L’Umile cerca l’umile
Commento al Vangelo di domenica 9 luglio 2023 - XIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
di Michele Pittalis
Carl Heinrich Bloch, Cristo consolatore (particolare), Brigham Young University Museum of Art
4' di lettura
9 Luglio 2023

L’ideale cristiano non è affatto una perfezione morale, ma la conformazione a Cristo, cioè vivere, pensare, agire, scegliere, amare come Gesù, o, come suggerisce la seconda lettura di questa domenica, usa l’espressione «camminare secondo lo Spirito».

C’è una parola che unisce la prima lettura del profeta Zaccaria con il notissimo brano del Vangelo di Matteo: umiltà. È una parola ormai desueta, che sta lentamente scomparendo dal vocabolario e dall’uso quotidiano. Non sembra davvero esserci tanto spazio per l’umiltà ai giorni nostri. L’umile è facilmente scambiato per un inetto, un incapace, un perdente, passivamente e colpevolmente sottomesso, prigioniero della disistima di sé, uno che si tarpa le ali da solo. Eppure, è una caratteristica fondamentale di Gesù, e quindi dovrebbe esserlo di ogni cristiano.

Il profeta Zaccaria annunzia la venuta di un re, «giusto e vittorioso», annunciatore e costruttore di pace, che fa traboccare Gerusalemme di gioia ed esultanza. Egli però entra in Gerusalemme cavalcando un’asina. È sì «giusto e vittorioso», ma è anzitutto umile, quasi dimesso. Viene subito in mente l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accompagnato da un’esultanza trionfale. Anche lì Gesù, re buono e giusto, entra nella città cavalcando un’asina. E conosciamo, poi, come paradossalmente le grida di giubilo e di ovazione si tramuteranno in grida di condanna e di morte.

L’umiltà, infatti, è fatta di silenzio e di semplicità, di consapevolezza del proprio limite e della propria preziosità, dell’accettazione della verità di se stessi, di nascondimento e di impegno per la pacificazione. Possiamo dire, anzi, che senza umiltà non esiste pace, né interiore né esteriore. Perché l’umiltà è la condizione necessaria perché il Signore possa entrare nella nostra vita. L’Umile cerca l’umile.

Nella preghiera che il Vangelo riporta, Gesù stesso si definisce «mite ed umile di cuore», in un contesto di preghiera e di lode al Padre, perché rivela i segreti del Regno ai piccoli. C’è un agire di Dio che esula totalmente dalla mentalità e dal costume umano, che ci sovrasta infinitamente, che travalica ogni barriera della logica e del calcolo umani, che continuamente ci sorprende, perché ci fa capire che Dio Padre sceglie nel mondo e ha caro ciò che invece il mondo disprezza, evita, giudica e condanna.

Il brano del Vangelo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima si ha proprio l’esplosione di gioia nello Spirito di Gesù, che rende lode al Padre perché ha rivelato il suo progetto di salvezza ai piccoli, ai semplici, ai poveri, agli umili. Solo chi è capace di far spazio a Dio, rinnegando se stesso, svuotandosi di sé per lasciarsi riempire dall’Altro, solo chi ha la saggezza di considerarsi ed essere piccolo davanti a Dio, bisognoso di amore e di redenzione, può riconoscere Gesù come salvatore.

La seconda parte è un inno alla reciproca conoscenza che esiste tra il Padre e il Figlio. Ma questa intimità, questa reciprocità non è chiusa: si apre all’esterno, si apre al credente, «colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo», che partecipa così della stessa circolazione di amore che intercorre tra il Padre e il Figlio nello Spirito. La terza parte è un invito, carico di tenerezza e di affetto, che Gesù rivolge a ciascuno di noi, di metterci alla sua sequela, di riconoscere in Lui la risposta alle nostre attese e ai nostri bisogni, di sperimentare il suo abbraccio, che è insieme riposante e liberante.

L’immagine del giogo, che evoca immediatamente peso e fatica, si tramuta in qualcosa di nuovo: è il giogo dell’amore autentico, che toglie il timore e apre all’amore filiale e spontaneo.

Imparare da Lui la mitezza e l’umiltà, è «trovare ristoro per la nostra vita». Imparare poi suggerisce un cammino: sta a noi accogliere l’invito e sperimentare la dolcezza della carità. Se essere cristiani è allora vivere come Gesù, è solo a Lui che dobbiamo guardare, per avere in noi i sentimenti e il pensiero di Cristo.

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