Fare la volontà di Cristo
Commento al Vangelo di domenica 13 aprile 2025 - Domenica delle Palme e della Passione del Signore - Anno C
di Federico Bandinu
L’ingresso trionfale di Gesù nella città santa di Gerusalemme, Incisione anonima della metà del XIX secolo
4' di lettura
13 Aprile 2025

La domenica delle Palme o domenica della Passione ci introduce, con l’ingresso in Gerusalemme, in un tempo santo, centrale per la nostra fede. Gesù è al termine della sua missione. Cammina davanti a tutti verso Gerusalemme. Noi, come Mosè con Dio Padre (cfr Es 33,23), siamo chiamati a seguire, guardandogli le spalle, Gesù che mostra, in questa analogia, la sua divinità. È strano, leggendo attentamente la pericope, che manchi il riferimento classico ai rami di palma e di ulivo. Siamo invitati, da questo elemento mancante, a «non passare troppo facilmente sopra questo mistero» (Giovanni Crisostomo) e non dare nulla per scontato ma fermarci, con cuore attento e docile, sulla Parola che vuole incontrarmi oggi. In una splendida omelia Andrea di Creta (+740) afferma: «Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia […] e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese». 

Il celebrare annualmente questo rito perde ogni vuota superstizione o ritualismo sterile se si accosta al mistero Pasquale che rinnova la fede del singolo credente e della comunità. Gesù entra in Gerusalemme cavalcando un puledro su cui mai nessuno era salito. Il richiamo alla novità e unicità di ciò che accade si impreziosisce dei riferimenti sacrali, che si rifanno alla tradizione (cfrNm 19,2; Dt 21,3), introducono discretamente il tema del sacrificio che avverrà presto. I mantelli gettati sul puledro e sulla strada stanno a indicare la regalità della scena; al lettore ebraico non potevano sfuggire gli elementi anticotestamentari (cfr 2Re 9,13). Gesù entra in Gerusalemme, «si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza» (Andrea di Creta) con la sua divinità e umanità regale. Gesù non si risparmia. In questo per noi si fa veramente umile: «Cristo ci ha amato e ha dato sé stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Noi, come i discepoli, siamo chiamati, in questo momento, a fare la volontà di Cristo. A noi procurare, secondo le sue parole, una cavalcatura. Il greco ci aiuta a comprendere la lotta in atto, entrando in questo tempo e spazio santo, per il discepolo. Infatti Gesù, che comanda cosa fare, è chiamato “Signore” (titolo con cui i primi cristiani identificano Cristo Vero uomo e Vero Dio, Morto e Risorto) ma anche i proprietari della cavalcatura sono chiamati “signori”. 

La tentazione in questa settimana santa è quella di non prestare l’orecchio del cuore alla Parola e alla storia salvifica della Pasqua di Cristo lasciando che il puledro (nostra vita) rimanga nelle mani dei tanti signori – idolatrie varie che invadono la nostra quotidianità – che ci allontanano e distraggono dall’amore di Cristo. Con Lui siamo al centro della Storia della Salvezza. L’inno cantato dalla folla, che poi chiederà che sia crocifisso (quasi ad inserire in questo ingresso la nostra povertà, incostanza e contraddizione), è sintesi tra cielo e terra: la prima parte riprende il salmo (Sal 118) che i pellegrini cantavano entrando in Gerusalemme e la seconda parte il canto degli angeli già presente in Betlemme (CfrLc 2,14). Il brano dell’ingresso in Gerusalemme, liturgicamente, è propedeutico alla celebrazione eucaristica in cui si proclama e si medita la Passione di Cristo. Insieme all’orecchio spalanchiamogli il cuore!

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