Luigi Boe padre e figlio, entrambi morti in guerra
Il padre morto nella battaglia del Piave, il figlio morto nella battaglia di El Alamein
di Natalino Piras
6' di lettura
15 Dicembre 2024

Luigi Boe padre morto nella battaglia del Piave. Luigi Boe figlio morto nella battaglia di El Alamein. Come un refrain che passa da conoscenza individuale a memoria storica. Padre e figlio, unico nome, li accomuna da qualche decina d’anni una via loro dedicata, a Bitti, nel paese basso, attraversante Cadone, il vicinato de sos remitanos. Prima era via Valsugana, dove «le mosche si tagliano a fette» si dice che abbia detto un segretario comunale, con grande fastidio. A contrasto di quell’affermazione è da questa terra povera e oscurada che continua a provenire luce: come un avveramento delle utopie di Remunnu ‘e Locu, persona senza scrittura, il poeta più importante di Bitti, cadoniano. 

Luigi Boe padre e figlio abitarono a Pinna ‘e Todde, poco sopra Cadone.  Mortos ambos in gherra, il padre ebbe medaglia di bronzo al valore, il figlio d’argento. La loro memoria sono poesie di Raspitzu e Cimino, diversa tradizione orale, una mia pagina di giornale, poco altro.  

C’è adesso un libro che l’intera vicenda ricompone. Un lungo titolo nel frontespizio: Luigi Boe. Bitti, 1915. – El Alamein, 1942. Un uomo, una storia, tre comunità. Tortolì, Galtellì, Bitti. Sergente Maggiore 186° Reggimento (2° Paracadutisti) VII Battaglione 20ª Compagnia 185ª Divisione di fanteria “Folgore”, sigla editoriale B.C., ottobre 2024 (119 pagine, un ricco corredo fotografico, disegni e acquerelli dell’autore). Il libro lo ha scritto Giuliano, Giulio, Chirra, bittese, medico con la passione della storia, autore di diversi libri sui sardi nelle due guerre mondiali, specie la prima, dei dispersi in terra anzena, ma pure di monografie sulla civiltà contadina e uno godibilissimo, raccontato a fumetti, che svolge il tema de Su contu de Noè, sublime poema del canonico Solinas. 

Luigi Boe è costruito su ricerche d’archivio, documenti e atti riproposti anastatici e digitalizzati in corsivo rispetto al tondo dei testi. Vengono indicate le fonti, tra queste Pretu Pittalis, compaesano e commilitone di Luigi figlio e Tanielle Cossellu che da consigliere comunale tanto tempo fa voleva dedicare una via ai Boe. Il libro è una cronaca dettagliata e densa di pathos della vicenda umana dei due Boe e della loro civiltà di appartenenza. Erano di stirpe contadina originaria di Tortolì, passata per Galtellì e radicatasi a Bitti. Ne viene fuori la capacità di racconto di Giulio Chirra, il saper dare sostanza a parole e locuzioni come: scarparo, bracciante agricolo, donna di casa, senza scrittura, «se sa leggere o scrivere: no», therakeddu, unione illegittima, sa pesatura, chiamata alle armi, la guerra.  Per meglio documentarsi, nel 2008 Giulio è stato al seguito di una rappresentanza della “Folgore” recatasi in Egitto nel sacrario di El Alamein, per onorare i loro caduti. Il capitolo conclusivo del libro è dedicato a Zia Voe, Francesca Vincenza Sanna Carzedda (1882-1969), moglie e madre, figura dolente che ricorda Sa tia de filare di Montanaru e La madre dell’ucciso di Francesco Ciusa. 

Un indizio sui Boe, riportato anche nel libro, è una lapide vicino alla cappella del cimitero di Bitti. Su marmo scuro, sotto i due tondi delle fotografie è incisa la scarna notizia: «Luigi Boe nato a Galtellì 11.8.1880 morto sul Piave il 21. 1.1918 – Luigi Boe nato a Bitti il 3.5.1915 morto a El Alamein il 25.10.1942». C’è un errore nella lapide. Nell’anagrafe del Comune di Bitti risulta che Luigi padre fosse del 1886. A conferma, in un Catalogo fotografico dei caduti in guerra, pubblicato nel 1994 dalla Biblioteca Comunale di Galtellì, così la didascalia di pertinenza: «Luigi Boe fu Giovanni, di anni 31. Contadino, nato a Galtellì il 17.3.1886. Soldato del 265° Reggimento di Fanteria, 7ª Compagnia, caduto nella frazione 9 a causa di una ferita da colpo di granata e sepolto a S. Andrea di Piave il 21.1.1918». 

Luigi Boe figlio morì tra il 23-25 ottobre 1942, nel secondo conflitto mondiale, a Qaret el Himeimat, nella parte sud della linea del fronte egiziano tenuto dai tedeschi di Rommel e dagli italiani mandati a combattere una delle inique guerre fasciste. Mitici comandanti dei parà della Folgore erano Alberto Bechi Luserna e Paolo Caccia Dominioni.  Dall’altra parte l’ottava armata britannica comandata da Montgomery cui, considerata la schiacciante superiorità numerica, la migliore preparazione tattica e strategica, arrise la vittoria. Stavano dalla parte giusta. Pretu Pittalis e Luigi Boe erano gli unici due bittesi della Folgore. Si persero nella dura battaglia sanguinosamente combattuta, eroici gli italiani, durata dal 23 ottobre al 3 novembre. Sconfitti, gli italiani ebbero l’onore delle armi da parte del nemico. Pretu venne a sapere della morte di Luisi il 27 ottobre quando incontrò il sergente Murtas di Oristano. «E Luisi?» chiese Pretu. «Luisi sta meglio di noi» rispose Murtas. 

«Chi era Luigi Boe?» ho chiesto una volta, per telefono, a Itria Melinu, la sua antica fidanzata che per lui, per sette anni, portò il lutto. All’inizio diffidente, data la stura, Itria Melinu è diventata fiume in piena. «Luigi era tutto per me. Se ne andò volontario in guerra perché forse pensava di fare vita migliore di quella che faceva in paese. Era un grande lavoratore, uomo di campagna e bracciante. Fu il mio primo amore. Lo ricordo ancora oggi nelle mie preghiere. Andata via da Bitti mi sono sposata con un altro uomo e con lui sono stata felice. Lo dico ancora oggi che sono rimasta vedova e che ho una bella famiglia. Luigi lo ricordo tutti i giorni. Lo ricordo con un grande senso di fratellanza».

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