7 Dicembre 2022
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Nuoro - Quella della sanità è una crisi che viene da lontano e ha le sue radici nella modifica di una sigla, potrebbe sembrare innocuo, ma nel passaggio da Usl ad Asl c’è un cambio di paradigma. Il criterio economico, o economicista, prevale su tutto. «Il manager viene premiato per i soldi che ha risparmiato, non per la qualità del servizio o le vite salvate».
Da qui parte il ragionamento del dottor Alain Serru, per 19 anni direttore del reparto di Oculistica all’ospedale San Francesco di Nuoro, oggi in pensione, già presidente dell’Ordine dei medici della provincia. Il suo è un vero e proprio j’accuse che muove dalla nascita delle Aziende sanitarie. «Un’Azienda – afferma Serru – ha un bilancio che deve dare utili o quantomeno un pareggio, per fare ciò bisogna fare delle economie, definite razionalizzazioni, volgarmente “tagli”. Il personale che va in pensione non viene sostituito o molto parzialmente, sono gli amici del politico di turno». A ciò si aggiunge il fatto che Quota 100 «ha mandato i sanitari più anziani in pensione; quindi, buona parte dei primari o comunque dei medici con più esperienza che non sono stati sostituiti». Da qui il “colpo di genio” – secondo Serru – l’invenzione del «responsabile facente funzioni (FF)» che ha alcune caratteristiche precise: «È responsabile di tutto ciò che succede nell’unità operativa, soprattutto le disgrazie, non viene pagato come un direttore (gli ex primari), ed è ricattabile, vale a dire “se vuoi diventare direttore devi fare come voglio io e soprattutto non devi contestare”. Inoltre – prosegue ancora Serru – è costretto a sfruttare gli ex colleghi, che continuamente diminuiscono di numero e soprattutto sono sommersi dallo tsunami della burocrazia, per dimostrare di essere all’altezza delle aspettative dell’azienda». In questo modo si creano «ambienti di lavoro invivibili con perdita del bene più prezioso, ossia lo spirito di squadra».
A risentirne è naturalmente la qualità del servizio offerto agli ammalati: Il direttore facente funzioni «è costretto, per non correre il rischio di denunce di risarcimento, a trattare patologie con più possibilità di successo prognostico, ed evitare quelle più complicate. In più il direttore non può fare richieste strumentali per la propria unità in quanto ciò provoca maggiori spese nel “budget” e non possiamo permettercelo».
Questo causa un altro cortocircuito che l’ex direttore di Oculistica spiega così: «Se il reparto, per mancanza di mezzi non è più efficiente e ti mettono sotto accusa, ad esempio la stampa o i media in generale, non puoi rispondere “non è colpa mia, non mi hanno dato i mezzi” perché stai denigrando l’Azienda e vieni rimosso». Lo stesso contratto vieta di parlare dell’Azienda con la stampa.
In questo quadro c’è ancora un tassello, i sindacati: «Non esistono più, sono scomparsi – dice Serru – soprattutto quelli medici».
La pandemia, com’è accaduto in tanti settori dell’amministrazione pubblica, non ha fatto altro che rendere manifeste deficienze che si trascinavano da tempo. Al San Francesco, in particolare, la situazione «non è cambiata per nulla o meglio è peggiorata notevolmente: molti direttori sono andati via e sono stati prontamente sostituti da FF. Anche molti sanitari sono andati via e sono stati prontamente “non sostituiti”. Molti reparti, in compenso, sono stati chiusi. Di conseguenza i pazienti non hanno più prestazioni sanitarie efficienti, le liste d’attesa sono chilometriche, con gente che muore mentre aspetta. Tutto questo avviene con l’indifferenza totale della nostra classe dirigente politica».
Il caso di Oculistica, quello che Serru conosce meglio, è esemplare nella gestione del nosocomio nuorese. Dopo il pensionamento avvenuto nel 2011, al concorso per scegliere chi sarebbe subentrato a lui nella gestione del reparto «partecipò il miglior chirurgo oftalmico pediatrico italiano ma venne scelto un altro medico con meno esperienza. Il risultato fu che gli interventi che prima si realizzavano su 5 giorni sono passati a 4 giorni, poi a 3, con una conseguente esplosione delle liste d’attesa. Non è tutto: il reparto è stato “regalato” a Chirurgia vascolare, non aveva più posti letto ed era giustificato a non operare. Dopo cinque anni, il direttore ha chiesto di non essere rinnovato come primario. Dopodiché non è stato espletato alcun concorso ed anche qui si è ricorso al facente funzioni».
Oggi, a leggere la bozza dell’Atto aziendale della Asl di Nuoro, il dottor Serru è rimasto colpito da due “stranezze”: la comparsa ex novo di un reparto di Chirurgia d’Urgenza come struttura complessa e la scomparsa del reparto di Oculistica che da struttura complessa diventa struttura semplice dipartimentale.
«Il reparto di Chirurgia non sta funzionando correttamente perché ha gravi carenze di personale – afferma Serru -, è stato chiuso e le urgenze sono state trasferite presso altri nosocomi. E allora? La soluzione sarebbe inventare un nuovo reparto di Chirurgia d’urgenza in modo che le medesime vengano trattate al San Francesco senza dover trasferire i pazienti? Tuttavia non riesco a capire come si faccia a guarnire un altro reparto quando il primo è sguarnito e non si trovano medici. Altra possibilità è che si potrebbe volere favorire un amico o non si riesca a risolvere una situazione organizzativa all’interno della chirurgia esistente. Un reparto per essere appetibile ha la necessità di un posto di direttore di struttura complessa; ma il numero dei posti è limitato e quindi bisogna toglierlo a qualcuno. L’Oculistica è allora il reparto ideale: è diretta da un facente funzioni che lavora in maniera eccellente ed esagerata, in silenzio, non è schierato politicamente e soprattutto non fa salotto con gli amministratori; quindi, il reparto dal medesimo diretto ha tutte le caratteristiche per diventare struttura semplice dipartimentale».
Sin qui la spiegazione, c’è un però: «L’Oculistica ha sulle spalle i pazienti chirurgici e clinici di tutto il nord-est della Sardegna; opera cinque giorni la settimana con numeri impressionanti e soprattutto fa un servizio d’urgenza h24 per tutto il territorio di cui sopra; quello stesso servizio che è svolto a sud da Cagliari e nel nord-ovest da Sassari. E in Sardegna l’assistenza h24 finisce qui. Quindi – conclude Serru – si prospetterebbe l’affiancamento a un reparto che non riesce a funzionare, un doppione che verosimilmente non funzionerà e, al contempo, si penalizzerebbe un reparto che funziona e che verosimilmente smetterebbe di funzionare nei termini attuali». La massima che Serru suggerisce è quella che dà il titolo a questa pagina: «Se il salto in basso diventasse specialità olimpica la Asl di Nuoro sarebbe l’orgoglio del pianeta».