8 Maggio 2023
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Nelle Rationes Decimarum (ossia l’elenco delle decime ecclesiastiche) della prima metà del Trecento e in diverse annotazioni aragonesi relative alle assegnazioni feudali della stessa epoca in Sardegna vengono citati alcuni villaggi che appaiono tra loro vicini per ragioni amministrative: si tratta di Locoe, Iloy, Stellaria e Gadanu.
Combinando le informazioni delle decime con quelle deducibili dal Liber Fondachi (un registro fiscale pisano trecentesco, poi riutilizzato dagli Aragonesi) riguardanti gli abitati di Isalle, Verule, Longe, Issorpe di Galtellì più tardi detto “Torpè Ispertu” ossia distrutto,oltre che quello di Norule (o Notule) si deduce che queste altre località si trovavano nello stesso territorio di quelle prima elencate.
La posizione di Isalle è nota grazie alle rovine delle sue chiese (San Giorgio e Santa Cristina) così come è nota la posizione di Torpè Ispertu in prossimità della confluenza del Rio Sologo sul Cedrino: partendo da questi punti certi la posizione degli altri può essere valutata.
Lo studio del paesaggio storico della vallata di Isalle, attraverso la cartografia antecedente alle moderne trasformazioni, mostra l’esistenza di una rete di sentieri di antica origine: una pista attraversava la vallata al centro scendendo dalla parte di Lula verso il Sologo e risalendo poi il versante verso Manasuddas, l’altra seguiva la valle (come l’attuale scorrimento veloce per Olbia) e proseguiva unendosi a quella dalle antiche miniere di Lula verso il porto di Santa Lucia, molto importante e attivo nel periodo medievale.
Lungo quest’ultima percorrenza, tra il bivio per Lula e la piana detta di “San Marco”, dall’intitolazione di una Chiesa scomparsa, credo di poter ubicare l’abitato di Longe, attestato dal toponimo locale “Badde Longa”. Lungo il sentiero di attraversamento della valle, verso nord, si trovava prima Verule (forse frazione di Longe) oggi testimoniato dal toponimoPunta Ferulaju (ossia punta di Verule) e poi Duoscoro (due villaggi medievali il secondo dei quali notoriamente individuato presso la Chiesa di San Matteo di Lula).
Verso sud il sentiero trasversale alla valle seguiva il Rio Abba Putita, aggirava la collina di Ghettasida, continuando in direzione del Rio Sologo verso le rovine della “Casa di Don Pedro”, ubicate nelle carte IGM dei primi del Novecento, ed oltre il guado risalendo il versante con la pista di Bittelotte sino a Manasuddas biforcandosi: un ramo riportava a Marreri e l’altro proseguiva verso Oliena.
Nel tratto di incrocio il Sologo, sino a tempi recenti, era guadabile in condizioni di magra, per cui si spiega il nome toscaneggiante del villaggio chiamato Gadanu/ Guadanu /Gadu che doveva trovarsi sulla sponda sinistra del fiume denominata “Gardosu” (stesso nome di un tratto del torrente che confluisce in quel punto) per effetto di una possibile evoluzione fonetica di un originario Gadosu ossia territorio di Gadu.
Oltre il guado il percorso si inerpicava verso la zona di Planus, oggi territorio di Oliena, dove il toponimo Preda Istedda, induce ad ubicare quello che doveva essere l’abitato di Stellaria. Procedendo, oltre il crinale si trova la vetta di San Basilio, una denominazione che coincide con quella di una Chiesa che è ritenuta la parrocchiale di Nurule/ Nutule che, quindi, si può immaginare nel pendio ai piedi del rilievo.
Nelle vicinanze doveva sorgere anche l’abitato di Iloy la cui localizzazione è problematica per carenza di riferimenti geografici, tuttavia la logica dei collegamenti tra i vari abitati sin qui citati induce a pensare che si trovasse sulla prosecuzione del sentiero in direzione di Pappaloppe e di Oliena, in prossimità del nuraghe Arrennegula e poco a monte del Rio Filicore, forse in una zona chiamata Molimentu , un riferimento appropriato a indicare cumuli di pietrame, località dove sono ancora visibili residui di murature.
È chiaro che questa ricostruzione si basa su indizi, se pure ricavati da fonti certe, una conferma definitiva sarebbe possibile solo con scavi mirati di archeologia medievale. Tuttavia la coerenza delle varie localizzazioni proposte con toponomastica, geografia dei luoghi e documentazione storica è tale da far pensare che i risultati proposti, constatata la convergenza delle varie indicazioni, siano attendibili.
Molti di questi villaggi appaiono distribuiti lungo la pista che attraversa centralmente la vallata, due risultano lungo il corso del Rio Isalle – Sologo, altri gravitano sul fondovalle in posizione favorevole alla coltivazione. Nell’insieme tutti sono dislocati lungo un circuito con due poli: a valle il punto di riferimento era la località di Iscra ‘e Corte (Marreri) per il conferimento e la lavorazione dei cereali e a monte nei pressi di Monte Jacu Piu, area dove poteva trovarsi il Monastero di San Giacomo e le strutture per la trasformazione dei prodotti della pastorizia.
In questo modo i diversi insediamenti si rivelano distribuiti in modo razionale per lo sfruttamento del “Salto di Jurifai” in attuazione di una programmazione economica studiata dai monaci che avevano ricevuto la donazione di quel territorio.