. Si raccontano la notizia, ma hanno bisogno di un’ulteriore conferma: come per Tommaso, non basta la parola degli altri, ognuno deve fare esperienza personalmente, deve dire con certezza di mente e di cuore di averlo veramente incontrato.
Gesù appare e li saluta, invoca su di loro il dono della pace, ma la reazione che l’evangelista evidenzia non sembra corrispondente al saluto: «Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma» (Lc 24, 37). Il linguaggio evangelico riporta l’espressione “fantasma” che sembra evocare qualcosa di strano e allo stesso tempo negativo. Letteralmente significa che appare qualcosa, in modo improvviso, condizionando il nostro pensiero e quindi le nostre azioni. Il fantasma ci descrive un’immagine (un’entità, una figura, un pensiero) che per quanto appaia percepibile in realtà è vuota, senza sostanza, sospesa in uno stato simile alla morte, quindi senza vitalità. Le moderne scienze psicologiche definiscono i fantasmi come le tracce delle nostre esperienze passate che non siamo riusciti a elaborare o a risolvere e che continuano a influire sul nostro presente.
I discepoli, come tutti i credenti, devono prima liberarsi dei loro fantasmi: rimuovere l’evento doloroso della morte del Maestro, l’averlo lasciato solo sul Calvario e di conseguenza il sentirsi vuoti interiormente. Hanno elaborato dei fantasmi per darsi una spiegazione a ciò che hanno vissuto e ascoltato.
Gesù intuisce la loro paura, sa quali sono i fantasmi che li perseguitano, per questo li invita ad avvicinarsi: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho» (Lc 24, 38-39). Il dubbio del cuore trova risoluzione nella vista (liberata interiormente dall’opacità creata dai fantasmi) e nel contatto (che fa vincere il timore di tenersi a distanza e non fidarsi di ciò che stravolge l’idea da noi elaborata).
Poi Gesù chiede qualcosa da mangiare: deve ricordare agli apostoli la comunione vissuta nel Cenacolo, l’ultimo momento dove tutti insieme stavano attorno alla mensa. È questo il punto da cui ripartire insieme con il ricordo delle parole che aveva detto loro, perciò «aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture» (Lc 24, 45). I discepoli devono entrare dentro una nuova realtà con la sua presenza: dopo aver vinto i loro fantasmi, aver ricomposto il loro passato con il Maestro e avergli dato nuovo significato potranno essere davvero con coraggio suoi testimoni nel mondo (cfr. Lc 24, 48).