3 Ottobre 2024
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Nuoro - Mamas e fillas da Penelope a Eleonora è il nome della mostra in corso, a cura di Salvatore Ligios, dal 17 settembre al 13 ottobre, nella Sala “San Giovanni Paolo II”, zona Giardinetti accosto al bar Cambosu, a Nuoro. Sono 28 scatti in bianco nero di Pietro Basoccu, biddamannesu, pediatra di mestiere e contemporaneamente fotografo di impegno artistico e civile, passione antropologica e fondamentale conoscenza di storie e geografie.
Le fotografie, scattate in tempi diversi, ci dicono di madri e figlie, d’Ogliastra, di Barbagia, di altri luoghi. Queste madri e figlie si mostrano a uno e tanti pubblici con grande forza e capacità di rappresentazione, ferma la postura dei corpi, intensi i volti. Nella sequenza, accompagnata ciascuna delle fotografie da una poesia di Anna Cristina Serra, il campidanese come lingua portante, ci sono, in montaggio alternato, il parto, l’ora dell’allattamento, una tzia e una suora, due insegnanti in cattedra, la figlia e la mamma, una ragazza con in braccio la sua bambina, in un negozio di cose made in China. È il villaggio globale a venirci incontro: la prospettiva del mito che legge e dà corpo, rappresenta storie che tutti ci riguardano. Funzionano da segni di riconoscimento, come messaggio sotteso, Penelope e Eleonora d’Arborea, nel mito greco e nella storia dei sardi, la sposa fedele che per vent’anni fa e disfa la tela mentre il marito Ulisse è alla guerra, la reina guerriera promulgatrice della Carta Delogu, iniziata dal padre Mariano, una raccolta di leggi fondamentali per il suo tempo e oltre. Tutto in accezione femminile. Tengono il tessere-narrare- scrutare la profondità di luce degli occhi di giovani e anziane, la levità dei sorrisi, rusticas in mucatore, sciolto e annodato, a conca nuda, pizzinnas leggiadre, una madre e una figlia con la mascherina, in ambiente ospedaliero, una madre, sguardo fiero, ocros firdes, sembra un personaggio letterario, che tiene in mano la fotografia di sua madre quando era anche lei pitzinna. E ancora esterni di campi di patate e interni di ambulatori, case e campanili, reticolati e la lavorazione del pane come compresenza e come sfondo. Le terre e le acque.
Sempre loro, mamas e fillas, a raccontare il mistero del vivere, la profondità, la necessità dell’amore.
In distribuzione il catalogo della mostra, edito da Soter, nota del Vescovo Antonello Mura, presentazione di Sonia Borsato. I testi sono bilingui, italiano e sardo campidanese, di intensa capacità di comunicazione, la traduzione opera di Anna Cristina Serra. La mostra è una tappa importante della Pastorale del Turismo.