6 Dicembre 2024
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Nuoro - Il presidente della Confindustria Sardegna Centrale, Giovanni Bitti, sul recente Accordo Stato – Regione esprime la sua preoccupazione sul metodo di ripartizione dei fondi di coesione tra territori, che dovrebbero servire per combattere le disparità e ribadisce inoltre l’importanza di introdurre forme di compensazione fiscale per sostenere il tessuto imprenditoriale e nuovi investimenti nel territorio, soprattutto da parte dei giovani.
«In seguito all’ Accordo di sviluppo e coesione siglato da Governo e Regione nei giorni scorsi che per il territorio ha impegnato risorse per alcune grandi emergenze, a partire da quella idrica e sanitaria. Ci si auspica che i fondi stanziati, si traducano in progetti cantierabili da realizzarsi in tempi certi, visto che già oggi il termine dei lavori per alcuni importanti interventi è calendarizzato al 2031. La ripartizione dei fondi premia ancora una volta le aree più forti della regione confermando un metodo consolidato, anche nel PNRR, che lega la spesa per gli investimenti al peso demografico e che negli ultimi vent’anni ha contribuito a far crescere il divario sia infrastrutturale che dei servizi della Sardegna centrale rispetto ad altre aree regionali».
Il presidente continua aggiungendo: «Sui 3,5 miliardi di euro del Fondo di coesione nei prossimi anni arriveranno al Nuorese e all’Ogliastra circa 550 milioni di euro mentre a Sassari e Cagliari andranno 2,2 miliardi di euro. Si continua dunque con politiche di sviluppo basate sulla logica dei numeri che porta a concentrare interventi, infrastrutture e servizi nei territori demograficamente e politicamente più forti e più avanzati a livello di progettualità. Con il risultato che gli squilibri territoriali continuano e continueranno ad aumentare. Emblematica è la situazione di Nuoro, una città capoluogo con tutti i limiti infrastrutturali che ben conosciamo, a partire dalle vie di accesso che stanno creando non pochi problemi a cittadini e imprese».
Bitti conclude infine affermando che «Insieme al PNRR, i fondi di coesione dovevano servire per combattere le disparità e ridurre i divari, mettendo a correre risorse per infrastrutture strategiche utili a far uscire il territorio dall’isolamento e renderlo competitivo. Posto che i fondi nazionali e regionali sono sempre di meno, se i principali strumenti di programmazione vengono destinati in larga parte alle aree più competitive, ci chiediamo con quali modalità e con quali risorse si intenda invertire la tendenza nei territori dell’interno dove lo spopolamento di imprese e di cittadini è legato alla scarsa competitività e alla carenza di opportunità di sviluppo e di lavoro soprattutto per imprese e giovani».