21 Settembre 2022
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Possa tu vivere in un’epoca interessante, augurava un saggio cinese. E per “interessante” intendeva, terremoti, guerre, epidemie, conflitti sociali, fame e stenti. Da questo punto di vista, la nostra è un’epoca interessantissima.
E in questo clima ci avviamo ad elezioni politiche dove programmi e propositi hanno poco di chiaro. Lo scollamento tra istituzioni e cittadini è deprimente, il sistema elettorale pure, la vanagloria di troppi candidati anche. Ma va detto subito: l’astensione è un errore, una rinuncia alla responsabilità. Meglio sbagliare votando che starsene lontani dalle urne. Il voto è l’unico strumento (spuntato o meno) che resta in mano anche a chi sa già che dentro le regole di questo gioco ha perso.
Nell’esprimere il voto occorre ricordare valori e temi non ideologici. Sono essi la griglia per vagliare le diverse proposte dei partiti e delle coalizioni: il perseguimento della pace, la lotta alla povertà, la tutela del lavoro, la sussidiarietà in un contesto di più società e meno stato, la difesa della vita nei suoi momenti più fragili, la valorizzazione e il sostegno della famiglia, la libertà di educazione, una giustizia equa e rispettosa del proprio ruolo, un’ecologia integrale e non dogmatica, l’attenzione ai problemi concreti dei cittadini, l’equilibrio tra poteri e tra diritti e doveri.
Votare una coalizione e un partito non significa identificarsi totalmente con ogni loro scelta. Sono le dittature a pretendere ed imporre questo. Impossibile trovare la piena convergenza su tutto. L’importante è condividere la struttura di una proposta politica non il mobilio; è guardare a chi vuole aprire spazi e non occuparli in eterno. Spazi di azione, libertà e di confronto per costruire insieme. Questa è la vera democrazia.
Ecco perché sbaglia chi ritiene di invogliare i cittadini a votare sbandierando lo spauracchio di derive fasciste ed antidemocratiche. Questo giochetto non funziona più e denota la preoccupazione di conservare gli attuali assetti del potere piuttosto che proporre credibili vie di uscita dall’attuale crisi. La politica come richiamo alle armi contro il nemico ha stancato. A furia di gridare al lupo! si finisce per credere che non esista.
Votare oggi significa esigere che la politica abbia rispetto dei cittadini e renda conto a loro che sono stati ridotti a numeri e fantasmi. Non hanno manco la possibilità di scegliere il loro candidato: debbono mettere crocette su nomi decisi dalle segreterie di partito in base a logiche di puro potere.
Il card. Ruini invocava la convergenza sui “principi non negoziabili”. Tale invito è valido anche oggi seppure in un contesto fortemente provato dalla guerra, epidemia, crisi energetica, inflazione.
Il voto dei cattolici è un correttivo critico nei confronti delle tentazioni autoconservative del potere. Non è la riproduzione o il rimpianto di ciò che fu ma una sfida ai nuovi scenari dell’oggi. La democrazia non è qualcosa di acquisito per sempre o un monumento immutabile non tempo: va costruita e conquistata ogni giorno, coniugando visioni diverse ed anche divergenti. Amando la libertà, la giustizia ed il bene comune. Altrimenti, direbbe Sant’Agostino, gli Stati sono delle grandi bande di ladri. Infatti «anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione». Si vota per impedire che questo accada.