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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Spesso ci capita di dover prendere decisioni importanti, ma rimaniamo bloccati davanti a domande dubbi e paure: ci riuscirò? Mi conviene? Cosa ne guadagno? Questa fatica nel decidere spesso rallenta i nostri passi e affievolisce la nostra fede. La Parola di questa domenica ci aiuta a crescere nella capacità di scelte forti e costanti, specialmente nel nostro cammino di discepoli. Dopo l’esperienza del Tabor, Luca ci presenta Gesù nel suo lungo viaggio verso la passione, un viaggio che inizia con decisione, senza tentennamenti: prese «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme » e coinvolge i suoi discepoli, mandandoli a preparare il suo arrivo. La prima esperienza in un villaggio della Samaria è un rifiuto. Quante volte il discepolo di Gesù vive l’esperienza del rifiuto, quasi fino scoraggiarsi e condannare l’altro. Ma Gesù «Si voltò e li rimproverò». Gesù è libero da ogni condizionamento e i rifiuti non impediscono la sua missione. Gesù spalanca le menti dei suoi amici: mostra che non ha nulla da spartire con chi invoca fuoco e fiamme sugli altri, fossero pure eretici o nemici, che Dio non si vendica mai.
In questo cammino Gesù mostra anche quali sono le caratteristiche del discepolo. Il cammino di sequela comporta un continuo uscire da sé e un continuo lasciare. Il nostro non è un Dio accomodante e tappabuchi: se Dio diventa una priorità non possiamo fermarci neanche davanti alla morte, che non vuol dire non partecipare al funerale dei nostri cari o non curarli, ma che la nostra chiamata a seguire Gesù non dipende dalla vita degli altri. Gesù chiede radicalità! Chi vuole vivere tranquillo e in pace nelle sue sicurezze non può essere suo discepolo. Il Vangelo di questa domenica pone, noi cristiani, e soprattutto coloro che hanno ricevuto una speciale chiamata dal Signore di fronte a scelte coraggiose, decise.
Rileggere il brano del Vangelo, oggi, alla luce della precarietà delle nostre tante decisioni, ci fa convincere, sempre di più, che le scelte fatte, all’inizio di un cammino della nostra specifica vocazione o stato di vita, subiscono cambiamenti continui e, a volte, vengono del tutto abbandonate e non vissute. Quanti matrimoni falliti, quante vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa interrotte, quanti impegni pastorali assunti nella comunità, come servizio ed amore verso il Signore e la Chiesa, e poi lasciati cadere alla prima difficoltà o contrasto. Gesù vuole da noi, invece, coraggio e nessun tentennamento. Lui è andato spedito per la strada, anche se la sua strada ha richiesto di salire il calvario e morire sulla croce per l’umanità L’esempio è Lui e noi dobbiamo ispirarci a Lui in tutte le nostre scelte. Non possiamo dire come i chiamati del Vangelo di oggi: «Ti seguo ma prima devo fare questo, prima ho un altro impegno». Apparentemente sono legittime richieste quelle che sono evidenziate nel testo del Vangelo, ma in realtà esse nascondono l’incapacità dell’uomo di rispondere all’amore subito e con totale dedizione alla volontà di Dio. Questo nostro limite umano è comprensibile se valutiamo la nostra esistenza nell’orizzonte del tempo e delle cose che ci legano ad esso; ma se abbiamo gli occhi e la mente orientati all’eterno, sappiamo essere capaci di scelte totali e radicali per amore di Cristo e della Chiesa. Ecco il centro di oggi: avere Dio come priorità, mettere ordine anche a tutto il caos che creiamo nelle nostre esperienze. Possiamo farlo, però, solo se consapevoli che Dio non viene a rubarci la felicità, perché non è il dittatore che dal cielo manda il fuoco per sterminaci, ma quell’amore che viene a vivificarci e a condurci a pienezza. Una Parola forte che aiuta ciascuno di noi ad essere non cristiani apatici, ma pieni di passione. E la passione con cui un sacerdote vive le novità e gli imprevisti del suo ministero. È la passione con cui un padre e una madre amano la bellezza e l’imprevedibilità della crescita del figlio. È la passione con cui uno lavora nella comunità, non in quella comunità dove tutto è perfetto, ma dove si vive l’esperienza della fatica e dell’incomprensione. Gesù è un grande educatore dei suoi discepoli; le nostre comunità devono diventare comunità educanti non al facile e alla compiacenza e appagamento di sé stessi, ma alla croce quotidiana del dono generoso e senza interessi personali.