Un convegno sui nostri media e le sfide che ci attendono
di Francesco Mariani

4 Novembre 2021

3' di lettura

La Diocesi di Nuoro ha avuto storicamente una particolare attenzione per i mezzi di comunicazione sociale. Nel corso degli anni li ha usati assorbendone le novità e adattandoli ai contesti sociali sempre mutevoli. Nel gennaio del 1926 vede la luce il primo numero del bollettino L’Ortobene. L’obiettivo dell’allora vescovo Maurilio Fossati (anche amministratore apostolico di Lanusei) era quello di dotare la Diocesi di uno strumento di comunicazione che connettesse il centro con le periferie. Uno strumento mirato sulla catechesi, l’informazione religiosa, il magistero episcopale, la vita delle parrocchie e dell’associazionismo cattolico. Da tenere presente il diffuso analfabetismo tra il popolo, la difficoltà di passare dall’orale allo scritto, da catechesi fatte in lingua sarda a quelle in italiano, l’isolamento di molti centri abitati. Monsignor Fossati affida aL’Ortobene il compito di “volgarizzare” le disposizioni del Concilio Plenario Sardo (del 1924), spiegando di volta in volta i punti che urtano “contro abitudini inveterate” specie in campo liturgico. Il suo desiderio è di giungere a 24 mila copie (annuali) per arrivare nelle case dove la voce del parroco e del vescovo non perviene. Da tenere presente i ristretti spazi di manovra che la carta stampata aveva nel periodo fascista, la prudenza e l’intelligenza da avere nell’affrontare argomenti allora sensibili. L’Ortobene subì la chiusura e la censura pur tenendosi complessivamente su posizioni a-fasciste. A scrivere era un ristretto numero di persone. Scelta necessitata. Dopo la caduta del fascismo,il numero dei collaboratori e degli interventi diventa davvero considerevole. Non si trattava solo di informare ma di partecipare, di rendere le popolazioni protagoniste, di dare voce a chi non l’aveva, di valorizzare il gran numero di giovani che frequentavano le scuole e le università. Poi sono arrivati gli anni della mutazione antropologica, del sogno dell’industrializzazione, del passaggio al consumismo. Un altro mondo. Erano i 50 anni del settimanale e per quella ricorrenza (1976) monsignor Giovanni Melis scrisse un’apposita lettera pastorale. Nella sua mente c’era l’idea fissa di adattare i mezzi di comunicazione ai nuovi tempi. Da qui la nascita nel 1977 di Radio Barbagia. Uno strumento concepito in particolare per arrivare nel mondo delle campagne (dove l’energia elettrica non c’era), nei posti di lavoro, nelle case ancora prive di televisione. Con una forte connotazione territoriale, linguistica e culturale. Gli impressionanti indici di ascolto dimostrano che la scommessa è stata vinta e che la battaglia la si deve continuare a combattere. Nell’oggi c’è un’altra sfida che ci attende: l’informazione digitale, le nuove frontiere della comunicazione. Siamo già al lavoro e tra qualche mese arriverà la rivoluzione avviata in questi ultimi anni. Di tutto questo si parlerà nel convegno del 6 novembre cui seguirà l’inaugurazione dei nuovi locali della Radio e dell’Ortobene (che inizierà anche la nuova campagna degli abbonamenti). © riproduzione riservata

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