Risorti in Cristo
Commento al Vangelo di domenica 20 aprile 2025 - Pasqua di Resurrezione - Anno C
di Federico Bandinu
William-Adolphe Bouguereau, Le donne al sepolcro (1890), Museo delle Belle Arti di Anversa
4' di lettura
20 Aprile 2025

«Sembra che tutto vada a infrangersi contro una pietra […] Può insinuarsi l’idea che la frustrazione della speranza sia la legge oscura della vita. Oggi però scopriamo che il nostro cammino non è vano, che non sbatte davanti a una pietra tombale» (Papa Francesco). Con le donne, anche noi, abbiamo assistito con sgomento e dolore alla morte. Negli occhi di quelle donne sono ancora impressi quegli attimi troppo forti e vicini della croce e del sepolcro; nei nostri il dolore frustrante dei nostri limiti, il chiasso del nostro peccato, la lontananza da un motivo per cui vivere. Anche noi andiamo al sepolcro per onorare il cadavere eppure troviamo l’inimmaginabile: la pietra è stata tolta e dentro non vi è nessuno. Non capiscono; era lì! La testa china è l’atteggiamento di chi ha perso, di chi è perso e cerca in terra le orme di un cammino già percorso ma non le trova. 

È il primo giorno della settimana, è inaugurato il tempo nuovo. Finisce il tempo della morte inizia il tempo della vita eterna (cfr Agostino). C’è un annuncio: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto». Non poteva esserci annuncio più grandioso di questo; la morte è vinta, una Luce ha vinto le tenebre, la Salvezza ha schiacciato il peccato. Come per la nostra vita già «per la comunità primitiva, dopo la morte di Gesù, il coronamento di quest’opera è il fatto grandioso della resurrezione di Cristo. Nessun altro momento della storia, sia esso nel passato o nell’avvenire, può rivestire un’importanza tanto centrale» (Oscar Cullmann). 

Per far esperienza della Pasqua viene comandato di fare un’azione sola: ricordare. Ri-cordati: porta di nuovo al cuore l’esperienza intima del Suo Amore che dona vita e ti permette di non restare nel sepolcro del venerdì santo ma di vivere nel giardino del Sua Pace. 

Le donne ritornano dagli undici e dagli altri e non vengono credute. Gesù continua, scegliendo i poveri (le donne per il diritto ebraico erano tali), di non imporsi ma, rispettandoci, offrirci la via della speranza. Siamo pellegrini di Speranza. «La risurrezione: questo è il grande prodigio su cui poggia tutta la speranza cristiana» (Jean Danielou). Insieme agli altri siamo anche noi insieme agli undici. Abbiamo una scelta da compiere: credere che stiano vaneggiando oppure come Pietro dar loro credito e mettersi in movimento verso il sepolcro. Possiamo scegliere se rimanere fermi nel sepolcro delle nostre delusioni o andare incontro, come pellegrini, alla novità della Vita. 

Pietro è il primo pellegrino. Lui, come le donne, ha ricordato ora, come qualche ora prima (quando il gallo cantò), le parole del Maestro. Egli riporta al cuore quell’Amore che, sebbene ferito e tradito, ha camminato e si è offerto per il povero pescatore di Galilea. È morto, per me, perché tornassi alla vita. «Nella notte di Pasqua, sono nate tutte le nostre vite» (Card Robert Sarah). Pietro, dando spazio alla speranza, compie cinque azioni: si alza (verbo della risurrezione), corre (si mette in ricerca), si china (con fede umile su un Mistero tanto Grande), vede (è partecipe della Risurrezione) e torna indietro pieno di stupore (vive da/nel Risorto). È la nostra esperienza di fede: dalla delusione delle nostre morti risorgiamo in Lui. Ha vinto la mia morte. Dallo stupore di Pietro e dalla sua fede si aprono le strade nuove della Speranza. Cristo è stato risuscitato dal Padre, è vivente in mezzo a noi. È il punto centrale, la meta della storia, da cui parte il pellegrinaggio dei viventi in Cristo nostra Speranza.


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