Dati societari
L’Ortobene
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08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Ha inizio con il mercoledì delle Ceneri un tempo nuovo, detto forte, in cui i cristiani sono chiamati alla conversione: ri-orientare la propria vita verso Cristo. In quest’anno giubilare, in cui ci stiamo riscoprendo pellegrini, la Quaresima rinnova il suo valore e significato. Fuggendo la tentazione di esternazioni e spettacolarizzazioni di digiuni e rinunce, siamo invitati, dalla pagina evangelica della prima domenica di Quaresima, a fermarci e riordinare le nostre priorità. Alcuni le chiamano pulizie di primavera altri Primavera dello Spirito.
Lo Spirito Santo apre e conduce questa immagine evangelica. È Lui che riempie e guida nel deserto Gesù. Il Maestro si trova a vivere in solitudine per un tempo, 40 giorni, in un luogo, il deserto, che non rappresenta la location ordinaria per la vita. Sembra quasi che il Maestro, che in queste settimane ci ha guidato con la Sua Parola per luoghi pianeggianti e nelle terre vissute ordinariamente, ci chieda di strapparci un tempo e uno spazio straordinari, forse meno abituali e comodi, ma luoghi di conversione e Verità. Lo Spirito Santo, che ci abita, spinge anche noi a inoltrarci nelle nostre solitudini e nei nostri silenzi per riscoprire che sono abitati di una Parola che rende il deserto un Giardino (come scopriremo la mattina di Pasqua).
Abbiamo delle coordinate simboliche: il tempo e il luogo. Quaranta giorni sono tanti!? Essi rimandano all’esperienza di Noè che dovette aspettare un tempo adeguato “40 giorni” perché tutto si ristabilisse. Sono quaranta anche gli anni del Popolo nel deserto; tempo propizio per sviluppare una relazione autentica Popolo-Dio. Guardando ad Israele peregrinante capiamo come il deserto sia un luogo in cui la vera essenza dell’uomo si rivela senza ipocrisie. Le maschere cadono, le paure si fanno forti, i silenzi assordanti. Il numero quaranta e il deserto ci rimandano alla rivelazione dell’umanità che ha dei bisogni e delle speranze; rivela un’umanità autentica. Gesù che è «l’Uomo Reale» (Karl Barth) rivela l’uomo all’uomo che non può compiersi che all’interno della relazione con Dio. È l’esperienza di Noè sull’Arca, di Mosè ed il Popolo. Nella relazione con il Padre scopriamo chi siamo! Il diavolo (divisore e mentitore) sa bene chi sia Gesù e vuole metterlo alla prova (tentarlo). Lo fa con tre livelli: i bisogni fisici, il potere e l’autodeterminarsi. Papa Francesco suggerisce che «con il demonio non bisogna mettersi in dialogo». Gesù non lo fa in questa scena, lascia che attraverso la sua voce umana parli la Parola di Dio. Le sue risposte sono rintracciabili nel libro del Deuteronomio (Dt 8,3; Dt 6,13; Dt 6,16). Attraverso la Parola di Dio si combatte la forza tentatrice che ci vuole far deviare da noi stessi e peccare. Se il peccato è “perderci”, non ritrovando più la relazione con Dio che ci determina, la Parola di Dio è quel faro che ci riporta a Colui che quella Parola ce l’ha donata. La vittoria nel deserto, prefigurazione e preparazione della vittoria che avverrà «nel momento fissato», non è per sé stesso ma per ogni uomo. Ci dona, nel suo esempio, dei mezzi per il combattimento spirituale. Scrivono i padri: «Considera dunque le armi di Cristo, con le quali egli ha vinto non per sé, ma per te. […] Difatti non usa la sua potenza in quanto Dio – a che cosa questo mi sarebbe servito – ma, in quanto uomo, si procura un aiuto comune, affinché l’uomo, tutto intento a pascersi delle Scritture divine, dimentichi la fame del corpo e si nutra del Verbo celeste» (Ambrogio).