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L’Ortobene
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Le parole di Alessandro Manzoni, tratte dall’incipit del suo I Promessi Sposi sollecitano una riflessione critica sulla storia, teatro di avvenimenti vissuti dai grandi protagonisti, ma anche vissuta dagli umili, dai piccoli, da persone semplici che hanno lavorato, sofferto, maturato i loro ideali, le loro aspirazioni, i loro desideri. Spesso le piccole storie fanno la Grande Storia. L’epigrafia rappresenta indubbiamente una disciplina nello stesso tempo suggestiva ed utile per rendere a noi vicino ciò che è così lontano nel tempo, consentendo a chi vi si accosti di comprendere la storia e la cultura delle società antiche attraverso l’analisi delle iscrizioni su monumenti, edifici e oggetti.
Studiare, comprendere e presentare in modo creativo un’iscrizione epigrafica del patrimonio storico latino: è questa la sfida che lancia SCRIPTA LEGAMVS, il concorso nazionale di divulgazione epigrafica per le scuole superiori.
Il nome gioca sull’ambivalenza della voce verbale Legamus: da un lato Legere, (Leggiamo congiuntivo esortativo) e dall’altro Legare (Lasciamo in eredità, indicativo). L’obiettivo proposto è infatti quello di leggere le epigrafi e divulgarle. Con questo lavoro abbiamo partecipato al Concorso classificandoci al secondo posto. Si tratta di un riconoscimento molto importante ottenuto entro una attività che ha indubbiamente coinvolto, appassionato e che ha sicuramente favorito una consapevolezza più autentica del mondo antico.
Abbiamo concentrato la nostra attenzione su questa epigrafe, conservata nel Museo Archeologico di Nuoro. Ecco il testo:
“SECUNDA / SECUNDI L(IBERTA) / VIX(IT) AN(NIS) XXXV / H(IC) S(ITA) E(ST) / POS(UIT) IUCUN / DUS FRATER”
L’epigrafe è stata rinvenuta ad Austis, un piccolo comune sardo della provincia di Nuoro, in località “Perda litterada”, nel 1929, quando vennero effettuati alcuni lavori agricoli da parte del proprietario del terreno Francesco Maria Sanna. L’iscrizione venne, poi, segnalata all’archeologo Taramelli.
Austis, antica “Augustis”, costituì un importante presidio militare di una delle coorti dei Lusitani, al termine dell’età augustea. Attorno alla guarnigione, presumibilmente, si sarebbe sviluppato un vero e proprio centro abitato, ipotesi data dal rinvenimento di alcune iscrizioni, simili a quella in esame, che parrebbero ricordare le vite di donne e bambini, morti in questo luogo.
Per ciò che concerne lo stato di conservazione dell’epigrafe, essa riporta l’epitaffio della “liberta” Secunda. Si tratta di una stele in granito, con supporto perfettamente integro, di forma regolare e sviluppata verticalmente simile ad un parallelepipedo. Anche il testo si presenta in buone condizioni, disposto su sei linee nella faccia anteriore della stele in modo libero e ordinato, a carattere capitale.
Il contesto storico
La lettura dell’epigrafe ci richiama ad un preciso contesto storico. Durante il primo secolo dopo Cristo, l’Impero Romano era all’apice della sua grandezza. Il periodo iniziò con il principato di Augusto che segnò la fine della Repubblica Romana e l’inizio dell’Impero. Durante questo secolo Roma si estendeva dai confini della Britannia fino al Medio Oriente ed era caratterizzata da una stabilità politica e militare. L’amministrazione imperiale era organizzata, e furono realizzate opere architettoniche monumentali, come il Colosseo e l’Arco di Tito. La società romana era gerarchica, divisa tra classi sociali e con una vasta schiavitù. Il cristianesimo emerse e si diffuse trovando seguaci come Paolo di Tarso, ma, almeno inizialmente, fu perseguitato dall’Impero Romano. Nel mentre, la Sardegna era diventata una provincia romana. Durante questo periodo, l’isola sperimentò una romanizzazione culturale ed economica, con la presenza di infrastrutture romane, come strade e edifici pubblici. L’agricoltura e l’estrazione mineraria erano attività economiche significative, che contribuivano alla prosperità dell’isola sotto il dominio romano.
Il ruolo della donna
Lo studio dell’epigrafe richiama ovviamente anche il ruolo della donna e della liberta. In epoca romana, le uniche funzioni riconosciute alle donne erano quelle di garantire la continuazione della stirpe e di gestire l’ambiente domestico. In età imperiale ci sono stati dei miglioramenti per quanto riguarda la situazione della donna libera, assumendo maggiori diritti civili ma mai politici, a differenza delle schiave, le quali rimassero sempre nelle condizioni peggiori. Nella società romana esisteva un’altra figura: quella della “liberta”. Veniva definito “libertus” uno schiavo che era stato liberato dal suo stesso padrone, del quale assumeva il nome. Nell’antica Roma il liberto era considerato un libero cittadino, tuttavia non possedeva gli stessi diritti di cui godeva un uomo nato libero. In particolare, la differenza si riscontrava nei diritti civili e politici. Inoltre, nonostante fosse stato liberato, era costretto a mostrare una perenne gratitudine nei confronti dell’ex-padrone, che aveva come conseguenza una serie di doveri morali e giuridici. Si parla molto genericamente di liberti, ma mai di liberte, e forse non lo si fa perché la condizione della liberta non era poi tanto differente rispetto a quella di una donna libera di umili origini, nonostante non fosse mai pari ad essa. Superiore a una schiava, ma mai alla pari di una donna nata libera.
Secunda e il fratello provenivano da una classe sociale poco agiata, infatti sin da piccola è stata affidata a un ricco dominus: “Secundus” dal quale prende il nome. Il ruolo del fratello è stato importantissimo per Secunda: egli le ha dimostrato affetto non solo in vita, ma soprattutto in seguito alla sua morte, poiché le diede una degna sepoltura.
La sepoltura
Per quanto riguarda la modalità di sepoltura, nelle epigrafi veniva indicato il nome del defunto, il loro ruolo nella società, in questo caso “liberta” con l’aggiunta del nome del suo padrone, per quanti anni visse e infine da chi è stata “posta” la tomba, ossia chi ha organizzato la sepoltura, in questo caso il fratello di Secunda: Iucundus. Aggiunta a tutte queste informazioni, sono incise le lettere H. S. E., hic sita est, che significa: qui è sepolta.
Tra il III secolo e il I d.C. i metodi di sepoltura più utilizzati erano l’inumazione, una sepoltura vera e propria del corpo, e l’incinerazione, il corpo veniva bruciato, le polveri messe all’interno di un’urna e poi sepolta con un corredo; dunque, per Secunda potrebbe essere stato utilizzato uno di questi due metodi.
Il nome e l’età
Alcune considerazioni possono essere svolte sull’importanza del nome e dell’età. Nell’antica Roma le donne non avevano alcun ruolo, infatti Secunda, essendo una serva, prende il nome dal suo padrone. Questo è un nome molto particolare poiché si tratta essenzialmente di un numero ordinale. I Romani avevano un sistema onomastico basato sui “tria-nomina”: prenomen, nomen, cognomen. Il prenomen aveva lo stesso valore del nome attuale. Il nomen indicava la gens, ed era l’unico che veniva attribuito alle donne. Il cognomen era riservato solo agli uomini e rappresentava il gruppo familiare di appartenenza. Il liberto portava il nome del gentilizio del padrone.
L’epigrafe recita: “visse per 35 anni”. Anticamente, l’età media si aggirava intorno ai quarant’anni, una volta superata l’infanzia le aspettative di vita erano più alte; tuttavia, era improbabile che una persona superasse la quarantina. Per tale ragione si era portati a crescere rapidamente e compiere azioni importanti a quella che noi riteniamo essere una giovane età. Dal fatto che Secunda morì all’età di trentacinque anni si evince che, molto probabilmente, visse una vita piena, e, nonostante non si abbiano informazioni certe, possiamo immaginare che fosse in salute, situazione che le permise di vivere così a lungo.
Secunda è sepolta con un corredo funebre abbastanza elementare, il necessario per augurarle una discesa dignitosa nell’Ade. Conserva alcune monete in bronzo per pagare il nocchiero Caronte per essere traghettata. Infatti i defunti sprovvisti di moneta rimangono ad aspettare sulla riva per l’eternità. La rudimentale lucerna è simbolo di guida nell’oltretomba per illuminare la via. Come ultimo oggetto, Secunda possiede una collana semplice, con un solo pendente in pasta vitrea.
Ci piace immaginare che attraverso il nostro lavoro abbiamo in qualche modo fatto rivivere dall’oblio del tempo il ricordo di una donna che, pur essendo vissuta tanto lontana da noi, pure richiama le esistenze ordinarie ma straordinarie perché uniche di moltissime persone.
A cura della classe IV C del Liceo Ginnasio Statale “G. Asproni”
Chiara Concu, Lucianna Delogu, Clara Ena, Maria Grazia Rita Goddi, Mariantonietta Lai, Beatrice Loi, Pietro Mezzettieri, Lucia Tola, Yuliana Maithy Usai Milia
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri