
21 Gennaio 2025
3' di lettura
È stato un incontro ricco di spunti di riflessione sulle nuove sfide che ci attendono, quello avvenuto lo scorso 13 gennaio a Tramatza tra le equipe diocesane delle Caritas sarde e il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello, che ha iniziato dalla nostra Isola il giro delle Delegazioni regionali Caritas per raccogliere idee, buone prassi, contributi preziosi che serviranno per delineare futuri scenari.
Oltre 70 partecipanti, insieme alle direttrici e ai direttori diocesani, in rappresentanza delle Caritas della Sardegna, si sono ritrovati per rinnovare l’impegno a vivere la testimonianza della carità nella Chiesa e nel mondo. Sono arrivati da tutta l’isola per questo importante momento di preghiera, condivisione e fraternità che è servito a far sentire tutti ancora più uniti e a riflettere sull’impegno quotidiano dei volontari.
Nei saluti di monsignor Antonello Mura, vescovo delegato della Ces per la carità, di don Marco Statzu, delegato regionale di Caritas Sardegna e nell’intervento di don Marco Pagniello, è tornato spesso il tema della speranza che è alla base dell’impegno sempre più forte dei volontari Caritas, chiamati a non fermarsi e a vivere sempre da cristiani questo servizio, aiutando le persone con un atteggiamento di preghiera, perché tutto quello che facciamo è dentro l’amore di Dio. È quella forza che ci permette di lavorare ispirati dal Vangelo annunciato ai nostri fratelli e sorelle in difficoltà.
Don Marco Pagniello ha ricordato che questo è un anno importante per tutti noi, per il Giubileo e il Sinodo. Anno di scelte concrete per la Chiesa, per riconfermare, rinverdire, ricominciare dalla speranza. «Siamo un pezzo di Chiesa – ha detto all’incontro -, siamo nella Chiesa in cammino. La speranza chiede incontro, accompagnamento, compagnia e fraternità». Il suo è un invito a scoprire nuovi volti di povertà, non solo nei centri d’ascolto, ma andandoli a cercare: «Il Papa ci invita a scrutare i segni del tempo: il nostro sguardo deve cambiare e deve diventare sempre di più sguardo di speranza». Dove trovare i segni di speranza? Nelle comunità, nella rete, nelle attività quotidiane e nei progetti che profumano di Vangelo si trova la fraternità che ci permette di sentirci Chiesa di fratelli e sorelle.
La seconda parte della mattinata è stata caratterizzata da lavori di gruppo per provare insieme a pensare a nuove proposte con uno stile di co-progettazione.
È emerso il desiderio di coinvolgere anzitutto le comunità cristiane, parrocchiali e diocesane, sentendoci chiamati a vivere questo tempo con rinnovata responsabilità. «È stato un incontro proficuo per capire come il Giubileo può essere un tempo privilegiato, perché le nostre opere segno siano sempre più segni di speranza per le persone che incontriamo, e può anche essere un esercizio di discernimento comunitario, proprio perché all’interno della Chiesa si sviluppi sempre più la speranza per tutti», ha concluso don Marco Statzu che ha moderato i lavori.