Dai Paesi - Irgoli
Petronilla e Pietrino
Una coppia da record
Pietrino Flore e Petronilla Luche, 203 anni in due e una vita insieme
di Lucia Becchere

2 Agosto 2024

5' di lettura

Irgoli - «Benvenuti, siete di fronte a un uomo tutto particolare». Ci accoglie così Pietrino Flore, nato a Irgoli il 25 maggio 1921 che con la moglie Petronilla (Maria Elena) Luche, classe 1924, cento anni al 25 novembre, sono forse la coppia più longeva della Sardegna e non solo. 

«In meno di 20 anni sono diventato padre di 12 figli» – dice -. Piglio deciso e con una gran voglia di raccontarsi, vuole essere ascoltato perché ha troppe cose da dire. Si capisce subito che a condurre l’intervista vuole essere lui. Lo si interrompe a fatica. 

«State parlando con un uomo che a 7 anni, 5 mesi e 3 giorni – prosegue –, è stato sottratto alla scuola per essere portato in campagna a 4 chilometri da casa. Ero piccolo, magro e gracile. Ripenso ancora a quel giorno di novembre quando a mezzogiorno, per pranzo, mio padre bagnava il pane carasau nel fiume mentre io desideravo studiare. Era un bravo massaju stimato da tutti, ma non ha saputo usare bene la testa, sapeva alzare le mani. Le mani servono per lavorare non per maneggiare la frusta. Poi è arrivata la guerra e la fame era tanta, ho attraversato momenti molto difficili, ma sono sempre rimasto coi piedi per terra». 

Per 5 anni arruolato artigliere fra la Sardegna e la Sicilia durante il secondo conflitto, nell’ottobre del 2023 è stato premiato come ultimo sassarino dal generale Stefano Messina presso il Comando Brigata “Sassari”, mentre a Nuoro nella sede di Prato Sardo nel novembre dello stesso anno è stato invitato al cambio del comandante alla presenza delle massime autorità.

Tziu Pietrinu ha fatto il contadino, il manovale, il muratore e il caposquadra, presidente dell’associazione combattenti e reduci di guerra, sezione Irgoli, ma soprattutto sindacalista. Non ha mai avuto la patente e neppure la macchina, con una vecchia bicicletta ha viaggiato per lavoro in 5 paesi e ha espletato circa 2000 pratiche di pensionamento Quale ex combattente è stato assunto come operatore scolastico, in servizio fino al 1986.

«Mai la guerra come unica soluzione ai problemi – sostiene -. La guerra crea solo distruzione. L’uso della forza svilisce il senso del vivere e inaridisce il pensiero. Il motore di una società è il lavoro, non la ricerca forsennata del potere. Provengo da una famiglia umile e onesta, non possedevo nulla, oggi ho una casa, una terra da coltivare e una famiglia, tutto frutto di sacrificio». 

Aveva 20 anni quando ha conosciuto una ragazza del paese che di anni ne aveva 17. Minuta, bella e di buon cuore, di estrazione agropastorale, povera ma molto per bene. Il loro matrimonio, avvenuto il 29 dicembre 1946, è stato il primo ad essere celebrato dopo la guerra. Non c’era nulla, un falegname aveva riparato una vecchia chitarra e così si è ballato e cantato. La sposa vestiva il costume tradizionale e calzava scarpe in pelle di capra realizzate a mano da uno zio calzolaio. 

«La nostra – racconta -, è una storia d’amore che dura da 78 anni e ci vogliamo bene come il primo giorno. Non è il sesso a legare due persone, ma il sentimento. Mia moglie è stata sempre premurosa nei miei confronti e oggi sono io a prendermi cura di lei. Se avessi una bacchetta magica? Cambierei le leggi – affemra -, non è vero che sono uguali per tutti, spesso a pagare sono gli innocenti. Le prigioni sono piene di maledetti che preferiscono la galera alla pala e al piccone perché lì mangiano gratis. Vanno a rubare per portarsi via quello che gli altri hanno risparmiato. È il lavoro che temono, non la galera».

La sua giornata ha inizio alle sei del mattino e finisce alle 9 di sera. È infaticabile, pieno di energia. Scrive poesie in sardo con una vecchia Olivetti M 40 sempre a portata di mano e risponde alle lettere che gli arrivano da tutte le parti. «La mente è carica – ha precisato -, non riesco a fare tutto quello che mi richiede». Ancora oggi va in bici in giro per il paese, partecipa alle processioni, canta a tenore e a chitarra. È molto bravo a ballare su dillu e su ballu brincu accompagnandosi col canto.

Rimpianti? Nessuno perché «mi parete chi las appo tentatas totus». 

Qualche anno fa ha subito l’intervento alla cataratta all’occhio destro e oggi usa gli occhiali solo per leggere, ha contratto una brutta pancreatite e il Covid. Oggi sta bene, presenta solo un lieve deficit uditivo. Vive sereno, circondato dall’affetto di figli, nipoti e pronipoti. Al momento del commiato ha intonato per noi la corsicana. 

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