Lucio e gli altri, storie di riscatto e redenzione
Sono tante le figure esemplari per la loro capacità di superare prove e difficoltà
di V C Liceo Classico Asproni di Nuoro
Ritratto di Thomas Alva Edison
13' di lettura
15 Marzo 2025

L’asino d’oro, anche conosciuto con il titolo Metamorfosi è il capolavoro di Lucio Apuleio (125-170 d.C.) e nell’ambito della letteratura latina è l’unico romanzo che è giunto a noi per intero. Negli undici libri che lo compongono si descrivono le peripezie del protagonista, appunto il giovane Lucio, il quale, animato da una “curiositas” che si rivelerà pericolosa, si accosta al mondo della magia e per un fatale errore viene trasformato in asino. Alla fine dopo molte sofferenze e patimenti riesce a ridiventare uomo grazie all’intercessione della dea Iside. La storia di Lucio ha un valore profondamente allegorico, poiché rappresenta la caduta e la redenzione dell’uomo. Sant’Agostino esortava a piegarci docilmente, senza spezzarci (“Flectamur facile, ne frangamur”). Come Lucio riuscì a riacquistare la sua natura umana e a riscattarsi, così anche nei tempi moderni è possibile individuare storie di riscossa. Nel nostro mondo ci sono molte persone che hanno dovuto affrontare un arduo viaggio o percorso per cambiare la propria vita, per redimersi, hanno dovuto affrontare pericoli, fare sacrifici e, cosa importantissima, senza mai smettere di credere in loro stessi.  “Dal dolore al riscatto”: gli esempi sono davvero innumerevoli e nelle righe che seguono si intende offrire all’attenzione dei lettori proprio alcune di queste figure pubbliche e le loro storie di resilienza.

Partiamo da Thomas Alva Edison: passò alla storia come uno dei più prolifici e celebri inventori, padre della lampadina e del fonografo. Il raggiungimento del successo, però, non fu semplice: a dieci anni dovette ritirarsi da scuola, in quanto gli insegnanti lo ritenevano lento, distratto, poco attento e incapace di imparare. In realtà, non si erano resi conto che il ragazzo era parzialmente sordo. Nonostante ciò, fin dalla più tenera età, Thomas palesò un insaziabile desiderio di conoscere e sperimentare e una viva curiosità. Non si lasciò scoraggiare e dimostrò uno spirito di resilienza ammirevole, approcciandosi al fallimento in maniera pragmatica e ottimista. La stessa iconica e titanica invenzione della lampadina fu il frutto di uno sforzo ineguagliabile: armandosi di pazienza e speranza, Edison esaminò più di 6.000 tipi di filamenti diversi, fino a trovare, con l’aiuto di Lewis Latimer, uno dei primi inventori afroamericani conosciuti, quello giusto, ovvero il filamento del carbonio. Edison affermerà: “Molti fallimenti nella vita si segnalano da parte di quegli uomini che non realizzano quanto siano vicini al successo nel momento in cui decidono di arrendersi. Io non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.”

Passiamo a Jessica Watson: è una velista australiana, la prima più giovane al mondo a completare la circumnavigazione del globo in solitaria nel 2010. Si trattava di un sogno che aveva sin dall’età di undici anni, così, quando raggiunge i sedici, lo fa diventare realtà. Il viaggio, tuttavia, non fu privo di difficoltà, anzi, queste si presentarono da subito, dapprima per le opposizioni riguardo alla sua giovane età; successivamente perché la circumnavigazione da lei scelta era la più difficile: nella più totale solitudine e mancanza di assistenza: nessuno l’ avrebbe aiutata in alcun modo e lei non si sarebbe mai potuta fermare. Immaginiamo quanto sia difficile, per un adolescente di sedici anni, compiere un viaggio così lungo in completa solitudine, senza contatti umani per ben sette mesi, e senza un appoggio nei momenti di difficoltà, poiché Jessica, in mare aperto, si troverà anche a dover affrontare tempeste e forti venti. È necessaria un’incredibile determinazione, forza di volontà, e mente lucida per compiere una tale impresa. Per questo motivo possiamo considerare il viaggio di Jessica anche come un percorso di crescita interiore, che l’ha portata ad essere la donna che è oggi.

Non possiamo non citare Mauro Prosperi. Sopravvissuto per dieci giorni nel deserto del Sahara, la sua è una storia di cambiamento e crescita personale. Fin da bambino appassionato dello sport, vincitore di molte medaglie, all’età di 40 anni conosce l’uomo che gli propone la sua sfida più importante, la Marathon des sables, una maratona estrema nel deserto del Sahara, nel corso della quale si perde, attraversa pericoli ed enormi rischi fino al momento in cui viene tratto in salvo. Negli anni successivi parteciperà alla Marathon des sables per diverse altre volte. Nel suo libro “Quei 10 giorni oltre la vita” scrive: “Il mio deserto mi ha tenuto in grembo per nove giorni e poi mi ha fatto rinascere, ridandomi la vita il nono giorno. Oggi effettivamente non ho 65 anni ma 26. Sono rinato il giorno in cui ho visto la pastorella (nota: la donna che lo ha salvato). Quel giorno era il 23 aprile 1994 e io lì sono nato nuovamente. La mia madre, il deserto, ancora oggi mi chiama e io corro da lei per farmi abbracciare. Ringrazio il deserto per avermi protetto, salvato e soprattutto amato”.

Molto famosa è la vicenda di Nelson Mandela: nato nel 1918 in un villaggio rurale del Sudafrica, ha studiato legge e si è unito al Congresso Nazionale Africano (ANC) per combattere l’apartheid, il sistema di segregazione razziale in Sudafrica. Dopo essere stato arrestato nel 1962, è stato condannato a vita. Durante i suoi 27 anni di prigionia, ha mantenuto la sua determinazione per la libertà e l’uguaglianza. Una volta liberato, nel 1990, ha guidato il paese verso la riconciliazione e le prime elezioni democratiche nel 1994, diventando il primo presidente nero del Sudafrica.

Significativa anche la figura della scrittrice J.K. Rowling: ha vissuto un’infanzia difficile, segnata da una famiglia disfunzionale e dalla morte della madre. Dopo la perdita del lavoro e un periodo di depressione, ha iniziato a scrivere la storia di Harry Potter. Nonostante inizialmente abbia ricevuto numerosi rifiuti da editori, il primo libro è stato finalmente pubblicato nel 1997, conoscendo un incredibile successo globale. Oggi, Rowling è anche nota per il suo lavoro filantropico, che la rende sostenitrice di varie cause, tra cui quelle legate alla salute mentale.

Malala Yousafzai

Non possiamo non ricordare Malala Yousafzai: è una donna che ha visto in faccia la morte ma ha superato anche qiesta prova.  Nata il 12 luglio del 1997 a Mingora, in Pakistan, sin da bambina era appassionata per lo studio e l’istruzione, sostenuta dalla famiglia e soprattutto dal padre, proprietario di una scuola. Tuttavia, lei, dopo aver scritto un blog per la BBC a soli 11 anni denunciando come il domino dei talebani avesse vietato alle ragazze di andare a scuola, nel 2012 fu vittima di un attentato da parte dei talebani stessi, che le spararono alla testa mentre tornava a casa in autobus.  Miracolosamente sopravvisse all’attacco e si trasferì con la famiglia nel Regno Unito per le cure mediche, e dopo il recupero, divenne un simbolo globale all’istruzione. Nel 2014, assieme ad un attivista indiano contro lo sfruttamento minorile, a soli 17 anni vinse il Premio Nobel per la Pace, e ancora oggi continua la sua lotta per l’educazione e la parità di genere.

Bebe Vio. Classe 1997, a undici anni viene colpita da una meningite fulminante. La malattia le provoca un’infezione del sangue talmente devastante che i medici sono costretti ad amputarle gambe e avambracci. Bebe Vio, però, per quanto giovane non si lascia sopraffare, e lotta per continuare a dedicarsi alla sua passione: la scherma. Nel 2010 disputa la sua prima gara ufficiale a Bologna, e da allora non si ferma, fino a diventare campionessa alle Paralimpiadi nel 2016 e di nuovo nel 2021. I genitori, per permetterle di seguire i suoi sogni, hanno fondato “Art4sport”, di cui Beatrice è stata la prima atleta e che fornisce ai bambini protesi di arto. Ancora oggi, Bebe Vio continua a fare numerose apparizioni in televisione, per condividere la propria storia di forza, determinazione e rivincita.

Malcolm X

Malcolm X rappresenta un esempio straordinario di riscatto, non solo per la sua evoluzione personale, ma anche per il suo impatto sulla società. Nato in una famiglia povera e segnata dalla violenza razziale, Malcolm X affrontò una vita di difficoltà fin dalla giovane età. Dopo l’assassinio di suo padre da parte di un gruppo di suprematisti bianchi, la sua infanzia fu segnata dalla povertà e dal trauma, e, da adulto, si trovò coinvolto in attività criminali, tra cui furti e spaccio di droga. Questo periodo di vita lo portò a finire in prigione, dove iniziò una lunga riflessione che avrebbe segnato la sua redenzione. Fu in carcere che Malcolm X trovò un nuovo senso della propria identità attraverso la conversione all’Islam, un passo che lo trasformò radicalmente, facendolo evolvere da un uomo di violenza e rabbia a un leader pacifista e attivista per i diritti civili. La sua transizione, dalla rabbia e dalla rivalsa verso una lotta più pacifica e strutturata, rappresenta il culmine di un profondo cambiamento interiore. Durante il periodo di prigionia, Malcolm X intraprese un processo di introspezione e lettura che lo portò a comprendere la vera natura della sua oppressione e, soprattutto, a rendersi conto di come la sua vita fosse stata influenzata dalle ingiustizie razziali e dalla violenza sistemica. La sua evoluzione passò dal rifiuto della società dominante alla costruzione di un ideale di giustizia che non cercava vendetta, ma la dignità e la parità per tutti. In questo, la storia di Malcolm X presenta delle affinità con la figura di Lucio nelle Metamorfosi di Apuleio, anche se nei contesti culturali e storici molto distanti. Come Lucio, il cui percorso di redenzione è segnato dalla sua trasformazione fisica in asino e dal dolore che ne consegue, anche Malcolm X subì una “metamorfosi” psicologica e sociale. Nel caso di Lucio, la metamorfosi è una punizione che lo costringe a vivere una condizione di totale umiliazione, ma proprio questa sofferenza lo spinge a riflettere sulla sua vita e a compiere un percorso di redenzione che culmina nella sua restaurazione umana e spirituale. Allo stesso modo, per Malcolm X la “prigione” rappresenta una sorta di trasformazione, in cui la sofferenza e l’isolamento lo obbligano a fare i conti con se stesso, a rivedere le sue convinzioni e a rinascere come un uomo nuovo, impegnato non solo per la propria libertà, ma anche per quella degli altri. La redenzione di Lucio è legata alla consapevolezza dei propri errori e all’abbraccio di una vita di virtù, che viene infine premiata dalla restaurazione del suo corpo e della sua posizione sociale. Così, anche Malcolm X, pur partendo da una vita segnata dalla violenza e dall’odio, riconosce la necessità di una trasformazione interiore e di un impegno civile più alto. La sua evoluzione dimostra che, attraverso la riflessione e il cambiamento, anche un uomo che ha conosciuto la violenza e il crimine può trovare la redenzione, non solo per sé stesso, ma anche per la comunità. In entrambi i casi, il percorso di riscatto è complesso, ma segna una rinascita che non è solo fisica, ma anche morale e spirituale, dimostrando che la consapevolezza dei propri limiti può aprire la strada a una nuova possibilità di vita.

Ingrid Betancourt

Ingrid Betancourt è una politica e attivista colombiana, nota per la sua drammatica esperienza come ostaggio delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e per la sua resilienza nel superare questa difficile prova. Iniziò la sua carriera politica negli anni ’90, impegnandosi nella lotta contro la corruzione e il narcotraffico in Colombia. Fu deputata e poi senatrice, guadagnandosi una reputazione di integrità e coraggio. Nel 2002, si candidò alla presidenza della Colombia. Durante la campagna, decise di visitare una zona sotto il controllo delle FARC, nonostante i pericoli noti. Il 23 febbraio 2002, mentre viaggiava verso la città di San Vicente del Caguán, Betancourt fu rapita dai guerriglieri delle FARC. L’area era altamente pericolosa, ma lei insistette nel voler raggiungere il luogo per incontrare i cittadini e portare avanti la sua campagna. Fu tenuta prigioniera nella giungla colombiana per sei anni e quattro mesi, vivendo condizioni durissime: isolamento e privazione di libertà, maltrattamenti fisici e psicologici. sorveglianza costante e continui spostamenti nella giungla. Durante la prigionia, Ingrid cercò di mantenere la sua forza mentale, nonostante i momenti di disperazione. Il 2 luglio 2008, l’operazione militare “Operazione Scacco” portò alla sua liberazione insieme ad altri 14 ostaggi. Dopo la sua liberazione, Ingrid Betancourt ha dedicato la sua vita alla riflessione sul significato della libertà e al sostegno delle vittime di violenza e ingiustizie. Ha scritto un libro, Even Silence Has an End (Non c’è silenzio che non abbia fine), in cui racconta la sua prigionia e le lezioni di resilienza che ne ha tratto. Ella è simbolo di resilienza, rappresenta la capacità di superare la sofferenza estrema e di trasformare un trauma in un’opportunità per generare cambiamenti positivi. La sua storia di sopravvivenza è un potente esempio di forza interiore, perseveranza e speranza.

Ellen DeGeneres: ha sperimentato discriminazione e bullismo durante la sua adolescenza, ma è diventata una comica di successo. Tyler Perry ha avuto un’infanzia segnata da abusi e povertà. Ha iniziato la sua carriera scrivendo e producendo spettacoli teatrali, ma ha affrontato molti fallimenti prima di trovare il successo. Michelle Obama. Cresciuta a Chicago in una famiglia modesta, Michelle ha superato numerose sfide per ottenere una formazione di alto livello, laureandosi ad Harvard. Come First Lady, ha lanciato iniziative per la salute dei bambini e l’educazione delle ragazze. Moltissimi altri esempi potrebbero essere citati. Di fatto tali vicende di vita non solo mostrano le sfide che queste persone hanno affrontato, ma anche come esse abbiano utilizzato le loro esperienze per crescere e ispirare gli altri, dimostrando che il riscatto è possibile. Le loro storie di cadute e sconfitte, ma anche di vittorie e di riscatto, sono meritevoli di essere raccontate e ricordate.


A cura degli alunni della classe V C del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Sofia Cabitza, Chiara Concu, Lucianna Delogu, Clara Ena, Maria Grazia Rita Goddi, Mariantonietta Lai, Beatrice Loi, Lucia Tola.

Coordinamento didattico: Venturella Frogheri

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--