Relazione e ascolto
Commento al Vangelo di domenica 20 luglio 2025 - XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
di Federico Bandinu
Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria (1655 ca), Scottish National Gallery, Edimburgo
4' di lettura
19 Luglio 2025

Con Gesù, questa domenica, siamo in cammino verso Gerusalemme. Nel suo pellegrinare anche il Maestro, con i suoi, ha bisogno di fermarsi, riposare e rifocillarsi. Sembra che il Signore, attraverso la sua parola, abbia qualcosa da dire anche in questo tempo che per molti è di distensione e vacanze. Egli si ferma da una donna: Marta. L’accoglienza per le popolazioni semitiche rappresenta un imperativo altissimo che chiama in causa la tradizione, la fede e la morale ebraica. Accogliere un forestiero è accogliere Dio; basti pensare all’episodio di Abramo presso le Querce di Mamre (Gen 18,1-9). Marta, come tanti che sono impegnati in attività ecclesiali ed umanitarie, dopo un primo slancio entusiasta, soffre la fatica di un servizio spesso faticoso, solitario e non gratificato. Le parole di Gesù se lette, erroneamente, in un’ottica di competitivistica sembrano scoraggiare ogni attività: preferisce a Marta, che si rimbocca le maniche e lavora, Maria che è seduta. Maria è ai piedi del Maestro come discepola, si pone più in basso: ai suoi piedi. Marta invece, in piedi quale donna di casa, cerca di insegare al Maestro come comportarsi in quella situazione. Gesù la chiama: «Marta, Marta». Sembra che voglia aprirle gli occhi – con lei anche noi che spesso corriamo dietro mille cose – sul suo affanno ceco. Egli che conosce il nostro affanno e la fatica chiama ognuno per nome e ci invita a guardare a Lui; come Maria che, ascoltandolo da discepola, ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta. Ascoltare la Parola è l’unica cosa di cui c’è bisogno! È il punto di partenza: la relazione tra il discepolo e il Maestro, tra Cristo e il Cristiano, tra l’io (bisognoso di salvezza) e il Tu (di Cristo che mi salva).  

Il primato è sempre sulla relazione con Cristo. «Tutto ciò che da essa ci distrae, anche se grande, dev’essere considerato secondario e anche inferiore» (Giovanni Cassiano). «Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore – relazione con il Dio Amore – non sarei nulla» (1Cor 13,2). 

Leggendo la pericope evangelica dobbiamo fuggire la tentazione di essere giudici dell’uno e dell’altro personaggio ma accogliere l’invito alla conversione che ci chiama ad essere pienamente cristiani: pellegrini dietro e con Cristo. Se siamo in cammino verso Gerusalemme – luogo di salvezza e di redenzione – allora troviamo tracciato il cammino dalle due amiche del Signore: ascolto della Parola e servizio. L’una non esclude l’altra. L’ascolto precede il servizio perché sia fondato su Cristo, roccia stabile di ogni azione (Cfr. 1Cor 10,4). Il servizio è conseguenza dell’ascolto obbediente della Parola perché «la fede se non ha le opere, è morta in sé stessa» (Gc 2,17). I pellegrini di Speranza sono coloro che, guardando alla casa di Betania, «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (Col 2,7), camminano nell’oggi con la vocazione ad essere sale della terra e luce per il mondo (Mt 5,13-14). Senza Cristo non siamo nulla, non possiamo nulla e non abbiamo alcuna Speranza a cui tendere e per cui valga la pena vivere. «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Non può esistere vita cristiana e servizio ecclesiale o umanitario che non passi dall’essere seduti in ascolto di Cristo. Per amare veramente bisogna stare anelanti presso la fonte dell’Amore: la Croce di Cristo.

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