
7 Marzo 2025
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Nei giorni scorsi è andato in onda a reti unificate il funerale del commercio nell’Isola, Nuoro compresa. È una sorta di tormentone che ciclicamente attraversa le cronache per qualche giorno per poi sparire fino a riemergere dopo mesi.
I dati sulla natalità e mortalità delle imprese, elaborati da Infocamere per conto di Unioncamere (disponibili sul portale Movimprese) fanno registrare per il 2024 in Sardegna un saldo ancora positivo. Se è vero che le cessazioni sono in crescita dal 2021 è altrettanto vero che dopo la caduta del 2020 e il rimbalzo del 2021, negli ultimi tre anni le iscrizioni si mantengono stabili, poco sotto le 8mila.
Prima di conoscere in dettaglio i dati che riguardano la provincia di Nuoro è utile ricordare come la crisi – che si sente particolarmente nei centri storici – parta da lontano. «È dal periodo delle liberalizzazioni – afferma il direttore di Confcommercio Nuoro, Gianluca Deriu – che il commercio, in particolare quello al dettaglio, ha subito delle trasformazioni. L’ingresso della media e grande distribuzione, unito a una serie di scelte urbanistiche, ha sostanzialmente stravolto l’assetto imprenditoriale. Ne hanno pianto i negozi di vicinato, non supportati da politiche urbanistiche mirate né da amministrazioni che invece di valorizzare i centri storici li hanno penalizzati. Tutto questo – ricorda Deriu – in un contesto demografico caratterizzato da un calo costante che necessariamente incide sui consumi. Se a tutto ciò si aggiunge il clima economico che c’è nel Paese ecco lo scenario descritto in questi giorni».
Il ragionamento è semplice, pensando non solo ai centri storici ma anche ai paesi più piccoli: «Il commercio esiste dove ci sono le persone che hanno una propensione al consumo, diminuendo le une diminuisce anche l’altro. E ancora, sarebbe bene – afferma Deriu – che qualcuno si ponesse il problema che in molte realtà il commercio è l’unico servizio pubblico rimasto».
Quanto ai dati, conclude Deriu, «l’analisi va fatta a partire dai diversi settori, dove crescono e dove no».

I numeri dunque: nell’anno da poco trascorso, dopo la caduta degli anni 2022 e 2023, le iscrizioni hanno superato quota 1390 mentre le cessazioni sono state 1240 mantenendo dunque il saldo positivo. In totale in provincia le imprese registrate sono 31.275, quelle attive 27.745: di queste le imprese artigiane sono 6745, pari al 21,6%, mentre quelle non artigiane sono 24530 pari al 78% del totale. Quanto all’analisi per forma giuridica si tratta per la maggior parte di imprese individuali (20503, pari al 65%), seguono le società di capitale (5mila, il 16%) e quelle di persone (poco meno di 5mila, il 16%).
Passando all’analisi settore per settore si nota che il commercio è in calo almeno dal 2012; dopo una lieve ripresa nel ’21 è proseguita la caduta: nel 212 le imprese registrate erano oltre 6mila, nel 2024 sono 5600.
In risalita il settore costruzioni dopo il calo del periodo 2010-2018 quando si è giunti al punto più basso con 360 imprese; oggi sono 3904. Stabili le imprese nel settore agricoltura, selvicoltura e pesca, sempre oltre le 10mila dal 2021.
Positivo il trend delle attività immobiliari, lieve il calo nel settore manifatturiero: in questo settore il 30% delle imprese lavora nell’alimentare, unico settore che resiste, mentre sono in discesa le imprese che lavorano prodotti in metallo e soprattutto l’industria del legno, in costante calo dal 2010.
Il settore più “in forma” è quello dei servizi di alloggio e ristorazione, una linea retta in crescita costante negli ultimi 15 anni. Le imprese registrate nella ristorazione erano 2100 nel 2010, oggi sono oltre 3mila. Nell’alloggio si è passati dalle 274 imprese registrate nel 2010 alle 679 del 2024: si tratta in assoluto del valore più alto tra tutti in provincia di Nuoro.