Accanto agli anziani come comunità
di Franco Colomo

25 Ottobre 2024

3' di lettura

Attiva da oltre trent’anni, la struttura per anziani dedicata a San Pietro è un punto di riferimento per Orotelli.

Il parroco don Michele Pittalis offre una riflessione a più livelli su ciò che questa rappresenta per il paese, la comunità ecclesiale ma anche per il suo essere sacerdote.

«Mi pare di poter considerare la presenza di una Comunità alloggio legata alla parrocchia come una sfida – afferma -. Lo è anzitutto da un punto di vista gestionale, perché si tratta di garantire un servizio eccellente e impeccabile verso una categoria particolare come quella degli anziani. Questo servizio lo si rende anzitutto attraverso una sicura professionalità, quindi una buona sinergia tra gli operatori, in cui è fondamentale il ruolo del coordinatore, in un’ottica di condivisione e di apertura anche a livello diocesano».

Prosegue don Pittalis: «È una sfida a carattere umano, perché ci si trova dinanzi alla fragilità dovuta soprattutto all’età avanzata, con tutto quello che questo comporta, non solo a livello fisico, ma anche interiore. Il senso di smarrimento, la presa di coscienza di non avere più la totale autosufficienza, talvolta la fatica anche dello stare insieme, sono realtà all’interno delle quali bisogna saper portare soprattutto una premurosa vicinanza, un bel sorriso di incoraggiamento, offrendo tutto l’aiuto necessario, mettendoci cuore oltre che le proprie competenze».

Ma la sfida, per proseguire nel ragionamento del parroco, è anche «dal punto di vista pastorale: si cerca ovviamente di garantire anzitutto un minimo di presenza, anche attraverso momenti di preghiera insieme. Ma in particolare, è un costante richiamo ad una sempre maggiore sensibilità della Chiesa nei confronti di una categoria che forse ancora trascuriamo. Ad esempio, tante sono le iniziative in favore delle giovani generazioni, ma talvolta si presta poca attenzione a chi ormai vive la fase esistenziale del tramonto, che però può e deve essere altrettanto carica di sogni come l’alba. 

Leggere negli occhi degli ospiti la gioia anche per piccole cose, siano gesti o parole, riempie sempre il cuore – afferma il parroco -. Come commuove intravedere nei loro occhi qualche lacrima dinanzi al simulacro della Vergine Maria». 

In conclusione, per don Michele Pittalis, «proprio il fatto che si tratti di una struttura parrocchiale, spinge ad unire ancora di più la cura delle persone fragili anche una vera testimonianza di carità, ricordando – come ama dire Papa Francesco – che chi serve il povero, il malato, l’anziano, serve Cristo».

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