Dati societari
L’Ortobene
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08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
La pagina evangelica di questa domenica ruota attorno alla parola di Gesù che trasforma la vita di un uomo cieco: per lui sarà un’esperienza liberante e l’inizio di un nuovo cammino. La descrizione di quest’uomo non riporta solo la sua condizione ma anzitutto lo identifica come persona, ricordando il nome e la provenienza da una famiglia («il figlio di Timeo, Bartimeo»), insieme alla sua situazione che lo obbliga a stare seduto a mendicare sulla strada, a vivere ai margini della società. Il passaggio di Gesù dà vitalità al cieco, che implora di rivolgere lo sguardo su di lui, di non oltrepassarlo come faceva la maggior parte delle persone. Lui è sempre stato spettatore della vita di coloro che passavano e non si accorgevano della sua presenza. Forse ha provato anche invidia paragonando la sua esistenza a quella di coloro che potevano vedere, ma non ha perso la speranza di poter trovare la soluzione al suo problema e non dipendere sempre dagli altri. Rappresenta non solo chi vive una peculiare disabilità ma anche chi soffre senza sapere veramente il motivo e non sa che strada percorrere per uscire da quella realtà che lo opprime.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (Mc 10, 47): è un’invocazione insistente, anche di fronte a chi non vuole farlo parlare. In lui l’ostinazione diventa forza: forse quel Maestro che passa lungo la strada può essere l’unica speranza, “l’ultima carta da giocare”.
«Gesù si fermò e disse: Chiamatelo! Chiamarono il cieco, dicendogli: Coraggio! Àlzati, ti chiama!» (Mc 10, 49). Il grido del cieco ferma il percorso del Figlio di Dio: è un atteggiamento che rispecchia i tanti momenti di disperazione che portiamo nella preghiera, sollevando lo sguardo del cuore verso il cielo e aspettando che da lì arrivi un aiuto e una consolazione. Questa implorazione trova accoglienza, non lo delude, e la risposta è racchiusa in due parole: “coraggio, alzati!”. Non arrenderti mai, rialzati, lascia la tua posizione e non avere paura di fare almeno un passo. Bartimeo accoglie l’invito di Gesù gettando il mantello e andando velocemente di fronte a lui: non gli importa più di quell’unico bene che possiede, di quel luogo che poteva dargli sicurezza perché ci aveva fatto l’abitudine.
«Che cosa vuoi che io faccia per te? E il cieco gli rispose: Rabbunì, che io veda di nuovo! E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10, 51-52). Il dialogo precede l’incontro di sguardi: la domanda di Gesù permette al cieco di esternare il desiderio più importante, ma la risposta di Bartimeo inizia esprimendo un legame forte con Gesù tale da comprendere che il suo cammino ricomincia seguendo lui, mettendosi alla sua scuola (lo chiama “Rabbunì” cioè “mio maestro”).
L’episodio evangelico si conclude con la considerazione di Gesù che precede il momento della guarigione: «Va’, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10, 52). Le circostanze più oscure della vita possono essere sempre rischiarate dalla fiamma della fede per cercare almeno un poco di vedere le cose alla luce di Dio.