Dai Paesi - Dorgali
Una veduta della struttura. In basso: Caterina Sale
S’Adde, nasce una comunità integrata per anziani
Dorgali. Caterina Sale racconta la decisione di riconvertire l’hotel per offrire un servizio alla comunità e a tutto il territorio
di Franco Colomo

14 Febbraio 2025

4' di lettura

Dorgali - Una scommessa nata dalla voglia di rimettersi in gioco e allo stesso tempo il desiderio di offrire un servizio alla comunità. Non cambia il nome, non cambia la gestione familiare, cambia la destinazione: S’Adde da hotel si trasforma in comunità integrata destinata ad accogliere anziani anche non autosufficienti. A tenere le redini, insieme alle sue sorelle, sarà Caterina Sale. «Speriamo – racconta – di poter aprire nel giro di due o tre mesi, i lavori sono quasi conclusi». Ma come è nata questa scelta? Intanto c’è dietro una constatazione: «Fare hotel come un tempo non regge il confronto con Cala Gonone, ancora facciamo ristorazione ma volevamo sfruttare in pieno la struttura e dare un servizio che mancava», afferma Caterina. S’Adde non sarà una semplice residenza per anziani o casa di riposo, ma neppure una Rsa che avrebbe bisogno di un medico: «La comunità integrata – spiega – è una via di mezzo, è capace di accogliere anche persone allettate che hanno bisogno delle cure quotidiane da parte di un infermiere o un Oss».

Al momento dell’apertura la struttura sarà capace di accogliere circa quaranta ospiti in due moduli, il personale «a regime sarà invece composto di almeno 15 Oss, due infermiere, due educatrici, un fisioterapista, due cuoche e almeno due o tre inservienti oltre alla direzione e una segretaria». Al momento sono arrivate diverse candidature ancora al vaglio della proprietà.

Il salto naturalmente spaventa ma è grande anche l’emozione. Da parte sua Caterina ha cercato consiglio rivolgendosi a strutture simili e andandole a visitare: «Ho visto luoghi dove regna un bel clima, anziani attivi, coinvolti, l’idea è quella di creare un ambiente sereno, bello, gioioso. Siamo coscienti che arriveranno qui persone che devono percorrere l’ultimo tratto della loro esistenza, devono arrivarci sereni – dice Caterina -, sentirsi accuditi, anche chi è allettato sarà oggetto di cure continue».

Il segreto è anche in un team affiatato mantenendo lo stile familiare che ha caratterizzato la gestione dell’albergo.

Il bacino d’utenza è vasto, pensiamo solo al capoluogo che è carente di strutture e deve rivolgersi a realtà anche molto distanti, ma anche gli stessi paesi vicini. Una fetta di utenti – almeno è quello che ci si attende – sarà composta da persone affette da Alzheimer: «Sappiamo – dice Caterina, anche per esperienza personale, quanto queste persone abbiano necessità di una presenza continua, anche di notte, e sappiamo pure quale fatica questo comporti per i familiari. Pensiamo inoltre a persone che hanno avuto la frattura del femore e magari non hanno spazi o un letto adatto. Qui avremo letti elettrici, l’ascensore, e poi le persone: il fisioterapista, l’infermiere in grado di mobilizzare. Questi sono solo un paio di esempi, naturalmente. L’importante è partire».

L’investimento è stato importante, la struttura di per sé già grande è stata rivista nel suo insieme per renderla completamente a norma a partire dagli impianti, i bagni, le camere.

Questo non impedisce in futuro di ampliare l’offerta, l’altro desiderio è quello di poter avere anche un centro diurno come luogo di accoglienza e socializzazione, ma se ne parlerà più avanti.

Intanto, come detto, S’Adde colmerà un vuoto garantendo a tante famiglie un luogo vicino e protetto.

Significativa anche la scelta di non cambiare il nome. «È una scelta affettiva – così l’aveva voluto nostro padre – ma è anche il nome di questa zona del paese, la valle. Dalle nostre finestre si può ammirare il monte, lo stemma raffigura una collina con un sole che sorge, o che tramonta, dipende da come uno vuole vederlo e quale significato vuole attribuirgli. Ci è piaciuto e abbiamo deciso di lasciarlo», conclude Caterina. 

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