10 Settembre 2021
6' di lettura
Carlo Delfino editore ha recentemente pubblicato un nuovo titolo di Tonino Cabizzosu. Si tratta di Ricerche socio-religiose sulla Chiesa sarda tra ’800 e ’900. Volume V che raccoglie in forma organica studi editi e inediti che molto hanno impegnato l’autore nel decennio 2008-2018. Essi sono ripartiti in cinque sezioni – Ricerche di storia religiosa e civile della Sardegna; Chiesa e società nell’azione del clero; Pastori d’anime e maestri di spirito; Santità e servizio nell’opera di religiosi/e; Prefazioni, presentazioni, interviste – nelle quali sono analizzati una ricca galleria di personaggi che hanno segnato appunto la Chiesa sarda negli ultimi due secoli, e nel Novecento soprattutto, come la Beata Giuseppina Nicoli, su para circanti Beato Nicola da Gesturi; e ancora, Luca Canepa, Ernesto Maria Piovella e Ottorino Pietro Alberti attraverso i loro magisteri episcopali; i presuli sardi al Concilio Vaticano II. L’attenzione è rivolta anche a quei sacerdoti eruditi che, come ricorda Cabizzosu a p. 242, «(…) consideravano la cultura uno strumento idoneo a formare le coscienze e ad educare ai valori dello spirito». In questo contesto vengono analizzate le figure di Priamo Spano, di Francesco Amadu, di Luigi Cherchi, di Giuseppe Littarru, di Renato Iori, di Antonino Ledda. Di grande importanza è altresì il focus sui fondatori di congregazioni, come Madre Anna Figus (Pie Suore della Redenzione), Padre Salvatore Vico (Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso), Padre Giovanni Battista Manzella (Suore del Getsemani), Padre Evaristo Madeddu (Compagnia del Sacro Cuore). Figure significative, le quali hanno lottato duramente contro la morale del loro tempo e in qualche caso anche contro l’ostracismo di certi presuli prima di vedere riconosciuto il proprio apostolato in seno a Santa Madre Chiesa. Si pensi a Evaristo Madeddu. Approvazioni spesso tardive e contrassegnate da una profonda sofferenza interiore maturata nei “profeti incompresi”. Non sarebbe sbagliato riferire ad un’attardata cultura sociale di tipo paternalista e ad un’ecclesiologia ferma alla logica della “societas perfecta” le cause di tali “incomprensioni”. E non importa se a farsene portatori siano stati dei santi, come (nel caso sopra accennato) l’arcivescovo Piovella. C’è sempre uno scarto fra la santità personale e la lucidità interpretativa delle complessità del proprio tempo. Nel volume non vi sono soltanto ricerche, saggi critici, interviste, prefazioni: esso rivela anche qualcosa di importante dello stesso studioso e della sua biografia, a cominciare dalla dedica indirizzata a tutti gli alunni «incontrati nei trentacinque anni di docenza nella Facoltà di Teologia e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari con amicizia e nostalgia». Un affettuoso ricordo che ben si lega con il contributo Il divenire storico dimensione essenziale per il sapere teologico, nel quale l’autore ripercorre – attraverso un conciso excursus – l’insegnamento della Storia della Chiesa dalla fine dell’Ottocento sino ai nostri giorni, non senza soffermarsi sulla propria esperienza di cattedratico, fornendo al lettore un analitico elenco dei corsi accademici, delle tesi discusse, delle relazioni proposte. Altri riferimenti personali si scorgono nel ricordo degli storici e amici Pietro Borzomati e Giacomo Martina (di quest’ultimo Cabizzosu fu dapprima allievo durante gli anni di studio all’Università Gregoriana di Roma poi continuatore della sua scuola). Oltre all’alto valore storico-scientifico e alla ricchezza d’informazioni, alcuni contributi presentano un’interessante peculiarità: abbracciano eventi e protagonisti sardi di questo primo scorcio del XXI secolo. Si pensi al pezzo Fare Teologia in Sardegna. Per i 90 anni della Facoltà di Teologia della Sardegna (1927-2017), alla prefazione al volume di Madre Placidia Oggiano sulle “Circolari” del sessennio 2007-2013, alla presentazione del titolo di don Gianmario Piga Preghiere di un cappellano militare in Afghanistan. Sembra importante rilevare come la storiografia di Cabizzosu non sia “chiusa” nei due secoli – il XIX ed il XX, il secolo della dilacerazione Stato-Chiesa e del Vaticano I e quello nato antimodernista ed evolutosi poi nel dialogico Concilio giovanneo e paolino – che appartengono, per studi ed esperienza di vita, a quel pubblico ideale cui forse più immediatamente si rivolge l’autore. Essa si affaccia infatti al nuovo Millennio. Si tratta di studi che concorrono a tracciare pagine di storia della Chiesa sarda fino all’estrema nostra contemporaneità che manca, ovviamente, nei manuali. Un’originalità non scontata e non da poco che mostra lo sguardo dello storico sempre attento ai cambiamenti del tempo (tanto da verbalizzarli) e non incline a indagare nel micro solo una certa epoca. La sua analisi è, dunque, diacronicamente a tutto tondo. Attraverso questo volume i lettori di oggi vengono inconsapevolmente traghettati anche in ciò che si studierà, con un approccio che sarà allora anche scientifico, nel futuro; ai posteri, invece, oltre a una metodologia, viene tramandato un certo patrimonio documentario utile per approfondimenti o per percorrere nuove piste di ricerca intrecciando le fonti. L’interesse non solo sul passato, ma anche sull’estrema contemporaneità si rivela dunque quanto mai prezioso. Dal passato abbiamo modellato il nostro presente e di questo stiamo offrendo qualche materiale alle nuove generazioni per il loro tempo: la storia, anche quella della Chiesa e della Chiesa sarda, è un continuo divenire. Ciò colloca la storiografia di Cabizzosu come un imprescindibile punto di riferimento negli studi di oggi e di domani.
Andrea Quarta Sorbonne Université