30 Dicembre 2025
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C’è una parola che attraversa la notte di Betlemme ed è la stessa che attraversa ogni tempo di crisi: oggi.
«Oggi è nato per voi un Salvatore» (Lc 2,11). Non domani, non quando le condizioni saranno migliori. Oggi. Nella fragilità di una mangiatoia, nella periferia dell’impero, dentro una storia segnata da povertà, censimenti, disuguaglianze.
Il Natale nasce così: come smentita radicale delle false promesse. Non potere, non ricchezza, non successo immediato. Ma un Dio che entra nella storia scegliendo la carne vulnerabile, la vita esposta, la condizione di chi non conta.
Nella tradizione ebraica, il Mashiach atteso non è colui che illude, ma colui che ricompone ciò che è spezzato, che ristabilisce giustizia, che libera dalle schiavitù. È su questo crinale che il Natale cristiano si colloca: non evasione spirituale, ma giudizio sul mondo. Un giudizio che passa attraverso i poveri, gli indebitati, gli esclusi.
È in questa luce che va letto l’impegno della Diocesi di Nuoro contro una delle schiavitù più silenziose del nostro tempo: l’azzardo.
Nei mesi scorsi, la Diocesi ha promosso incontri pubblici rivolti alla cittadinanza, aprendo spazi di parola e di consapevolezza su un fenomeno che non è un vizio individuale, ma una questione sociale, economica e culturale. L’azzardo intercetta fragilità, moltiplica disuguaglianze, produce indebitamento e isolamento. Promette riscatto e genera dipendenza. Annuncia una salvezza rapida e consegna solitudine.
Accanto agli incontri pubblici, l’attenzione si è rivolta anche alle scuole, perché educare significa prevenire, e prevenire significa restituire libertà prima che l’inganno metta radici. Parlare di azzardo ai più giovani vuol dire smontare l’illusione del guadagno facile, ricostruire un rapporto sano con il denaro, con il limite, con il futuro.
Come ha ricordato più volte il Vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, «la Chiesa non può annunciare il Vangelo senza entrare nelle ferite concrete delle persone». E l’azzardo è oggi una ferita reale, spesso nascosta, che attraversa famiglie, relazioni, intere comunità.
Il Natale non è neutrale.
Nel linguaggio dei profeti, diremmo che Dio prende posizione. Sta dalla parte di chi è schiacciato dalle promesse menzognere, di chi ha perso il controllo, di chi è rimasto intrappolato in un sistema che chiama “gioco” ciò che gioco non è.
Per questo, accanto alla sensibilizzazione, resta centrale l’opera quotidiana di ascolto e accompagnamento: una prossimità che non giudica, che non espone, che non semplifica. Una prossimità che restituisce dignità, passo dopo passo.
Nel Talmud si legge che «chi salva una vita, salva il mondo intero». Il Natale cristiano lo dice in modo ancora più radicale: Dio salva il mondo entrando in una vita fragile.
E ogni volta che una comunità sceglie di farsi carico delle fragilità più invisibili, quel Natale accade di nuovo.
A Nuoro, in questo dicembre, l’annuncio non è retorico. È concreto.
Nasce un bambino.
E con lui nasce una responsabilità: smascherare le false salvezze e custodire quelle vere.
Giusi Pintori

