Sono libero anch’io? Neanche per sogno
di Francesco Mariani

3 Luglio 2021

4' di lettura

Sulla nota verbale inviata dal Vaticano al Governo italiano sul Disegno di legge Zan si sta facendo un gran baccano e, sia detto senza offesa, con non poche fesserie. La prima delle quali è appellarsi alla laicità dello Stato. Chi mai l’ha messa in discussione? Certamente gli ultimi a poter desiderare uno Stato confessionale sono i cristiani, perché sarebbe un abominio. Noi cristiani sappiamo di vivere in questo mondo come un inquilino sta in una casa in affitto: non è roba nostra, non ci interessa appropriarcene né servircene impunemente consapevoli che l’essenza della realtà è un’altra. Dentro ogni cristiano autentico c’è un mistico, figuriamoci quanto può interessare di sacralizzare lo Stato a chi guarda al presente sub specie aeternitatis; lo avvertirebbe anzi come un modo di imbrattare gli altari. Il Vaticano ha chiesto di interloquire col Governo italiano perché ha intravisto in alcuni passaggi del disegno di legge dei rischi per la libertà di espressione e di educazione di tutti, non solo dei cattolici, di tutti. È stata una preoccupazione solo dei vertici della Chiesa? Non mi pare, posto che un ateo e anticattolico militante come Piergiorgio Oddifreddi sulle colonne de La Stampa ha scritto parole durissime e sincere sui rischi gravi per la libertà di espressione e di educazione rappresentati dal disegno di legge Zan, in nome della difesa deifatti contro la protervia delle interpretazioni. Ha scritto, infatti: «Il Vaticano si preoccupa che la legge Zan possa obbligare le scuole a insegnare l’identità di genere, e paradossalmente non ha tutti i torti: quest’ultima, infatti, viene definita nell’Articolo 1 della legge come “l’identificazionepercepita e manifestata di sé in relazione algenere, anche se non corrispondente al sesso”. La legge decreterebbe in tal modo una cesuratra la percezione psicologica di un individuo e la sua realtà fisiologica: la prima dev’essere naturalmente tutelata e difesa, perché ciascuno ha diritto di avere le opinioni e i sentimenti che desidera, ma la seconda non puòsemplicemente essere negata o rimossa, perché anche i fatti hanno i loro diritti». Ecco, qui in gioco c’è la possibilità di poter continuare ad affermare che chiamiamo “madre” il genitore di sesso femminile e “padre” il genitore di sesso maschile; è in gioco la libertà di poter affermare che a generare la vita siano e sono un uomo e una donna; è in gioco la libertà di insegnare che c’è un equilibrio naturale nell’educare i figli con due modelli parentali diversi su base naturale; è in gioco la libertà di poter continuare a educare secondo queste evidenze. E dunque la Chiesa sta ponendo allo Stato italiano il problema di rispettare la sua Costituzione non certo quello di violarla, giacché se vi è una cosa certa è che il disegno di legge Zan viola gli artt. 4 e 7 della Carta Costituzionale, come pure lede il diritto alla libertà di espressione (art. 21), il diritto alla libertà di insegnamento dei docenti (art. 33), il diritto alla libertà di scelta educativa che spetta ai genitori e non allo Stato (art. 30). Ciò a cui i cristiani si stanno opponendo è essere obbligati ad aderire, qui sì “confessionalmente” alla cultura gender, cioè alla negazione dei fatti, come dice Oddifreddi, in ragione della prevalenza oscillante delle interpretazioni di sé. Questi i fatti e la verità. Poi accadono anche gli inciampi dell’ignoranza imposti dalla forza del denaro, come è accaduto col video di Fedez che invitava il Vaticano a pagare le imposte sugli immobili, cui ha risposto pacatamente e fermamente una suorina ricordando il versamento di più di otto milioni di euro di imposte dal Vaticano allo Stato italiano. Ci capita da secoli di essere odiati e di patire menzogne dai potenti della terra. Ma noi perdoniamo. © riproduzione riservata

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