Cattedrale gremita venerdì 12 dicembre per l’incontro tra gli studenti e il Vescovo (photo by Luca Mele)
Condividere e affrontare le fragilità, nella luce
di Priamo Marratzu

20 Dicembre 2025

5' di lettura

Nuoro - Un evento proposto dai giovani studenti della città e organizzato dal Seminario diocesano coordinato dal rettore don Paolo Carzedda. Un invito raccolto dal Vescovo Antonello e diventato un momento di confronto moderato da don Pietro Moro, che ha offerto numerosi spunti di riflessione intervallati dai canti del coro dei giovani, dalle letture dei testi biblici e da momenti di preghiera. “Affrontare le fragilità nella luce” è stato il tema al centro del tradizionale incontro natalizio tra monsignor Antonello Mura e gli studenti delle scuole Secondarie di secondo grado venerdì 12 dicembre nella Cattedrale di Nuoro.

Dopo il saluto del seminarista Daniele Funedda gli studenti del Liceo Fermi hanno iniziato proponendo alcune domande. Come si fa ad amare la propria fragilità e soprattutto quella degli altri? Che consiglio ci darebbe per affrontare le sfide della nostra età, compresa la nostra fragilità spesso scambiata dagli adulti come “voglia di non fare nulla” o “mancanza di interessi”? 

Il Vescovo Antonello ha risposto raccontando come anche in passato queste preoccupazioni riguardavano i genitori e oggi ritornano alla ribalta in un mondo sempre più fragile per mille motivi. Colpisce la testimonianza di un giovane del Liceo Asproni che confessa di chiudersi per paura di affezionarsi, risultando a volte «cattivo» e si chiede: «Come fai ad affezionarti, a innamorarti, avere una relazione, a fidarti dopo qualche mese al 100% di una persona a tal punto da consegnare le chiavi del cuore?». Il racconto si conclude con una frase forte: «Purtroppo noi maschi non siamo stati educati a parlare di come ci sentiamo e questo negli anni ci porta sempre di più a chiuderci».

«La fragilità è spesso percepita come un difetto, una crepa da nascondere – aggiunge una studentessa di Orgosolo -. In realtà è uno dei luoghi più autentici dell’esperienza umana. Essere fragili significa riconoscere che non siamo impermeabili alla vita: che le emozioni ci attraversano, che gli eventi ci toccano, che la solitudine e il bisogno degli altri non sono segni di debolezza ma di esistenza. La fragilità è ciò che ci ricorda che siamo vivi, che la nostra forza non nasce dal non cadere mai, ma dal riuscire ogni volta a rialzarci con un pezzo di comprensione in più».

Non mancano le domande personali al Vescovo: «Nella sua storia e nella sua vocazione, quali fragilità hanno segnato il suo cammino e in che modo il Signore le ha trasformate in un dono per gli altri? E che cosa consiglierebbe a noi giovani per non “mettere una corazza” sul cuore, ma per continuare a fidarci della vita e di Dio anche quando ci sentiamo delusi o feriti?».

Infine emerge la fragilità degli anziani e dei sofferenti nel pensiero di una studentessa del Itc Satta Chironi che racconta: «Nella fragilità dell’Alzheimer ho visto spegnersi ricordi, nomi e sorrisi, ma non ho mai visto spegnersi la dignità di chi amavo. Ho capito che la dignità non si perde: diventa silenzio, attesa, bisogno… e ci chiede di restare accanto con più amore di prima. Anche quando la memoria svanisce e la persona sembra perdersi, il suo valore rimane intanto prezioso ai nostri occhi e agli occhi di Dio. È nel nostro abbraccio, nella nostra pazienza e nella nostra cura che la sua dignità continua a respirare».

In chiusura, il Vescovo ha sottolineato l’importanza della fede nel contesto natalizio, e ha riletto con attenzione alcune testimonianze raccolte durante l’ora di Religione nelle scuole: «Non facciamo festival della forza, non siamo invincibili… La fragilità è un luogo intimo da custodire, come quella del bambino Gesù che fugge da Erode… La pacificazione non è quella degli altri ma una realtà per tutti… Attenzione a non scegliere le persone sbagliate…». L’ ultimo appello è quello di «non innamorarsi delle proprie maschere ma essere autentici davanti a Dio… La fragilità è come un brivido che può essere gioia grandezza e affetto che auguro a tutti voi». 

Al termine del dialogo un momento di fraternità nel sagrato della Cattedrale con lo scambio di auguri di un Natale in cui affrontare le fragilità nella luce di Cristo e un messaggio finale di Alessandro D’Avenia consegnato a ciascun partecipante: «Essere fragili costringe ad affidarsi a qualcuno e ci libera dall’illusione di poter fare da soli, perché la felicità si raggiunge sempre almeno in due».

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