Il futuro è un dovere non un optional
di Nando Buffoni

24 Gennaio 2022

4' di lettura

Il “EU Generation Fund” creato dall’Unione Europea nel 2020 è la fonte del Pnrr, ossia il Piano Nazionale di Ristoro e Resilienza adottato dall’Italia sul quale tutti ripongono le speranze per entrare in un futuro “nuovo” per le prossime generazioni. Il Piano Nazionale si regge su un principio di cui molto si parla non sempre a proposito. L’anima è lo “Sviluppo Sostenibile”, un principio che impone alla generazione presente un comportamento positivo nell’impiego delle risorse e una cura dell’ambiente per consegnare il pianeta alle prossime generazioni in condizioni migliori di quelle che noi abbiamo ereditato. Di qui la necessità di utilizzare risorse “rinnovabili”, ossia che non si esauriscono, come è avvenuto finora, con effetti negativi e crescenti sul clima e sull’ambiente. In questo contesto ci sono la natura e l’uomo che vive lo spartiacque di ricchezza e povertà, di diseguaglianze e sfruttamento ai quali i tentativi di porre rimedio sono stati insufficienti e i divari sociali si accrescono. Sappiamo che all’Italia sono stati assegnati 238 miliardi nel programma che si estende dal 2021 al 2026, parte dei quali è destinato alla Sardegna che potrà utilizzarli soltanto con progetti che rispettino i criteri di “sostenibilità”. Dal 2018 al 2021 la Regione Sardegna ha elaborato documenti per pervenire all’approvazione di una strategia fondata sui principi dello “Sviluppo Sostenibile”. Ricordo che, negli anni ’60 del secolo scorso, la Sardegna aveva sperimentato l’avvio di un “New Generation Fund”, il Piano di Rinascita, per promuovere il rinnovamento e sviluppo dell’Isola, con al centro le nuove generazioni. Ne posso parlare per esperienza diretta e sottolineo che il “futuro” delle giovani generazioni è stato… “rinviato”. Oggi potrebbe essere la “volta buona”, se sapremo dotarci delle conoscenze necessarie, capacità di programmazione e gestione che ci sono mancate nel primo esperimento. Un esame approfondito condotto dalla Regione sui condizionamenti allo sviluppo presenti nel sistema produttivo e sociale della Sardegna di oggi non è rassicurante. La situazione esposta nelle pagine 19-20 del“Documento Preliminare della strategia regionale di sviluppo sostenibile”, reso pubblico dal governo regionale (marzo 2021) ma non riproposta nell’ultimo documento dell’ottobre 2021, spiega compiutamente perché la Sardegna oggi sia considerata “regione arretrata” dall’Unione Europea (al 177 posto fra le regioni dei 27 stati). E fa sorgere il dubbio sulla capacità di svolgere le funzioni necessarie per fare il “salto” ed “entrare nel futuro”. Giudizi come: «Pubblica Amministrazione “lontana” da imprese e cittadini»; «scarsa capacità di conoscenza, di condividere strategie di sviluppo sostenibile da parte dei cittadini»; «Capitale Umano inadeguato; infrastrutture non adeguate; elevato rischio nella maggior parte del territorio», rendono difficile comprendere come sia possibile realizzare le condizioni necessarie per effettuare il “salto”. È chiaro che tutti aspirino ad avere un “pezzetto” e che non vi sia condivisione tra enti periferici e organi centrali della Regione. Numerosi comuni si oppongono alla Cabina di Regia della Regione. C’è chi intende “cambiare moneta” e utilizzare una cripto valuta locale. Si propone l’impiego del metano che però non è risorsa “rinnovabile”. Il Turismo diviene il settore “portante” dell’economia regionale ma non si capisce se e come le diseguaglianze presenti nel territorio (il dualismo tra “Sardigna ’e Intro” e “Sardigna ’e Foras”, le Zone Interne) verrà ricomposto. È prevedibile, quasi invitabile, che si avrà una frammentazione in piccoli progetti ripartiti prevalentemente tra nord e sud Sardegna, che sono le aree più attive. Le Zone Interne rischiano di avere le briciole, in mezzo alla conflittualità locale. E qualcuno rimarrà perplesso e si chiederà se sarà possibile, nelle condizioni attuali, realizzare gli obbiettivi attesi di una “Sardegna Più Intelligente, Più Verde, Più Connessa, Più Sociale, Più Vicina ai Cittadini”. Futuro “rinviato” nuovamente? Speriamo di no. © riproduzione riservata

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