Amici di Dio
Commento al Vangelo di domenica 26 gennaio 2025 - III Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
di Federico Bandinu
William Hole, Gesù nella sinagoga di Nazareth, Londra, Mary Evans Picture Library
4' di lettura
27 Gennaio 2025

La IV del tempo ordinario è, per volontà di Papa Francesco, la domenica della Paola di Dio. Stimolati dall’invito della Chiesa ci soffermiamo, grazie alla pagina evangelica domenicale, sull’importanza essenziale che ha, per la nostra vita, la Parola. In questo episodio evangelico Gesù torna a Nazareth, luogo della sua ordinarietà. Sembra una scena senza effetti speciali. Dev’essere la stessa percezione che avevano i suoi compaesani, che non lo riconosceranno Maestro, differentemente delle genti di Galilea. È forse quello che pensiamo noi quando nella liturgia o in altre occasioni sentiamo una Parola. Molto bello che il popolo sia uscito dall’Egitto: ma a me? Interessanti i pani e i pesci: e allora? Sono cose accadute in secoli lontani. Se pure gli diamo credito, ritenendole cose vere e accadute, sembrano eventi lontani. Tuttavia la pagina evangelica ci invita a fare un salto: riportare il Vangelo alla vita. È questo il centro proposto da Gesù. Lui legge il profeta Isaia e nel commento afferma: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato». Oggi. Per noi, oggi, si è compiuta questa Parola che si legge in questa celebrazione. Era vero per gli abitanti di Nazareth, è vero per noi. Gesù compie le promesse che Dio aveva fatto, attraverso Isaia, al suo Popolo. Annuncia la Sua Misericordia. Annuncia che c’è una possibilità per tutti. Il Vangelo, che in greco significa buona notizia, in Lui non rimane una lettera sacra, morta, in un libro ma diventa Vita Santa in chi ascolta, segue e si nutre della Parola. È Lui che, pieno di Spirito Santo mandato dal Padre, vuole salvare tutti. È Lui il Messia. Proclama a chi è privo di speranza l’annuncio vivo che Dio è in Lui e non l’abbandona; proclama a chi è schiavo del peccato, dell’odio, dell’ansia la liberazione; ridona uno sguardo reale a chi non riesce a guardare oltre il suo ombelico; libera chi è incatenato dall’orgoglio e dalla maschera dell’immagine che si è fatto di sé, di Dio e degli altri. Proclama l’anno di Grazia, l’anno santo, il Giubileo. Il Signore ci dona di ripartire, ci dona un tempo nuovo in cui, alla luce della Sua Presenza, possiamo, finalmente, vivere! 

Oggi il Signore, attraverso la Sua Parola, ci annuncia e ci apre le porte per la Salvezza. Siamo consapevoli che abbiamo bisogno di essere salvati? Siamo consapevoli che siamo noi quei poveri bisognosi di un annuncio? La parte inziale del brano (prologo del Vangelo secondo Luca) rompe l’ostacolo temporale che potrebbe renderci estranei a questa Parola. Infatti lo scritto che ha consegnato è destinato a Teofilo, che in greco significa amico di Dio. Siamo noi quei poveri amici di Dio. A tal proposito è utile far riferimento alla ricca sapienza dei padri quando scrivono: «Ma se appartenete a quella categoria di persone che Dio può amare [Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16)], allora tutti voi che ci ascoltate siete dei Teofilo e il Vangelo è indirizzato a voi» (Origene). «Nel suo grande amore [Dio] parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi» (DV 2). Siamo gli amici di Dio. Siamo quelli che ricevono da Lui una Parola e nella preghiera rispondono; intrattenendo con l’Altissimo una relazione stretta che da senso alla vita. È nella relazione intima con la Parola che si riscopre la forza Vera e vitale del Vangelo. Un Vangelo che non può, come abbiamo visto, rimanere una pagina di storia ma si compie oggi per gli amici di Dio. 

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