9 Aprile 2024
4' di lettura
All’inizio del Novecento arrivarono a Santa Lucia da Ponza i primi pescatori stagionali attratti dalla grande pescosità di quel tratto di costa.
Salvatore Aiello noto Sadori, nato a Ponza nel 1929, era il settimo di nove figli di Caterina Romano, casalinga e Antonio, pescatore. Con la famiglia ha salpato il mare a 3 anni approdando a Cagliari e raggiungendo con mezzi di fortuna Santa Lucia per ricongiungersi al padre che intendeva stabilirsi in quel piccolo borgo immerso nelle dune dove tutto ruotava attorno alla chiesetta, la torre seicentesca e qualche pozzo d’acqua.
Sadori ha cominciato a gettare le reti a 8 anni. «Servono braccia per pescare», si giustificava il padre quando i carabinieri gli chiedevano conto del perché il figlio avesse abbandonato la scuola dopo la quarta elementare. Se dall’esperto genitore il bambino apprendeva i segreti del mare, dai segnali del cielo attingeva le dinamiche della navigazione.
Nei lunghi inverni vissuti in solitudine i pescatori si nutrivano soltanto di pesce essiccato, nella bella stagione praticavano il baratto coi villeggianti offrendo loro del pesce fresco in cambio di altri prodotti alimentari. Talvolta raggiungevano a piedi il mercato di Siniscola gettando quello invenduto lungo la strada del ritorno. Negli anni ‘60 buona parte del pescato veniva ritirato da Mario Porcheddu, un grossista del borgo che lo rivendeva all’asta nei mercati nazionali e internazionali fino a che, negli anni 70/80, costituitasi la cooperativa dei pescatori alla Caletta, il prodotto veniva ceduto dagli stessi soci ai migliori offerenti giunti da tutte le parti della penisola.
«Mio padre era una persona buona e generosa – racconta la secondogenita Graziella -. Ricordava di aver imparato da zio Bavero, un vecchio pescatore ponzese, le parole magiche per arrestare il dolore della puntura velenosa della tracina senza mai tramandarle a nessuno, certo che custodirne il segreto avrebbe assicurato l’efficacia del rimedio».
Nel 1960 aveva sposato Pina Fais, una ragazza di Siniscola che lo aveva reso sette volte padre. Era molto orgoglioso che i quattro figli maschi avessero intrapreso il suo stesso mestiere ma soprattutto lo era della nipote Federica che, dopo aver frequentato l’Accademia della Marina Mercantile di Genova e conseguito la patente nautica, a soli 29 anni solcava tutti gli oceani da comandante (lo abbiamo raccontato su L’Ortobene del 20 ottobre 2019).
Sadori ha sempre praticato la pesca dell’aragosta con le reti fini e i tremagli, mai col peschereccio, d’inverno andava a pesca di calamari lungo la costa col chiattino. Ha fatto il pescatore fino a 82 anni vivendo in simbiosi col mare, e anche quando con lo scadere del patentino è arrivato il pensionamento forzato, non ha mai voluto rinunciare a quel primigenio contatto nonostante le proteste dei familiari.
A Santa Lucia era un’istituzione, d’estate lo si incontrava con l’immancabile berretto da capitano, maglietta e calzoncini corti, rigorosamente scalzo.
«Imagine mitica de Santa Luchia/de mannos e minores istimatu/pro rispettu, onestate e simpatia», recita la poesia di Petru Murru Secche a lui dedicata. Fino a qualche tempo fa il suo ritratto, opera del muralista Emanuele Fenu, campeggiava sul lungomare nella facciata della casa appartenuta al senatore Luigi Oggianu, poi incautamente rimosso in fase di ristrutturazione.
Negli anni Novanta, nella piazza del Pescatore aveva realizzato uno spazio verde mettendo a dimora fiori e piante. Per rendergli omaggio l’amministrazione comunale, trascorsi 10 anni dalla sua scomparsa come da normativa, intende ribattezzare quello slargo Piazza Sadori.
«Vorrei che mio padre venisse ricordato per i suoi valori e per la dignità con cui ha affrontato la malattia – conclude la figlia -. Sempre grato al Signore per quanto gli aveva donato, godeva del presente perché sapeva il futuro incerto al pari del mare che nasconde i suoi tanti misteri. Per noi una grande lezione di vita».
Il vecchio lupo di mare si è arreso a 88 anni in una fredda giornata di febbraio del 2017.