Dai Paesi - Bitti
Padre Raimondo Turtas
Il mondo di padre Raimondo Turtas
di Redazione

18 Marzo 2025

9' di lettura

Bitti - “Fede e cultura: il mondo di Raimondo Turtas. Storia, lingua e identità”, è il titolo di una ricca giornata di studi dedicata al religioso e intellettuale bittese, Raimondo Turtas (nato nel 1931 e scomparso nel 2018), che si terrà sabato 22 marzo, a partire dalle ore 9 nel cinema teatro Ariston del paese barbaricino. Tre sessioni e un dibattito finale articoleranno i lavori moderati, tra mattino e pomeriggio, dai giornalisti Marilena Orunesu e Michele Tatti. L’appuntamento del prossimo fine settimana vedrà intervenire relatori di alto livello che racconteranno e analizzeranno la figura del gesuita Raimondo Turtas lungo il suo articolato percorso di formazione spirituale e di ricerca storica e documentale, di missione evangelica e di appassionate sessioni di studio all’estero, fino all’esperienza dell’insegnamento universitario a Sassari. Dal 1972, Turtas produsse oltre duecento tra volumi, saggi, articoli, presentazioni, partecipazioni a collettanee, di alto valore storico-scientifico. L’iniziativa del 22 marzo è finanziata dal settore Cultura del Comune di Bitti e organizzata, con particolare cura, da Diego Carru e Gloria Turtas.

Il Comune. «I lavori del convegno – ha spiegato il delegato alla Cultura dell’amministrazione locale, Mario Sanna – rappresentano un’opportunità unica di approfondimento della figura poliedrica del compianto e benevolo sacerdote padre Raimondo Turtas, il più importante storico della Chiesa della nostra Isola e attivo sostenitore dell’uso della lingua sarda nella liturgia».

Lorganizzazione. «In questa giornata di studi c’è un aspetto celebrativo della figura di padre Raimondo Turtas, da far conoscere ai compaesani e anche al grande pubblico per la portata degli esiti dei suoi lavori, delle sue ricerche e pubblicazioni, la più importante delle quali è “La storia della Chiesa in Sardegna’”. Lo ha detto Diego Carru che ha aggiunto: “Un altro intento del convegno è quello di rilanciare, nel futuro, gli studi su Turtas e i temi che lui ha trattato. C’è poi un aspetto più attuale, che vogliamo sviscerare con i protagonisti durante il dibattito: l’uso della lingua sarda nella liturgia della Chiesa cattolica. Un tema che lo appassionava molto e per il quale ha lavorato tanto, coinvolgendo il meglio degli intellettuali sardi. Il suo intento – ha concluso Carru – era prettamente religioso, ma coinvolgeva l’interezza della personalità umana; quindi, diventava anche un tema identitario e culturale».

Il convegno. Dopo i saluti istituzionali, il convegno sarà introdotto nella prima sessione, “Una vocazione radicata nell’identità”, dall’intervento del vescovo di Nuoro, mons. Antonello Mura, a cui seguirà la prolusione del prof. Attilio Mastino: La scoperta delle specificità del Cristianesimo in Sardegna. La parola passerà poi a Diego Carru con la relazione: Raimondo Turtas e i concittadini protagonisti del Risorgimento, Giorgio Asproni e Giuseppe Musio.

La seconda sessione, dalle ore 11, sarà dedicata alla figura di Turtas come storico con gli interventi di Mauro G. Sanna: L’ultima fatica di Raimondo Turtas, la nuova edizione della Storia della Chiesa in Sardegna; don Tonino Cabizzosu: L’opera di Raimondo Turtas nel progresso degli studi sulla storia della Chiesa in Sardegna; Giovanni Lupinu: Raimondo Turtas storico della lingua sarda; Vanni Piras: Raimondo Turtas, lettore attento delle carte medioevali e giudicali in lingua sarda; Michele Carta: Integrazioni documentali agli studi di Raimondo Turtas sulle comunità di Bitti e Gorofai in Età moderna; Silvana Sanna: Gli studi di Raimondo Turtas sulle chiese di Bitti e Gorofai. Alcune integrazioni documentali; don Francesco Mariani: Raimondo Turtas e la storia del periodico LOrtobene.

Alle 15;30 si aprirà la terza sessione dei lavori dal titolo: “Lingua sarda e liturgia”. L’antropologo bittese, Bachisio Bandinu, illustrerà la sua analisi su: Il ruolo di Raimondo Turtas nella difesa e la valorizzazione della lingua sarda nella liturgia; mentre mons. Sebastiano Sanguinetti parlerà di: La lingua sarda nella liturgia. Situazione e prospettive. Seguiranno quindi don Antonio Pinna con: Raimondo Turtas e il ruolo della lingua sarda nell’inculturazione della fede; Gloria Turtas con: Prèicas in sardu: le traduzioni in sardo bittese dei Vangeli domenicali e festivi di Raimondo Turtas; Nando Buffoni con: Sas prèicas de Remundhu in Santu Paule in Tathari; chiuderà quindi Mariantonia Fara sul tema: Unu disizzu mesu cumprìtu. Terminata la fase dedicata agli studiosi si aprirà il dibattito con i presenti.


La biografia

Nacque a Bitti il 18 maggio 1931 da Pasquale e da Giuseppa Ligios. Finite le scuole elementari a Bitti, frequentò il seminario diocesano di Nuoro fino alla licenza ginnasiale e proseguì gli studi presso il seminario maggiore di Cuglieri, dove conseguì il titolo di Licenza in Sacra Teologia nel 1953.

Ordinato sacerdote a Nuoro l’8 dicembre 1953, il 30 dicembre celebrò a Bitti la prima messa. Fu viceparroco a Siniscola negli anni 1954-55 e parroco di Oniferi nel biennio 1955-57. Nel 1957 maturò la decisione di farsi missionario delle missioni estere e proseguire gli studi per far parte della Compagnia di Gesù. Intraprese per 4 anni gli studi di Teologia nella Casa dei Gesuiti di Avigliana (Torino) e presso l’Istituto filosofico Aloysianum di Gallarate (Varese), laureandosi a 32 anni ed entrando a pieno titolo nella Compagnia di Gesù.

Nel 1962 partì come missionario in Madagascar, dove studiò il malgascio e dove forse maturò la convinzione, più volte da lui ribadita, che occorra annunciare il Vangelo nella lingua materna dei fedeli. Rientrato nel 1964, andò a Lione a studiare presso la Faculté de théologie de Lyon-Fourvière – compiendo ricerche sulla storia della teologia medievale.

Tra il 1965 e il 1969 studiò sia in Italia che all’estero presso la Pontificia Università Gregoriana, nella Facoltà di Storia ecclesiastica. A Roma, si avvalse degli insegnamenti di p. Pierre Blet per la Metodologia storica; di p. Friedrich Kempf per la Storia della Chiesa medievale; di p. Giacomo Martina per la Storia della Chiesa moderna e contemporanea, e di p. Paul Rabikauskas per la Paleografia e la Diplomatica. Nel biennio 1967-'68 risiedette a Londra presso l’Institute of Historical Research e produsse la sua prima monografia L’attività e la politica missionaria della London Missionary Society. 1795-1820”. Alla “Gregoriana”, con il giudizio di summa cum laude, conseguì il titolo di "doctor in Historia Ecclesiastica”. Nel 1969 si preparava a tornare nella missione in Madagascar, ma la morte improvvisa del fratello Valerio, il 30 novembre di quell’anno, sotto i suoi occhi, nonché le condizioni precarie dei genitori, lo convinsero, previo accordo con la Compagnia, ad abbandonare il suo progetto missionario e a dedicarsi alla ricerca storica e all’insegnamento presso l’Università di Sassari. Nel 1971 fu nominato assistente incaricato alla cattedra di Storia Contemporanea, presso la neonata Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Sassari, dove sviluppò la sua intera carriera accademica e scientifica, anche quando essa verrà trasformata in Facoltà di Lettere e Filosofia. Nel 1974 vinse il relativo concorso e divenne assistente ordinario. Nel 1977 gli fu affidato l’incarico di docente alla cattedra di Storia moderna, e negli anni seguenti tale incarico fu stabilizzato. Nel 1984, in seguito a concorso nazionale riservato ai professori stabilizzati, fu nominato professore associato alla cattedra di Storia della Chiesa che avrebbe mantenuto sino al collocamento in pensione nel 2003. Dal 1972, produsse oltre duecento tra volumi, saggi, articoli, presentazioni, partecipazioni a collettanee, di alto valore storico-scientifico. Si interessò molto alla storia dell’Università di Sassari e delle altre scuole nate in Sardegna in età moderna, compulsando gli archivi ecclesiastici, quelli spagnoli e quelli della Compagnia di Gesù. Alla fine del secolo scorso vide la luce il fondamentale volume Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, mentre si intensificava il suo impegno per conservare e valorizzare la lingua sarda non solo nelle preghiere tradizionali, i gosos e le altre espressioni della c.d. “pietà popolare”, ma anche nella liturgia più importante, la messa. Costante il suo richiamo ai deliberati del primo Concilio plenario sardo (Oristano, 1924), del Concilio Vaticano II (Roma, 1962-1965) e del secondo Concilio plenario Sardo (Cagliari, 1986-2001). Una settantina di articoli pubblicati sui periodici diocesani sardi, poi raccolti nel volume Pregare in sardo (2006) ripercorrevano la storia della lingua e l’incidenza del suo utilizzo nella inculturazione della fede cristiana e nello sviluppo culturale dell’Isola. Particolare attenzione prestò verso i gosos, che furono definiti “… la Bibbia, il Vangelo, il Martirologio, l’Agiografia” per il popolo cristiano sardo.

Il 25 marzo 2007, nella chiesa campestre dell’Annunziata di Bitti, celebrò la messa totalmente in sardo, con l’autorizzazione del vescovo di Nuoro mons. Pietro Meloni. L’arcivescovo di Sassari lo autorizzò l’anno successivo a celebrare fuori orario nella parrocchia cittadina di San Paolo, una messa in sardo (ad eccezione del canone, in italiano) tutti i sabati di Quaresima, delle Palme e la sera della domenica di Pasqua. Si registrarono fino ad oltre 300 partecipanti. Gravato da malanni fisici, testimone di fede e di coerenza di vita, fino alla fine lavorò sulla riedizione della Storia della Chiesa in Sardegna e sulla attualizzazione dei temi che gli erano cari: il ruolo della lingua materna nell’inculturazione della fede, la valorizzazione del patrimonio culturale cristiano, la concreta attuazione dei deliberati conciliari, la divulgazione delle sue conoscenze scientifiche, l’invito ai giovani a coltivare la memoria, a studiare e riflettere sulla Storia. Morì a Sassari il 13 gennaio 2018 ed è stato tumulato a Bitti.

A cura di Diego Carru e Gloria Turtas

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