Breve storia dell’anima
di Giovanni Graziano Manca
La copertina del volume
4' di lettura
13 Aprile 2023

Le mille e più sfaccettature del concetto di anima vengono mirabilmente scandagliate e vagliate nell’ultimo libro (Breve storia dell’anima, 414 pagg., euro 24, Il Saggiatore, Milano 2022) di Gianfranco Ravasi.
Ravasi introduce il volume definendo il nostro tempo “così “corporalmente” pesante, così aggrappato al benessere fisico e all’apparire esteriore, per cui sotto la pelle e la carne non c’è nulla.” L’argomento forse, per i più appare poco abbordabile, ma alzi la mano chi sull’anima dell’uomo non si sia mai interrogato e soprattutto chi, cercando di soddisfare il o gli interrogativi posti su cosa essa sia, non sia riuscito ad afferrare sull’argomento i principi fondamentali o anche a spingersi oltre le classiche definizioni da vocabolario secondo cui l’anima è principio immateriale della vita nell’uomo che si contrappone al corpo e che tradizionalmente, di volta in volta viene definita immortale, partecipe del divino, sede dei sentimenti dell’uomo, e cosi via.

Certamente, il concetto di anima, ad avventurarsi nei suoi tortuosi meandri senza una guida che ne spieghi tutti i segreti in modo non “astruso” e allo stesso tempo rigoroso, appare talmente ricco e articolato da diventare non di rado addirittura ostico, sfuggente, oscuro e indecifrabile, non univocamente definibile, meno che mai liquidabile con superficialità. Senza dubbio esso, in modo particolare si presta alla multidisciplinarità e appare, nel contesto temporale come quello in cui attualmente viviamo (così efficacemente descritto dall’autore del volume) assai meritevole di indagini conoscitive. Emergono tra le pagine di questo saggio prezioso, da un lato le grandi capacità analitiche dell’insigne ebraista, biblista e  teologo, dall’altro quelle del divulgatore ed esegeta esperto che collabora a quotidiani e settimanali tra i più letti nel nostro paese.

Il racconto di Ravasi si realizza anche attraverso un excursus temporale che lambisce il pensiero di ogni civiltà che abbia utilizzato il concetto di anima allo scopo di definire il rapporto dell’uomo con Dio e con i suoi simili e per puntualizzare quelli più attinenti a coscienza, spiritualità, vita oltre la morte, e cosi via. Un viaggio, quello compiuto, che via via assume connotazioni terminologiche (all’origine di tutte le parole che indicano l’anima c’è il respiro, il fiato, il vento: dal sanscrito ániti, «egli soffia», al greco ánemos, «vento» – ma Platone usa la parola psyché derivata dal verbo psýchô, «soffiare», mentre l’ebraico “nefesh” rappresenta l’anima con il pittogramma di trachea e polmoni stilizzati), letterarie, filosofiche (da Aristotele a Tommaso, da Descartes a Spinoza a Hegel e Leopardi, Ravasi ripercorre per intero il labirintico percorso del pensiero filosofico sull’anima), teologiche (a partire dai Padri della Chiesa, ossia i vescovi e gli scrittori dei primi secoli cristiani, fino al teologo Ratzinger), morali ed etiche. Scrive Ravasi in introduzione che “l’uomo contemporaneo è andato così avanti nella sua corsa frenetica da avere smarrito per strada l’anima. Eppure, quando si sarà conclusa la navigazione lungo il fiume della storia dell’anima che abbiamo appena sintetizzato, si avrà forse un’impressione opposta: l’anima è ben più veloce e vivace della civiltà moderna.[…] Forse anche l’agitarsi febbrile dell’uomo di oggi non è un avanzare, ma un insensibile retrocedere o uno strano volteggiare sempre sullo stesso spazio. L’anima, con la sua fame di eterno e di infinito, lo costringerà sicuramente a camminare sempre oltre, verso un Oltre illimitato”.

Leggiamo queste parole come un auspicio, come la speranza che l’uomo, oggi in un momento in cui l’empatia e la pace, il rispetto per il prossimo e lo spirito di comunità e di amore universale sembrano andare pericolosamente alla deriva, sappia ritrovare la strada maestra facendo risuonare sempre alta la voce della propria anima.

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