
22 Marzo 2025
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Non ha trovato spazio sui giornali – a parte le inchieste di Indip (prima puntata il 4 agosto 2023 e seconda l’8 settembre) e quella successiva del Fatto Quotidiano MillenniuM (nel numero del 9 settembre 2023) – il progetto della mega centrale fotovoltaica che Acea solar intende impiantare nell’area industriale di Ottana. Si tratta di una superficie di 140 ettari ricadenti nel territorio del comune di Bolotana sui quali verranno posati quasi 160mila pannelli solari per una potenza di 85 MW. Annunciato nel 2022, l’impianto sarebbe dovuto entrare in esercizio lo scorso anno. I lavori per la sua realizzazione, iniziati recentemente si sono bloccati dopo l’intervento del Corpo Forestale come per primo ha scritto Piero Loi (giornalista di Indip) e successivamente Mario Guerrini sul suo “Osservatorio”. È curioso come il più grande impianto mai autorizzato in Sardegna sia fuori dai radar della grande informazione specie dopo la grande mobilitazione popolare per la cosiddetta legge Pratobello, non risultano altresì prese di posizione da parte di comitati o simili.
Le inchieste sopra citate hanno fatto luce sulla compravendita dei terreni acquisiti per 100mila euro e concessi ad Acea per 42milioni, sul ruolo dei proprietari delle aree e su quello del consorzio industriale. Poco o nulla si è detto, invece, dell’aspetto ambientale. Non dimentichiamo, siamo nel cuore di quella “terra di fuochi”, come il nostro giornale in splendida solitudine denunciava dando voce agli ex operai del polo industriale e chiedendo, con pochi altri coraggiosi, bonifiche mai realizzate.
Intanto è sopraggiunta anche la Legge regionale sulle Aree idonee voluta dalla Giunta Todde che si applica, tra l’altro, al singolo progetto d’impianto dove «sia stata completata una percentuale del valore economico dei lavori uguale o maggiore al 20 per cento del totale; sia stata infrastrutturata una parte della superficie lorda oggetto di intervento uguale o maggiore al 30 per cento del totale previsto dal progetto». L’impianto di Acea solar rientrerebbe dunque in questa fattispecie.
Tornando all’origine della vicenda è giusto dare spazio all’ex sindaca di Bolotana Annalisa Motzo che fin da subito aveva manifestato le proprie perplessità sul progetto, dato anche il mancato coinvolgimento della propria comunità.
Ritiene di essere stata in qualche modo scavalcata?
«Continuo ad esserne convinta. Da subito chiesi di presentare il progetto alla comunità con la volontà di convocare un Consiglio comunale aperto ma loro ritennero di voler parlare solo con la sindaca. Quando qualcuno vuole fare qualcosa di bello per lo sviluppo di un territorio dovrebbe essere nel suo interesse presentarlo al maggior numero di persone possibili invece, almeno fino a quando ero in carica, non c’è mai stato. Questo mi ha colpito subito. Poi è venuto fuori quale era il grado di coinvolgimento del Comune e della comunità di Bolotana: pari a zero. Noi avremmo dovuto semplicemente dare un parere di essenzialità e non delocabilità».
Ma anche su questo siete stati praticamente esautorati da parte del Consorzio industriale di Nuoro che ha decretato con la delibera 15 del 26 marzo 2021 firmata dal presidente Gianni Pittorra l’essenzialità del progetto e il fatto che non potesse essere localizzato in altro luogo se non in quello individuato.
«Da parte nostra avevamo messo per iscritto con il nostro ufficio tecnico che si trattava di zone di protezione speciale e in più con un vincolo idrogeologico trattandosi del bacino del Tirso. Sulla base degli strumenti urbanistici allora in vigore erano zone in cui non era concesso fare quella tipologia di impianti, quindi abbiamo sollevato una serie di perplessità. Per quanto almeno di nostra competenza abbiamo fatto tutti i passi che la legge ci consentiva ma la nostra azione allora è stata alquanto limitata, perché anche in sede di conferenza di servizi noi abbiamo presentato tutte queste criticità ma poi il progetto è andato come è andato».
Non dimentichiamo che l’area industriale dovrebbe essere interessata da bonifiche.
«Infatti le nostre osservazioni riguardavano anche questo: come si fa consentire che si insedino nuove iniziative in un’area che non è stata nemmeno indagata rispetto a tale necessità anche a fronte a notizie che venivano diffuse dalla stessa Arpas? Si tratta di zone in cui vi erano potenziali fonti di inquinamento, quindi prima sarebbe stato necessario fare un’indagine conoscitiva sulle condizioni del sito e poi eventualmente proporre strategie di sviluppo diverse e alternative, ivi compresa l’opzione zero, cioè non fare niente, bonificare e basta. Invece questo non è stato mai preso in considerazione. Tale decisione, se mi permette anche da amministratrice, mi sembrava “strana”, perché in genere in tutti i progetti vengono proposte delle alternative. E vengono proposte soprattutto azioni compensative».
Anche questo è mancato.
«In quel progetto la parola “compensazione” e “azioni compensative” è comparsa solo a seguito della conferenza di servizi in cui il Comune di Bolotana presentò esattamente tutte queste perplessità».

Lei da sindaca aveva lavorato per la creazione di una comunità energetica.
«Ribadisco un concetto, noi ci saremmo aspettati che l’impianto in questione servisse anzitutto come bene primario e collettivo per le popolazioni che in quei territori risiedono e che grazie allo sviluppo e poi alla moria di tutte le attività industriali e conseguentemente inquinamento dei siti hanno patito più di tutti. Sarebbe stato il minimo, almeno una parte di un’azione compensativa. Invece, nel progetto, l’eventuale creazione di una comunità energetica è comparsa solo successivamente alle rimostranze presentate dal Comune di Bolotana. La mia amministrazione si era già mossa autonomamente, dando incarico a dei liberi professionisti per la creazione di una comunità energetica, dotando tutti gli edifici pubblici del paese di pannelli per la produzione di energia e permettendo agli abitanti del paese di entrare nella gestione di questi impianti, cosa che di fatto è avvenuta con la conclusione del progetto con l’attuale amministrazione. Per dirla in parole povere: ci pensa un sindaco che ha una caserma, due scuole, una comunità alloggio a fare una comunità energetica e non ci pensa un colosso che fa 150 ettari di pannelli? Mi perdoni, questo impianto ha lo scopo dichiarato di essere al servizio delle attività imprenditoriali presenti nel sito: ma quali sono queste attività imprenditoriali?».
Accanto al cancello d’ingresso del cantiere deserto, intanto, nel silenzio pascolano le greggi.
LA SCHEDA/ L’iter del progetto
Acea Solar, società controllata integralmente da Acea Produzione, ha ottenuto nel 2022 dalla Regione Sardegna la “Valutazione di Impatto Ambientale” e l’“Autorizzazione Unica” per la realizzazione di un impianto fotovoltaico nell’area industriale di Ottana, nel Comune di Bolotana.
Il sito – una volta completato – sarà connesso alla rete di alta tensione nella nuova stazione elettrica di Terna denominata “Ottana 2”, costruita all’interno della medesima area industriale. «Il progetto – come si legge in una nota della società – include, inoltre, la realizzazione di un sistema di accumulo dell’energia di 10MWh che erogherà energia elettrica nelle fasi della giornata nelle quali verrà meno la generazione da fonte rinnovabile. Il sistema nel suo complesso contribuirà alla stabilità della rete e alla fornitura di energia elettrica per 170 GWh/anno, pari al fabbisogno annuale di circa 50.000 nuclei familiari e corrispondente a più di 70 mila/ton di CO2 evitata all’anno, rispetto ad una equivalente produzione da fonti fossili.
Acea Solar si impegnerà – si legge ancora nel comunicato -, così come previsto dalle misure compensative approvate dagli Enti preposti, a garantire la tutela dell’habitat e dell’ecosistema del territorio in tutte le fasi del progetto per salvaguardare la biodiversità della zona. All’interno del perimetro si interverrà, infatti, con la semina di un prato perenne, mentre all’esterno dell’area interessata, per un’estensione pari al doppio dell’impianto, saranno mantenute o create le condizioni favorevoli alla presenza delle specie protette».
L’investimento di Acea – municipalizzata del Comune di Roma, quotata in Borsa dal 1999 – è di oltre 55 milioni di euro e la centrale, una volta completata, sarà la più grande della Sardegna e una delle più estese d’Italia.
La storia dei terreni su cui sorgerà la centrale è complessa e travagliata. Inizialmente di proprietà del Consorzio Bancario Sir Spa – come ricostruito da Piero Loi su Indip e successivamente da Andrea Sparaciari su FQ Millennium -, sono stati oggetto di una lunga diatriba legale con diversi pretendenti che rivendicavano l’usucapione. Nel 2014, il Consorzio ha ceduto 70 ettari di terreni a Carmelo Domenico Lai per 100.000 euro, più 12.000 di spese legali. Alla morte di Carmelo Domenico, i terreni sono passati agli eredi, tra cui l’avvocato Rinaldo Lai.
Nel 2020, l’avvocato Lai e le sue sorelle hanno firmato un preliminare per la costituzione del diritto di superficie in favore di Acea Solar. Il 28 luglio 2022, l’affare è stato concluso: il canone per la concessione trentennale su 85 ettari di terreni è di 42,85 milioni di euro. Acea ha anche affittato terreni confinanti ad altri proprietari, riconoscendo però canoni più contenuti.
Il Consorzio Industriale Provinciale di Nuoro (Cip) ha giocato un ruolo fondamentale nell’iter di approvazione del progetto. È stato il Cip a decidere che i 140 ettari individuati erano l’unico insediamento possibile per i pannelli in tutto il territorio provinciale.
Il via libera definitivo all’opera è arrivato con la delibera n. 48/74 del 10.12.2021 da parte della giunta regionale allora guidata da Christian Solinas.