
20 Novembre 2025
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Non riesco a farci il callo o una definitiva sutura. C’è una ferita sempre aperta nel mio sentire civile riguardante il sistema giudiziario italiano. Lasciamo perdere inchieste, processi, arresti costruiti sul nulla; carriere alimentate dalla tifoseria mediatica e non basate sul merito; errori spaventosi che hanno lasciato dietro di se dei morti ambulanti, formalmente vivi ma devastati nell’anima e nel corpo. Ciò che mi resta indigesta è una struttura giuridica che dovrebbe essere baluardo della legalità e invece è ridotta ad un mercatino dove le regole non sono uguali per tutti e la discrezionalità la fa da padrona. So di toccare nervi scoperti ma L’Ortobene in diversi anni e varie circostanze ha avuto il coraggio di toccarli.
Mi fa senso il rapporto fra magistratura requirente, stampa e sistema mediatico. È una prateria, un salto comunale dove gli atti riservati diventano pasto per maiali e galline. Stiamo parlando di atti che per legge dovrebbero restare secretati. Invece questi “documenti secretati” finiscono sui giornali prima che nelle mani degli interessati e dei loro avvocati. Le norme sulla privacy esistono a seconda delle simpatie o antipatie di chi è vittima o protagonista. Esempio concreto: le intercettazioni di ogni genere – perfino quelle private con i propri legali e dunque coperte dal segreto professionale – le troviamo esibiti in prima serata in Tv ed il giorno dopo sui giornali come si trattasse di una quisquilia o di una passerella di moda (quest’ultima, a dire il vero, molto più garantita). Semplicemente osceno quando conduttrici o giornalisti chiosano, per tacitare la loro sporca coscienza: “Non sono utili alle indagini” ma aiutano a capire. Se quella conversazione intercettata, magari quattro anni prima, non è utilizzabile durante il processo in aula perché invece è disponibile ed utilizzabile nelle redazioni giornalistiche per i processi mediatici? La legge prevede ed impone che il materiale non rilevante ai fini del procedimento vada distrutto. Invece non solo non è distrutto ma è anche pubblicato.
Non è difficile capire qual è la fonte da cui sgorga tale materiale. Sono le procure (o comunque da esse) che passano queste carte per avere un sostegno mediatico nelle indagini o iter processuali. Ovviamente nessuno paga dazio per questa evidente violazione della legge. Essa è diventata talmente quotidiana che non scandalizza più nessuno.
Tutti tacciono, compreso il Ministero della Giustizia che dovrebbe vigilare ed inviare ispettori nelle procure per porre fine a queste violazioni. In un sistema democratico nessuno è al di sopra della legge, neanche la magistratura: invece è diventato normale che pratiche illegali diventino abituali, che un avviso di garanzia venga notificato all’interessato tramite stampa (è capitato anche a me). E dire che tale avviso è a tutela appunto dell’interessato invece viene usato come sentenza di colpevolezza già emanata. Se poi tutto si risolve in una bolla di sapone nessuno viene redarguito, anzi viene promosso.
Se da una Asl proviene una documentazione riservata scattano subito le indagini per scoprire chi è l’autore ed impartire le rispettive sanzioni. In una procura invece si fa finta di niente. E intanto riesumiamo processi di 40 anni fa e dobbiamo sorbirci la telenovela Garlasco.

