Beati voi, figli
Commento al Vangelo di domenica 2 novembre 2025 - Commemorazione di tutti i fedeli defunti
di Federico Bandinu
Hans Collaert (I), Beatitudini (1554 - 1580), Rijksmuseum, Amsterdam
4' di lettura
2 Novembre 2025

La pagina evangelica delle beatitudini è, per tanti, il compendio del Vangelo. Essa è presentata sia nella solennità di Tutti i Santi sia nella Commemorazione dei fedeli defunti. Il Vangelo di Matteo, strettamente legato alla tradizione giudaica, riprende la simbologia del monte come quel luogo dove Dio si lascia incontrare. Esso è lo spazio figurato della relazione con Dio: in esso il Signore di Israele ha donato al popolo la Sua Parola attraverso la Legge. Portando a compimento quanto accade nell’Antico Testamento, Gesù parla ai suoi perché, come Mosè, possano essere il tramite di un’alleanza che è per tutti. La Legge non è stravolta o modificata ma trova in Cristo e nel Suo insegnamento un compimento che profuma di Vita e di Santità. «Nonostante le parole di Gesù possano sembrarci poetiche, tuttavia vanno molto controcorrente […] in realtà il mondo ci porta verso un altro stile di vita» (Gaudete et Exultate 65). 

Le Beatitudini sono il punto di arrivo di una relazione con Cristo che vuole scoprirsi Vita che peregrina verso la Vita Eterna. 

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»: spesso gli uomini sono troppo incentrati su loro stessi e le ricchezze per scoprirsi intrinsecamente mancanti, spaventati dal vuoto formatosi ogni qual volta si dimentichi l’origine divina della condizione umana. Poveri in spirito sono coloro che si accorgono di quel vuoto e chiedono, senza vergogna, che sia colmato dall’Amore di Dio.

«Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati»: gli psicologi affermano che l’uomo cerchi di eliminare dal suo conscio quanto gli crei difficoltà e che provi di non vedere la sofferenza e quanto provochi paura. Il cristiano vero, abbracciando la croce, non scappando davanti ad essa o peggio ancora chiudendosi gli occhi, cammina con Cristo nel calvario della vita che è chiamato ad affrontare con la speranza-certezza che il pianto sarà consolato perché «Dio è con noi» (Mt 1,23).

«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra»: in un mondo che predilige la violenza e la logica del più forte i miti con la loro bontà puntano all’essenziale: a Dio che è padrone del cielo e della terra. 

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»: in un tempo in cui conta più apparire che essere, si è chiamati a spogliarsi dall’immagine da social per riscoprirsi assetati di Cristo e affamati di redenzione e perdono. 

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»: persi in un orizzonte che non esce oltre il proprio ombelico, il Vangelo apre alla dinamica viva e relazionale dell’Amore che, nella sua forza infinita, inonda ogni cosa rendendoci, perché amati, amanti. 

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»: parcellizzati e smolecolarizzati si è invitati ad essere, come i Santi, proiettati interamente e in modo vero in una relazione che vuole abbracciare, con la sua Provvidenza, ogni angolo nascosto dell’esistenza. 

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»: perché è Lui la Pace e l’unica fonte della Vera Pace. 

«Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli»: perché nulla si perda di questa vita che è prezioso dono di Dio. 

Per chi è detta questa Parola?  L’annuncio evangelico è: «Beati voi». Quando sapremo riconoscere in autenticità la nostra esistenza filiale avremo colto dove porta la strada tracciata dalle beatitudini. Pensando all’esempio di tanti che ci hanno preceduto sia costante il monito: «Il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità» (Leone XIV).

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