La scuola è preziosa ma non è la Panacea
di Francesco Mariani

24 Settembre 2023

3' di lettura

Puntuale come sempre, negli infiniti dibattiti, di fronte ai frequenti episodi di violenza giovanile, arriva la sentenza: “Bisogna iniziare dalla scuola”. Gli insegnanti dovrebbero gioire perché la loro professionalità è valorizzata e la scuola assume importanza strategica per la società. In realtà si tratta di una frase confezionata, di una ricetta trita e ritrita, di un luogo comune che trova tutti d’accordo. 

La scuola è diventata la parola magica, la Panacea personificante la “guarigione universale e onnipotente”. Ci sono violenze sulle donne? Sensibilizzazione nelle scuole! C’è un episodio di bullismo? Giornata di sensibilizzazione nelle scuole! Droga ed alcool? Parliamone nelle scuole! Anoressia e bulimia? Educazione alimentare nelle scuole! Incidenti stradali? Educazione stradale nelle scuole! Telefonini e foto oscene? Giornata di sensibilizzazione nelle scuole! Ambiente e clima? Sensibilizzazione nelle scuole! Quale sia il contenuto e la metodologia di queste giornate di sensibilizzazione ed educazione nessuno lo spiega. Nel migliore dei casi si ricorre ad esperti di ogni genere che fanno il loro intervento in assemblea (spesso interessante) e se ne vanno. La scuola è così diventata un enorme porto di mare dove arrivano indistintamente containers di tutti i tipi ma dove è sempre più difficile insegnare ed imparare. Dalle elementari inizi a fare incontri sulla droga (esempio a caso), poi si moltiplicano nelle medie e ancor di più nelle superiori.

Servono davvero? Sarebbe meglio un’ora in più di grammatica e di sintassi?   

Per lasciare un segno nella mente occorre tempo e pazienza. È improbabile che i ragazzi imparino il rispetto reciproco ascoltando uno che un giorno tiene una lezione sul tema. Più probabile che lo imparino giorno per giorno, nel confronto e rapporto con i compagni di classe. Questo non vuol dire che gli esperti e gli incontri sono inutili: più semplicemente si vuol dire che la “risposta educativa” non è traducibile in una vaga “sensibilizzazione nelle scuole”. Molti ragazzi sanno come condurre un’automobile o maneggiare uno smartphone più dei loro insegnanti. Hanno bisogno di un’educazione alla realtà più che di istruzioni tecniche e pillole ideologiche. 

Il ministro Valditara ha definito il suo dicastero “dell’Istruzione e del Merito”. Pensa ad una scuola che valorizzi talento ed eccellenza dando opportunità ai ceti meno abbienti, ossia a quei ragazzi che non avendo la possibilità di una degna istruzione nell’ambiente familiare e sociale d’origine sarebbero penalizzati per emergere nella società. Un’idea buona nelle sue intenzioni. Sempre che non si traduca in una moltiplicazione del tutto e di più.

Merito e talento sono parametri indispensabili che la scuola deve valorizzare. Sforzandosi di superare la consapevole o inconscia premessa che l’estrazione sociale determina il destino scolastico e indirettamente i modelli didattici. Meglio ancora, per dirla con le parole del vescovo Antonello, aiutando il ragazzo a capire questo: tu «non sei qualcuno che sa qualcosa ma uno che è qualcuno». 

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--