Dati societari
L’Ortobene
Piazza Vittorio Emanuele 8
08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
«Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore» (Sofocle, Antigone).
«Di tutti gli esseri viventi che hanno intelligenza, noi donne siamo gli esseri più infelici; prima di tutto bisogna che noi con eccesso di ricchezza compriamo uno sposo, come anche padrone del corpo: […] per le donne non sono onorevoli i divorzi, né è possibile ripudiare lo sposo. E dicono che noi viviamo in casa una vita senza rischi, mentre quelli combattono con la lancia; ma si sbagliano, perché tre volte sarei disposta a stare presso lo scudo piuttosto che partorire una volta sola» (Euripide, Medea, v. 230 ss.).
Il 25 novembre è stata celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: profondamente scossi dalle troppo frequenti tragiche notizie di soprusi, prevaricazioni, uccisioni di donne, abbiamo costruito un breve percorso di riflessione critica, finalizzato ad offrire delle sollecitazioni per prendere consapevolezza di un fenomeno terribile e drammatico le cui radici profonde affondano nella storia antica e nel mito. Sono solo storie, sono state scritte per raccontare, non sempre per denunciare. Si tratta di miti, che potrebbero però avere un fondo di verità. Sono racconti di violenza fisica e psicologica, come quella che narra di Ifigenia, sacrificata dal padre per ragioni di potere, o come quella delle giovani Danaidi costrette a sposarsi contro il loro volere. I miti costituiscono per certi versi il paradigma di storie che sono accadute, accadono, ovunque nel mondo, perché le sofferenze delle donne, le lotte, le discriminazioni non hanno confini. Conoscerle significa compiere un passo per educare affinché si possa costruire un presente e un futuro migliori. Vogliamo sperare che la nostra voce sia più forte della violenza.
Medusa
Di eccezionale bellezza, è così che Ovidio, nelle sue Metamorfosi, descrive con ironia tragica Medusa, l’unica mortale tra le tre Gorgoni. Questa sarebbe una storia normale se non si mettesse in mezzo il solito maschio bianco possessivo e per di più immortale. Poseidone infatti decide di prendersi la verginità della giovane con la violenza proprio nel tempio della sorella glaucopide. Atena, dea della sapienza, incarnazione del buon governo, sa esattamente chi è il colpevole: Medusa, la cui colpa è stata di non trovare posto migliore per farsi violentare. E mentre il signore del mare se ne torna a gestire correnti oceaniche e simili, la giovane viene punita trasformata in un essere dalla non bella chioma. Questo cosa ci insegna bambini? Che è colpa tua se con il tuo comportamento hai attirato l’attenzione di un uomo, che non hai saputo “evitare il lupo” (parafrasando un certo giornalista), il quale in fondo ha solo seguito il suo istinto naturale. No?… No. Sono passati due millenni dalla scrittura di questo mito eppure il victim blaming (colpevolizzazione della vittima ndr) e la rape culture (cultura dello stupro ndr) sono più attuali che mai. Proteggere chi subisce è il primo passo per una società giusta.
Dal mito di Andromaca alla tragedia di Giulia
Andromaca è una delle figure più toccanti dell’Iliade: attraversa il racconto come una presenza segnata da un dolore profondo, dalla perdita del padre, dei fratelli, della sua città e infine del marito Ettore. Il suo destino, deciso da forze più grandi di lei, la rende simbolo della condizione femminile nell’antichità, quando le donne raramente potevano scegliere per sé. Andromaca non è solo un personaggio epico: è la voce di tutte quelle donne prive del diritto di scegliere, costrette a subire le conseguenze delle decisioni e dei conflitti degli uomini. A distanza di millenni, questa fragilità imposta continua ad avere un’eco. Ancora oggi, infatti, esistono donne la cui vita viene spezzata dalla violenza, come nel caso di Giulia Cecchettin, uccisa nel 2023 dall’ex fidanzato. La sua storia ha scosso l’Italia e l’ha trasformata in un simbolo contemporaneo della violenza di genere. Come Andromaca, anche Giulia non ha potuto decidere del proprio futuro. Sebbene lontane nel tempo, entrambe rivelano una stessa verità dolorosa: la vulnerabilità delle donne di fronte a comportamenti e sistemi che non riconoscono pienamente la loro autonomia. Il loro esempio ci ricorda che libertà, dignità e sicurezza non sono mai conquiste scontate e che la lotta contro la violenza è una responsabilità collettiva.
Criseide, Briseide e la “donna oggetto”
Criseide e Briseide sono due personaggi che fanno capire la mentalità ed il comportamento verso le donne ai tempi dell’antica Grecia. Esse sono due schiave, ma il fatto che siano donne le pone in una situazione ancora più sgradevole. Non solo non sono considerate delle persone, ma sono ciò che più rappresenta la “donna oggetto” nell’Iliade, come possiamo vedere per esempio nell’episodio in cui Agamennone, rivolto ad Achille, chiama Briseide «il tuo premio», come se lei fosse un oggetto da vincere o, parlando di Criseide dice: «…molto desidero tenermela in casa…», poiché lei sarebbe sempre stata a sua disposizione. Agamennone ed Achille tolgono queste ragazze alle loro famiglie per usarle a loro piacimento, rendendole degli oggetti da “cedere” o da “portarsi via”, vittime di scambi in cui esse non hanno diritto di parola.
Ma le donne sanno anche combattere… Le Amazzoni (Ἀμαζόνες)
Nella mitologia greca le Amazzoni, figlie di Ares, erano un popolo di donne guerriere, fiere e coraggiose, abili nel cavalcare e nel combattere. Pare vivessero in un’isola ai confini del mondo, in una città detta Themiskyra. Come ci raccontano Omero, Erodoto e Diodoro Siculo queste donne erano dedite all’arte della guerra e praticamente invincibili. Governavano grandi regine, le più celebri erano sicuramente Ippolita o Pentesilea (che guida le sue guerriere a combattere nella guerra di Troia con gli Achei). Un esempio moderno di queste guerriere sono sicuramente le Madri di Plaza de Mayo, la piazza dove andavano a protestare nonne, madri e familiari dei desasparecidos, gli oppositori politici, scomparsi durante la dittatura militare argentina, tra il 1976 e il 1983. Queste donne affrontarono con coraggio la dittatura, rischiando il carcere e la morte pur di ottenere giustizia per i propri familiari.
Le storie delle grandi protagoniste dei miti greci assumono il significato di figure simbolo, che incarnano significati universali, spesso complessi e che parlano ancora alle coscienze degli uomini e delle donne del nostro tempo.
A cura degli alunni della classe III A del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Leonardo Gusai, Francesco Mulas, Paolo Pisano, Asya Talas
Coordinamento didattico Venturella Frogheri