Panorama di Nuoro (photo by Aurelio Candido)
Vivere senza avere servizi essenziali
di Francesco Mariani

22 Febbraio 2025

4' di lettura

Scusate la domanda: in che mondo o epoca viviamo? Personalmente non riesco a capirlo e più ascolto conferenze e risse televisive e capisco ancor meno. Ma non è del pianeta globalizzato che voglio scrivervi ma, più semplicemente, del cortile di casa, della città di Nuoro, della provincia nostrana.

Ebbene, considero assurdo e perciò inaccettabile che abbiamo a fare i conti con servizi pubblici diventati aziende private. Iniziamo con le Poste. Ti recapitano la corrispondenza come e quando le pare, assumono portalettere a tempo determinato per sostituirli quando non hanno avuto neanche il tempo di fare esperienza del paese o rione in cui sono stati mandati. Si scusano dando le colpe alla toponomastica urbana ma sanno di mentire. I famosi sindacati, pronti a scioperare per uno starnuto, tacciono. E così accade che i lettori del nostro settimanale lo ricevano una volta ogni mese se non di più; che l’Agenzia delle Entrate ti notifichi pagamenti esorbitanti per imposte delle quali tu non hai avuto neanche sentore; che le comunicazioni giudiziarie ti arrivino a processo già iniziato; che le bollette da pagare non siano state recapitate ma nel frattempo sono lievitate sul versante degli interessi di mora. Un tempo, nella Roma imperiale, un editto impiegava quindici giorni per essere recapitato ad Atene, oggi non basta un mese per consegnarlo al vicino di casa.  

Altri assurdi. Nuoro si distingue per la raccolta differenziata. Traguardo bellissimo! Ma perché aumentate la Tari a me che contribuisco a questo traguardo e ai premi che si ricevono in concambio? Tanto per dire, se io conferisco solo carta, plastica, vetro, ossia materie riciclabili, perché mi gravate di un’imposta maggiorata sulla mia collaborazione da cui guadagnate?

Non parliamo della ASL. Un servizio diventato azienda: basta solo questa sigla per capire quanto peso hanno la salute delle persone e quella dei bilanci annessi e connessi. Un’azienda risponde innanzitutto alla sua contabilità e poi, tempo permettendo, alle esigenze dei suoi clienti, in questo caso del tutto particolari. Per cui è diventato normale attendere un paio d’anni per una visita specialistica. Ma il servizio sanitario non lo paghiamo con le nostre tasse?

Vogliamo parlare di energia elettrica? Tutti voi sperimentate quanto costa quella domestica, immaginate cosa si debbono sobbarcare attività ed aziende di ogni genere. Le Forche Caudine erano cosa più leggera. Un servizio nato con le tasse di tutti e svenduto ai privilegiati di turno. Ma su questo Nuoro non poteva e non può mettere becco. Fermo restando che da noi chi si rivolge alla Caritas non è per avere un chilo di pasta ma il pagamento di bollette energetiche, di acqua e servizi sanitari.  

Nuoro poteva invece avere voce in capitolo quando nacque Abbanoa. Invece il Consorzio Gavossai (lodevole) fu svenduto per una manciata di lenticchie. Tanto per dire, la sede della nuova azienda doveva essere a Nuoro: fatto l’inganno e trovato il rimedio. In città è rimasto l’ufficio legale (una stanza) e il resto è andato a Cagliari che non ha dighe proprie ma pretende ed ottiene di avere acqua da mezza Sardegna. E noi paghiamo, col paradosso che i comuni nei quali ricadono le dighe (con tutte le aree dichiarate non disponibili per attività varie) hanno la stessa bolletta cagliaritana. A chie tottu e a chie nudda.

Parliamo di sviluppo delle zone interne senza fare leali conti con servizi primari: poste, energia, salute, acqua, e tant’altro smarriti sul nulla.

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