La liberazione
Commento al Vangelo di domenica 28 dicembre 2025 - Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Anno A
di Antonio Nicola Rubanu e Giovanni Sanna
Henry Ossawa Tanner, Fuga in Egitto (1916 ca) Barnett-Aden Gallery, Washington
4' di lettura
27 Dicembre 2025

Dopo aver celebrato la Solennità del Natale veniamo inoltrati nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, ricorrente la I Domenica dopo Natale. Tale Festa, celebrata soprattutto per gustare il Mistero dell’Incarnazione, ci trasporta a Nazaret, dimora di quella vera e propria «Chiesa domestica» (Benedetto XVI), in cui Gesù stesso crebbe ed imparò a vivere. Il brano evangelico odierno si presenta tutt’altro che statico: parole e gesti che portano alla celebre “fuga in Egitto”. Per la Famiglia scelta da Dio arriva l’ora della fuga, incombe la morte a causa di un tiranno; dalla vita appena celebrata si passa ai messaggi di morte, all’odio e alla violenza da parte di Erode: uno stato d’orgoglio che fabbrica solo timore e distruzione. Tale scenario che non si ferma a duemila anni fa, ma che avanza nel tempo (purtroppo sempre nel solito spazio), è sede anche di un annuncio di Speranza: un angelo parla nel sogno e al contempo nella realtà ad un «uomo giusto» (Mt 1,19), e la mano di Dio viene in aiuto.

Come scrisse Papa Francesco: «A una lettura superficiale di questi racconti, si ha sempre l’impressione che il mondo sia in balia dei forti e dei potenti, ma la “buona notizia” del Vangelo sta nel far vedere come, nonostante la prepotenza e la violenza dei dominatori terreni, Dio trovi sempre il modo per realizzare il suo piano di salvezza. Anche la nostra vita a volte sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza». Continuava il Pontefice: «Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare». (PC 5)

Spaventa il fatto che la Santa Famiglia sperimenti sin da subito la cattiveria umana ed il rischio della morte davanti agli occhi, ma Dio stesso sceglie Giuseppe e Maria come strumenti di protezione: in particolare il padre putativo di Gesù, sotto una sincera obbedienza all’angelo, si fida del disegno di Dio, salvandoli da una situazione scomoda. Anzi, è proprio in tale momento che sentono maggiormente la presenza di Dio, il Quale non si mostra assente, né indifferente, ma viene in loro aiuto. È interessante chiedersi: cosa stiamo temendo? Nella nostra vita da cosa stiamo realmente fuggendo?

È bene soffermarsi sulle parole dell’angelo (a differenza di Giuseppe, che resta nel silenzio). Due ordini, prima e dopo il pericolo, e apparentemente anche con gli stessi termini. Ma nel secondo comando è incoraggiante notare le parole di liberazione che il falegname galileo riceve: «Sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino» (Mt 2,20). Dio porta liberazione, Dio èliberazione, Dio salva!

Il tempo d’Avvento, e ancor più quello di Natale, ci ricordano che Dio si è fatto piccolo e si fa trovare nella fragilità, per questo non abbiamo nulla da temere. Proviamo, da qui, a camminare insieme, contemplando ancora la Luce, sotto l’esempio della casa di Nazaret, «scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù»; proviamo ad «osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio». In breve, con la Santa Famiglia «impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo». (Paolo VI)

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--