Una società prospera senza che ci sia Gesù
di Francesco Mariani

24 Marzo 2022

4' di lettura

Papa Francesco, all’Angelus, ha affermato che «Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome». Ha poi ricordato che «davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri». Parole che descrivono la tragedia ucraina da un punto di vista diverso da quello cui siamo abituati. Noi infatti ci stiamo impelagando in una palude che non riceve acqua pulita. Sicuramente gli interrogativi che ci poniamo sono sensati: intervenire direttamente? Consegnare più armi agli ucraini? Consigliare loro di arrendersi? Inasprire le sanzioni verso la Russia? Fare la terza guerra mondiale? Ognuno ha la sua ricetta e la sua teoria. Le quali però sembrano dimenticare anime e corpi, reali e non digitali, di innumerevoli vittime. Abbiamo servizi televisivi, reportage scritti, foto e messaggini a non finire ma non abbiamo una vera percezione del dolore, della morte, del massacro, della tragedia. Talvolta sembra di assistere ad un film e alle discussioni su di esso. Ci sono molte e lodevoli iniziative di solidarietà, raccolte fondi, sottoscrizioni, generose donazioni, ma non c’è la domanda sulla radice di tutto quel male. Più di uno ha detto che siamo di fronte alla prima guerra senza Dio. In tutti i conflitti, anche recenti, c’era la domanda sul perché Dio permettesse un tale spargimento di sangue: in Bosnia, in Kosovo, in Libia, Iraq o in Siria. C’erano gli interrogativi sulle responsabilità umane del conflitto ma c’era il pertugio per la domanda più radicale che accompagna il pensiero occidentale da diversi secoli. E c’era una preghiera incessante rispettata e non censurata dai grandi media occidentali. Péguy descriveva la novità imparagonabile a ogni altro fenomeno accaduto nella storia: «…un mondo prospero, senza Gesù, tutta una società prospera, senza Gesù, tutta una società, e una società prospera, senza Gesù; un mondo, una società prosperi, incristiani dopo Gesù». Un mondo prospero. Non disperato. Prospero. Senza Gesù. Questo è il mondo moderno. La Chiesa è ridotta ad una Ong pacifista i cui richiami sono importante spunto di confronto etico, ma nulla più. Cristo è scomparso dal discorso e dal giudizio pubblico. Compare in qualche incontro tra intimi o nei pronunciamenti quantomeno dislessici di molti membri della Chiesa ortodossa e di Putin. In questo mondo postcristiano il primo licenziato è proprio Lui, Cristo, il solo che la pace realmente può donare Ruperto di Deutz, grande abate e teologo, nel medioevo, si chiedeva perché se Dio è onnipotente e buono, c’è il male? La sua non era una domanda teorica da intellettuale egocentrico. C’erano le guerre ed il mistero del male. Egli parte dalla bontà di Dio, dalla verità che Dio è sommamente buono e non può che volere il bene. L’origine del male è nell’uomo stesso e nell’uso sbagliato della libertà umana. L’origine era anche in lui personalmente, anche se abate, perché della pace non bisogna solo parlarne ma anche costruirla, nella misericordia di Dio. In molti dibattiti televisivi si ha l’impressione che la guerra sia semplicemente il pretesto per sostenere delle tesi personali (è accaduto anche col Covid) e dettare agli altri il da farsi, stando comodi in salotto. Senza che il male degli altri ponga interrogativi sul nostro male. © riproduzione riservata L’immagine: Un uomo trasporta un’anziana attraverso il sentiero improvvisato creato sotto il ponte bombardato sul fiume Irpin (foto: wikimedia Commons)  

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