
10 Aprile 2025
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Nuoro non aveva mai visto nulla di simile. Correva l’anno 1985 – anno di svolta per la Chiesa italiana che ad aprile aveva celebrato a Loreto il suo Convegno – quando Papa Giovanni Paolo II venne in città. Era di ottobre, sabato 19. Una giornata piena di sole.
Primo appuntamento in Cattedrale con gli operatori della pastorale. Lo saluta il Vescovo monsignor Melis presentando al Papa la Chiesa diocesana, i consacrati, gli operatori pastorali, le associazioni e i movimenti. Il Vescovo fa cenno poi all’intenzione di convocare un Sinodo diocesano per «dare a tutti un nuovo slancio apostolico, per una pastorale che sia riguardosa delle tradizioni ma anche molto aperta alle attuali necessità della nostra gente». Il Papa loda le recenti celebrazioni del bicentenario della diocesi e il piano pastorale diocesano fondato sulle tre consegne: “Evangelizzare Santificare Testimoniare”.
Allo stadio Quadrivio, nell’appuntamento successivo, c’è tutta la città e tutti i paesi d’intorno. Un grande striscione posto sopra la gradinata recita: “Salvati e riconciliati da Cristo: testimoni di pace per costruire la civiltà dell’amore”, tema dell’incontro. Il Vescovo Melis rivolge al Papa un saluto a nome di tutta la diocesi nella «giornata più bella fra le giornate vissute dalla nostra Chiesa». Melis presenta le molte luci e non poche ombre fra le quali la Chiesa particolare va faticosamente avanti. Splendono le figure che hanno fatto di Nuoro l’Atene sarda, splendono la Beata Maria Gabriella e la Serva di Dio Antonia Mesina, insieme alla devozione, specialmente mariana, delle comunità. Non mancano le ombre, prima fra tutte la violenza, in particolare omicidi e sequestri – dice il Vescovo ricordando la prigionia di Gigino Devoto -, e ancora la disoccupazione specie giovanile, la disaffezione alla pratica attiva della fede, una mentalità diffusa impregnata di materialismo e permissivismo che oscura la dimensione del rapporto con Dio.
Seguono le testimonianze di un pastore, Pietro Mariani, e della giovane di Azione Cattolica Franca Corda, poi Eva Cannas con la sua straordinaria e memorabile testimonianza di perdono.
Prende infine la parola Giovanni Paolo II. «Vorrei – dice – conoscere meglio la vostra lingua sarda per potermi sintonizzare anche verbalmente con le vostre voci, e invocare da Dio con tutta la passione dell’animo il dono di quella civiltà dell’amore, di cui il mondo sente oggi l’urgente bisogno». Leva poi forte la voce perché Gigino Devoto sia restituito vivo e incolume all’affetto dei suoi cari. È necessario – afferma il Papa – «che ciascuno si impegni a testimoniare tangibilmente che le forze dell’amore sono tra voi più gagliarde di quelle che all’amore si oppongono».
«Carissimi fratelli e sorelle – prosegue -, anche se l’uomo è sempre tentato a fare di se stesso l’unico centro di ogni interesse e di ogni legge, noi non vogliamo consentire per questo che egli divenga e rimanga egoista, fragile, feroce. La comunità credente deve sentirsi impegnata a colmare la povertà di certi costumi sociali con la ricchezza della verità che viene da Dio, e con la forza dell’amore, che lo Spirito di Dio diffonde nel cuore dei credenti. Il peso negativo della cultura della violenza si vince con la forza della carità, con la tenace e costante proposta della civiltà dell’amore. Abbiate quindi fiducia, miei cari – conclude -, perché questa è la strada di Cristo, la via già percorsa da lui. Essa è anche la via che sta nel più profondo desiderio del cuore di ogni uomo».
Il Papa deve volare a Sassari. Tutti ricorderanno e rivedranno ora se stessi con il naso all’insù, l’inconfondibile suono dell’elicottero che si leva in volo e lascia la città passando per l’Ortobene.
Quel memorabile viaggio era iniziato con la visita alle miniere di Monteponi, a Iglesias e Oristano per concludersi a Cagliari.
La galleria di immagini
Il racconto di quel 19 ottobre 1985 attraverso le immagini del nostro archivio e sulle pagine del settimanale.

















