
16 Aprile 2025
6' di lettura
È dei giorni scorsi la notizia dell’indagine della Procura di Milano a carico di alcuni calciatori di Serie A per aver effettuato scommesse su siti illegali. Non è che l’ultima conferma della pervasività di un fenomeno che muove centinaia di miliardi di euro, interessa in modo trasversale generazioni e classi sociali, soprattutto crea dipendenza ma al quale purtroppo non si riesce a opporre resistenza – anche per le ragioni che spieghiamo nella scheda accanto. Per questo motivo è da salutare con riconoscenza il progetto di Caritas italiana “Vince chi smette. Consapevoli contro l’azzardo” avviato nelle scorse settimane a livello nazionale e che verrà presentato a Nuoro dalla Caritas diocesana, prima tra quelle sarde ad aderirvi, il prossimo 23 aprile. L’iniziativa, nata in collaborazione con la Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), promuove percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati.
Come spiega Giusi Pintori, referente del progetto per Caritas Nuoro, siamo davanti a «un fenomeno complesso, con radici profonde nella fragilità economica e relazionale del nostro tempo, capace di trascinare persone e famiglie in spirali di dipendenza e sovraindebitamento». Ma prima di tutto, perché è necessario chiamare le cose con il proprio nome, è necessario ribadire che siamo di fronte «a una dipendenza che al pari di sostanze stupefacenti, alcol, pornografia, uso dello smartphone, colpisce e agisce sul circuito cerebrale con un meccanismo perverso di ricompensa». Le botte di dopamina rilasciate dal cervello sono talmente tante e forti che si ha bisogno di provarne ancora al punto che tutto il resto pian piano svanisce. «Si tratta di un fenomeno devastante – spiega ancora Pintori – ma purtroppo “normalizzato” e ormai, data la pervasività degli smartphone, alla portata di tutti. Proprio per questo l’iniziativa della Caritas è anzitutto una “chiamata all’azione” che parta dal basso, dalle comunità parrocchiali e si allarghi alle scuole e alle istituzioni». Sviluppato intorno a cinque verbi: informare, sensibilizzare, prevenire, accompagnare e fare rete, il progetto è stato sviluppato con strumenti e linguaggi adatti a tutti, adolescenti, giovani, famiglie, anziani e giovani coppie. Gli animatori, volontari, coinvolti avranno a disposizione una vera e propria “cassetta degli attrezzi” al fine di poter declinare i percorsi di animazione in base agli interlocutori attraverso attività, testimonianze, laboratori di educazione finanziaria. Non manca il confronto con la Parola di Dio. «Non dimentichiamoci – sottolinea la referente diocesana – che si tratta per noi di una vera e propria azione pastorale, animare una comunità significa essere Chiesa in uscita capace di andare verso le persone. Ci piacerebbe, in una realtà come la nostra così ripiegata su se stessa, essere come un faro, un segno di speranza, ancor più in quest’anno giubilare».

La presentazione a Nuoro il 23 aprile
La serata di presentazione del progetto, la prima in Sardegna, si terrà proprio a Nuoro mercoledì 23 aprile alle ore 19 nel salone della parrocchia Beata Maria Gabriella e sarà un’occasione pubblica per conoscere da vicino il percorso e i suoi protagonisti. Interverranno don Roberto Dessolis, parroco della comunità ospitante e vicedirettore della Caritas diocesana di Nuoro, suor Pierina Careddu, direttrice della Caritas di Nuoro, Giusi Pintori, referente del progetto, il dottor Ivan Paglia, presidente dell’Ordine dei Commercialisti e commissario dell’Università di Nuoro, e l’avvocato Lorenzo Soro, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nuoro. L’invito è rivolto a tutti i cittadini, alle istituzioni, al mondo dell’associazionismo, della scuola, delle professioni e a ogni parte sociale.

La referente. Giusi Pintori (nella foto) è direttrice di Passion People Associazione di promozione sociale. esperta in comunicazione sociosanitaria e attivismo civico, lavora da oltre vent’anni nel campo della salute e della promozione sociale, con particolare attenzione alle patologie croniche, alle fragilità e disabilità e all’inclusione. Fondatrice di diverse organizzazioni nazionali e internazionali dedicate ai pazienti e ai caregiver, relatrice in oltre 150 eventi scientifici, è autrice di pubblicazioni su riviste specialistiche internazionali. Collabora con università, ospedali, centri di ricerca, aziende, associazioni, media e istituzioni a livello locale e nazionale per promuovere una cultura della cura fondata sull’ascolto e la dignità della persona.
LA SCHEDA / Illusione normalizzata. Ma si perde sempre
L’azzardo, in Italia, muove numeri impressionanti, superiori al resto d’Europa (e la nostra Isola è tra le prime in Italia). Secondo l’Osservatorio Nomisma, nel 2024 il volume complessivo di spesa è stato di oltre 150 miliardi di euro, pari quasi ai bilanci di Sanità e Istruzione. Lo scorso anno il 37% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha praticato l’azzardo, come pure il 26% degli over65. Il problema è la normalizzazione dell’azzardo che coinvolge per primo lo Stato che si finanzia aumentando le estrazioni settimanali di Lotto e Superenalotto, ormai schiavo degli introiti che l’azzardo garantisce, mantenendo il controllo dei monopoli e continuando a incassare i proventi erariali. La regolamentazione introdotta con il decreto dignità del 2018 è stata di fatto eliminata, all’inizio del 2025 la Legge di Bilancio ha cancellato l’Osservatorio per l’azzardo e ancor peggio la norma di istituzione del fondo per la lotta all’azzardo patologico. La normalizzazione passa soprattutto per il gioco del calcio, se pensiamo che una squadra su tre ha sponsorizzazioni legate all’azzardo sulla maglia e due su tre “vantano” una sponsorizzazione con aziende di gambling. Pensiamo anche alle pubblicità in tv prima, durante e dopo le partite e le indicazioni sulle quote delle scommesse fatte passare da offerte commerciali per aggirare i divieti. «La pubblicità – afferma il sociologo Maurizio Fiasco – rilancia la rispettabilità del gambling, attiva una impostura semantica che fa molta presa sui giovani: “lo sport è scommessa. La scommessa è sport”. Così si dissolve la narratività dell’incontro sportivo e l’epica della competizione. L’azzardo ha già assassinato lo sport, adesso con la pubblicità si completa il rito».
La normalizzazione passa in particolare attraverso la parola “gioco”. Ma il gioco «è un’altra cosa – come riafferma il progetto Caritas -: è divertimento, relazione, condivisione, stare insieme agli altri. Non può essere una parola associata all’azzardo». Tanto più di fronte a un “gioco” in cui si perde sempre, e lo dicono anche i numeri: a vincere è solo il banco, l’“utente” ha possibilità infinitesimali (solo per fare un esempio nell’ultima Lotteria Italia la possibilità di vincita era 1 su 11 milioni).