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Commento al Vangelo di domenica 1 settembre 2024 - XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
di Andrea Biancu
3' di lettura
31 Agosto 2024

A partire da questa domenica riprendiamo la lettura del Vangelo di Marco dal capitolo 7, che si apre con l’annotazione dell’arrivo da Gerusalemme di scribi e farisei, inviati per mettere alla prova Gesù e il suo insegnamento. La contestazione inizia dall’uso di lavarsi le mani prima di mettersi a tavola, non solo una norma di igiene sempre valida ma una conseguenza del concetto di “purità rituale” secondo l’Antico Testamento. Da qui la descrizione minuziosa e una serie di esempi relativi a questa legge riportati nel Vangelo, che si concludono con la domanda: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?» (Mc 7, 5). Nel testo originale il verbo non è “comportarsi” ma “camminare” e per questo motivo l’obiezione dei farisei e degli scribi assume un significato particolare: Gesù propone una via differente da quella tradizionale, considerata incontestabile da parte di chi era chiamato ad insegnare i precetti religiosi del tempo.

Il problema non è tanto l’osservanza della prescrizione, quanto andare alla radice della norma: Gesù deve scrostare la patina di perbenismo dei farisei e degli scribi e definirli in maniera chiara come “ipocriti”. Nel senso letterale questo termine indica l’attore, colui che deve interpretare una parte, quindi uno che separa la realtà che rappresenta da quella del proprio vissuto. Attrici e attori sono donne e uomini che devono per professione fingere sulla scena: fingere nella vita li può portare a perdersi prima e in modo molto più grave rispetto a tutti gli altri esseri umani. Questo è ciò che denuncia Gesù in riferimento al culto richiamando il profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7, 6-7). Esiste un modo di porsi di fronte a Dio che non può essere quello utilizzato con le persone: se di fronte agli altri possiamo fingere attraverso parole e gesti, di fronte a Dio nulla può essere nascosto.

Da dove deriva la negatività che ci porta a fingere? Come un medico, Gesù fa una diagnosi alla ricerca del punto esatto in cui occorre intervenire per avviare un percorso di guarigione: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Mc 7, 15). Tante volte siamo convinti che gli altri ci comunichino negatività, che alcuni eventi siano portatori di male nella nostra quotidianità. Non ci rendiamo conto che nel nostro cuore si decide ciò che ci rende puri o impuri. Finché non faremo pulizia nella nostra interiorità non potremmo in alcun modo vivere serenamente intorno a noi e cercheremo sempre qualcosa di negativo negli altri, mai in noi stessi. Dobbiamo molto vigilare sul nostro cuore: è li che si decide il malessere o il benessere della nostra vita. «Dimmi cosa esce dal tuo cuore e ti dirò chi sei veramente».


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