
24 Settembre 2025
9' di lettura
Ancora una volta, accogliamo nella casa della comunità, un giovane per salutarlo nella sua partenza dalla vita terrena.
Di nuovo piangiamo tutti insieme per la morte improvvisa di un nostro figlio, fratello, amico, compagno di scuola, di giuoco. In prossimità di un’altra festa, quella più sentita e partecipata dalla nostra comunità, la festa dei santi Cosimo e Damiano preceduta dalla solenne novena, ci ritroviamo a meditare sulla dipartita prematura di un nostro compaesano.
I mezzi che la tecnica ci ha messo a disposizione perché potessimo arrivare il prima possibile dove vogliamo o perché potessimo fare sport divertendoci, sono sempre più potenti e più veloci ma troppo spesso ci dimentichiamo che possono diventare strumenti di morte se gestiti con poca attenzione ed esperienza.
Uscendo di casa la mattina non ci rendiamo conto che possiamo incontrare tanti pericoli che potrebbero impedirci di rientrare in seno alla famiglia. Basta una svista, una distrazione, un momento di stanchezza, una sonnolenza dopo i pasti, un malore di qualsiasi origine e viene messa in pericolo la nostra esistenza e quella degli altri.
Oggi purtroppo siamo costretti, nostro malgrado, a parlare di questa realtà dura da accettare perché manda in frantumi tanti progetti, tanti sogni che Lorenzo avrebbe voluto realizzare. È bastato un attimo e quella moto che doveva consentire di andare a lavorare, spostarsi per partecipare a un incontro con gli amici, rilassarsi e divertirsi si è trasformato in uno strumento di morte. Il nostro pianto, i nostri volti tristi esprimono tutto il nostro sconcerto, il turbamento che ci lascia smarriti alla ricerca di un perché accadono certe cose. I rilievi, le constatazioni, la ricostruzione, la dinamica dell’accaduto non ci restituiscono il nostro fratello. Ci spiega tanti “come” ma non risponde ai nostri “perché”.
Siamo chiamati a tener conto della grande importanza che ha la nostra vita e a prendere in seria considerazione la precarietà che ha la nostra condizione umana.
Siete venuti numerosi i coetanei e tutti gli amici di Lorenzo a salutare il vostro caro compagno di scuola, di giochi, di divertimento, di lavoro, di sfide sportive. È questo il momento del dolore, del pianto, della solidarietà ma è anche il momento della riflessione, dell’impegno, dell’attenzione a salvaguardare il dono prezioso della vita dai tanti pericoli che la possono minare alla base, la possono distruggere in un attimo.
Senza alcun riferimento al caso di Lorenzo, dobbiamo ricordare che sono comportamenti che fanno male alla vita l’alcolismo, la droga, la vita moralmente disordinata, la lontananza dalla famiglia, le attività notturne ad oltranza, l’imprudenza.
Siete venuti a chiedere l’autorizzazione a far sentire il rombo dei motori, a far volare i palloncini verso il cielo al funerale di Lorenzo. È il vostro modo di salutare e di manifestare l’affetto al vostro e nostro amico e la vicinanza ai suoi familiari. Ed è giusto.
Mi fa piacere che avete scritto nei social le vostre riflessioni su questo
momento difficile e anche questo condivido in pieno al punto che lo propongo volentieri anche a tutta la comunità degli adulti presenti a questa celebrazione e a tutti quelli che potranno leggere attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Avete scritto: «Ci troviamo di fronte a tragedie che
lasciano senza parole. Giovani vite spezzate troppo presto. Episodi che non possono essere visti come fatti isolati. C’è qualcosa che non va ed è sotto gli occhi di tutti. Ci stanno insegnando che per divertirsi bisogna per forza bere, sballarsi, correre più forte possibile. Ma non è così.
La vita non è una corsa da bruciare in fretta, non è una maschera da indossare per sembrare “qualcuno”. La vita è fatta di piccole cose che hanno un valore enorme. Divertirsi con poco non è un difetto, è una forza. Significa saper dare valore a quello che conta davvero. Non prendiamo la vita troppo alla leggera, perché è il dono più grande che abbiamo (e io aggiungo è sacra!). Non sprechiamola per compiacere gli altri o per dimostrare qualcosa che non serve. Cerchiamo la nostra strada anche se diversa da quella degli altri. Non siamo soli e non abbiamo bisogno di apparire per valere. Queste morti dovrebbero scuoterci. Non si può più far finta di niente, dobbiamo restituire valore alla vita reale, alle relazioni autentiche, al sostegno reciproco. Non è un discorso semplice né breve, ma un discorso necessario. Perché dietro ogni tragedia non c’è soltanto un singolo destino ma un segnale forte che riguarda tutti noi».
Complimenti al giovane che ha scritto. È il segno chiaro che ci sono tanti giovani responsabili e capaci di dare buoni consigli ai coetanei.
È l’occasione giusta anche per ricordare ai genitori, senza colpevolizzare nessuno in particolare, il dovere che hanno di seguire i propri figli, specialmente i minorenni, ricordando loro il senso di responsabilità che li deve accompagnare nel periodo della loro crescita. Siamo in tempo di emergenza educativa e ci sentiamo tutti coinvolti, noi come Chiesa, l’amministrazione comunale, la scuola, le istituzioni, comprese le forze dell’ordine, le famiglie. Anche ai gestori di esercizi commerciali, bar, supermercati direi: non date bevande alcoliche ai minorenni. Vogliamo impegnarci tutti a far in modo che la parola educazione torni ad essere usata per descrivere realtà positive capaci di gratificare chi per amore e per dovere fa dei sacrifici a favore dei bambini e dei ragazzi che saranno i pilastri della società di domani. Senza voler fare discorsi troppo astrusi, difficili e complicati è bene che ritornino ad essere ricordati ai ragazzi i significati di parole come sacrificio, responsabilità, rispetto degli anziani e dei coetanei, verbi come rientrare a casa in orario la sera, non disturbare la quiete pubblica, non schiamazzare, non dire le parolacce, non bestemmiare, studiare, se in età giusta lavorare, non far uso smodato di alcool o di sostanze stupefacenti, far rispettare i propri diritti ma anche compiere bene i propri doveri, se credenti partecipare alla vita della comunità cristiana, pregare, venite qui in chiesa che è la casa di Dio e la casa di tutti, non solo ai funerali ma anche la domenica. Dopo la Cresima che vi ha dichiarati
testimoni di Cristo anziché dimostrare la giusta coerenza con le promesse del Battesimo confermate, vi siete allontanati dando ragione al proverbio popolare “fatta la festa gabbato lo santo”.
Abbiamo ascoltato la Parola di Dio che sempre ci viene incontro per aiutarci a rispondere alle domande che le diverse situazioni della vita ci pongono. La prima lettura tratta dalla lettera di San Paolo ai Romani, dopo averci ricordato il potere funesto e deleterio della morte ci parla dell’abbondanza della Grazia di Dio e ci invita a guardare al futuro, nonostante tutto, con occhi di speranza. Certo oggi ci può sembrare che la morte stia imperversando, spadroneggiando nella nostra comunità ma, nonostante le apparenze, la vita, quella vita eterna che celebriamo con la risurrezione di Cristo, è molto più forte. La Parola di Dio ci dice che la Speranza fondata sulla Fede non delude così come non ci ha deluso il Cristo risorto che da duemila anni infonde coraggio e fiducia a tutti coloro che accettano di seguirlo per realizzare i valori evangelici della verità, della giustizia, della Pace, della solidarietà, del servizio, del perdono, dell’Amore, della Vita.
A voi Gianfranca, Antonio, Elisa, il piccolo Damiano diciamo: Coraggio. Ne avete tanto bisogno. Non dovete sentirvi e non siete soli perché c’è tutta la comunità qui presente che vi vuole stare vicino in questo momento particolarmente difficile per voi. Soprattutto non siete soli perché Dio Padre che siamo venuti a pregare in questo tempio a Lui dedicato non ha figli da abbandonare e di sicuro non si dimenticherà di voi quel Gesù Cristo Risorto che come ha detto alla mamma del villaggio di Naim ripete oggi a voi: «Non piangete» e a Lorenzo dice «ragazzo dico a te alzati». Lui che ha vinto la morte non permetterà che Lorenzo sia esentato dal partecipare alla vita eterna che ha preparato per le persone buone e per i giovani innocenti. Preghiamo perché nel Regno di Dio Lorenzo venga accolto da Carlo Acutis e da Piergiorgio Frassati, questi nuovi santi proposti dalla Chiesa come protettori dei giovani e ben rappresentati da questi quadri che ci ricordano che nel
paradiso ci dev’essere un posto particolare riservato a coloro che prematuramente passano da questa all’altra vita.
Non possiamo non ricordare la richiesta di intercessione presso Dio dei nostri santi martiri Cosimo e Damiano che con tanta fede abbiamo invocato ieri nella processione-pellegrinaggio che abbiamo fatto verso il santuario a loro intitolato.
Continueremo a pregare durante tutta la novena ricordando Lorenzo, i suoi genitori, la sorella e il fratello, le nonne, tutti i defunti venuti a mancare prematuramente, dicendogli e cantando:
«Già chi tenides tanta manu
Supra d’ogni infirmidade
Sos nostros males sanade
Santos Cosomo e Damianu».
Salvatore Orunesu