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L’Ortobene
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L’intelligenza artificiale (IA) si sta affermando come uno strumento stabile e sempre più diffuso tra gli studenti e le studentesse italiane. Uno studente su cinque, infatti, la utilizza regolarmente per motivi scolastici, percentuale che raggiunge il 30% nella fascia d’età 17-19 anni. La soddisfazione media nell’uso dell’IA è elevata, con un punteggio di 7 su 10, e risulta ancora più alta tra i ragazzi maggiorenni rispetto alle ragazze. L’uso prevalente dell’IA è come supporto alla comprensione dei contenuti (57%), ma non mancano criticità: il 69% degli studenti chiede una formazione adeguata e l’80% invoca linee guida per un uso corretto in ambito scolastico.
È quanto emerge dall’indagine condotta da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo.
«I dati ci dicono che le adolescenti e gli adolescenti già la utilizzano ampiamente per le attività scolastiche di ogni tipo» – ha commentato Fabio Introini, professore associato di Sociologia in Università Cattolica del Sacro Cuore, membro dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo –. «L’IA a scuola complica notevolmente le cose sotto molti punti di vista in primis agli insegnanti – che non devono essere lasciati soli – ma è impossibile non accettarne la sfida. Che si può “vincere” se si pone questa tecnologia nel più ampio quadro di come le stesse forme di apprendimento delle nuove generazioni stiano già da tempo cambiando».
Di seguito le principali evidenze emerse dallo studio.
Il 41% degli studenti segnala l’esistenza di un patto chiaro con almeno alcuni docenti riguardo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Questo accordo sembra favorire un clima di rispetto reciproco, a dimostrazione che, quando le regole sono condivise, vengono generalmente osservate. Tuttavia, il 39% degli studenti dichiara di non aver mai affrontato il tema con i propri insegnanti, mentre il 14% sostiene di godere di piena libertà nell’uso dell’IA, senza limiti né indicazioni precise.
Da un punto di vista pratico, molti studenti ammettono di ricorrere all’IA soprattutto nei momenti di sovraccarico di lavoro (56%), vedendola come un valido supporto per gestire le difficoltà. Tuttavia, una maggioranza (61%) condanna l’uso “furtivo” e non dichiarato, evidenziando un senso di responsabilità e rispetto per le regole. È interessante notare che il 54% sarebbe disposto a rinunciare all’IA su richiesta degli insegnanti, nonostante le possibili difficoltà che ciò comporterebbe, mentre il 46% teme che un divieto totale possa generare complicazioni nella gestione dello studio.
Infine, sei studenti su dieci riconoscono che un uso scorretto danneggi principalmente sé stessi, ad esserne più convinti sono i 14-16enni. Il 13% non percepisce alcun danno mentre per il 9% fa danno agli altri/ai compagni/e, un ulteriore 9% non sa cosa rispondere, valori che indicano un gap su cui lavorare relativamente alla percezione dei rischi sulla qualità della propria formazione scolastica e non solo.
L’IA viene in aiuto soprattutto nelle materie matematiche e statistiche (25%), in particolare tra i 17-19enni, per i quali se ne percepisce anche la maggiore utilità (24%). Al secondo posto si colloca l’Italiano (16%), seguito dalle altre discipline scientifiche (14%) e dalle lingue moderne (12%).
L’IA non è usata solo per motivi scolastici: circa uno studente su due la utilizza anche nella vita personale, soprattutto per svago o come fonte di opinioni aggiuntive, talvolta persino in sostituzione del parere di esperti. Inoltre, il 17% ricorre all’IA quando si trova in situazioni in cui non ha con chi confrontarsi, evidenziando un ruolo crescente di questi strumenti nel supporto emotivo e nella ricerca di consigli.