Il giardino all'interno del Santuario di Nostra Signora del Rimedio
Un Santuario al cuore della comunità
di Franco Colomo

10 Dicembre 2024

4' di lettura

Orosei - Cosa significa per una comunità parrocchiale e per il sacerdote che la guida la presenza di un Santuario mariano? Una grazia e un impegno, si potrebbe sintetizzare così. Siamo ad Orosei e il parroco don Alessandro Muggianu ci accompagna idealmente in questo luogo caro ai fedeli della Baronia ma non solo, come sa chi lo frequenta ogni anno e come ci racconta il sacerdote.
Al Santuario di Nostra Signora del Rimedio le Novene sono due, 19 giorni nei quali le 84 cumbessias sono sempre al completo, occupate principalmente da famiglie del paese o dei centri vicini. «Ogni giorno però – racconta don Alessandro – arrivano centinaia di pellegrini dai paesi della Forania ma anche da tutta la diocesi e oltre che al santuario vivono un momento di spiritualità molto forte».

La gestione – spiega ancora il sacerdote – è affidata a un comitato scelto dal parroco ogni cinque anni e composto da cinque coppie che si occupano del Santuario per tutto l’anno. È un lavoro molto faticoso perché l’impegno richiesto non è solo per il tempo della Novena, il Santuario è aperto ogni domenica per la Messa del pomeriggio frequentata da fedeli di tutta la Forania. Chi vi entra trova un luogo curato, a partire dal giardino, ogni anno anche le strutture sono interessate da lavori di ripristino e manutenzione sempre concordati con i sacerdoti e che coinvolgono numerosi volontari».

Il Santuario è diventato per la comunità un punto di riferimento, qui si vivono i ritiri di Avvento e Quaresima, le prime confessioni, le prime Comunioni, anche gruppi e movimenti ecclesiali lo vivono grazie alla possibilità di usufruire di grandi spazi esterni e interni.

«Naturalmente a Orosei la devozione a Maria è molto forte – racconta ancora Muggianu -, la Novena rappresenta un momento di incontro fortissimo, ci si confessa dalla mattina alla sera, soprattutto quei giorni sono un momento di evangelizzazione ma anche fortemente catechetico. Pensiamo alla Novena di quest’anno con i suoi temi: pellegrini di speranza, verso il Giubileo con Maria e ancora le riflessioni sull’incontro con Dio e con l’altro e ancora quelle sull’Eucarestia.

Mi piace sottolineare – dice don Alessandro – come questo tempo sia anche diventato una sorta di scuola di preghiera. Il Rosario della Sera è sempre animato dai bambini, gli altri dagli adulti, in più c’è l’adorazione eucaristica, la Via Crucis, da quest’anno anche la Via Lucis. Tutti gli stili e le modalità di preghiera vengono in un modo o in un altro toccati durante questi 19 giorni. Per la comunità si tratta non solo di condivisione della fede o della vita ma di una vera e propria scuola di preghiera. Ed è bello come non solo i novenanti ma tutti vivano anche gli altri appuntamenti, in uno spirito e un clima di grande familiarità. I bambini sono fortemente a loro agio, ugualmente i ragazzi, gli anziani, gli ammalati. Il momento forse clou, a parte quello della festa, è proprio la Messa degli Ammalati, che richiama quasi 1500 persone».

L’ingresso del Santuario

In che modo tutto questo arricchisce il ministero del sacerdote? «Intanto – afferma don Alessandro – avere tanti pellegrini che arrivano da fuori ci aiuta a vivere l’esperienza della diocesanità, le varie figure che intervengono ci aiutano poi ad avere un ampio respiro ecclesiale. Anche la struttura del Santuario – chi entra varcando il grande cancello è quasi abbracciato dal cortile tondo con la chiesa al centro e l’altare all’aperto per la messa del pomeriggio – aiuta a vivere quest’esperienza. Il ministero è arricchito soprattutto dalle tantissime esperienze, dalle mamme che desiderano un figlio, alle donne incinta, ai bambini che davvero vengono portati ai piedi della Madonna che quest’anno abbiamo anche benedetto durante la Messa nella giornata per la vita, agli anziani, agli ammalati, alle tantissime confessioni. È davvero la fede vissuta in tutte le sue espressioni e come sacerdoti ci sentiamo incoraggiati nel nostro ministero grazie anche alla bellezza di queste Novene che diventano un po’ l’apertura dell’anno pastorale in una forma comunitaria con la festa che si inserisce nel cammino della chiesa diocesana».

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