«Nel salutarvi con gioia, invito me e voi – una volta saliti sul monte Ortobene – ad assumere in noi e sulla realtà lo sguardo del Redentore». Così il Vescovo Antonello ha introdotto la sua omelia nella Santa Messa per la festa del Redentore. «L’anno scorso – ha proseguito -, confrontandomi con la statua che da 120 anni si erge sulla città e sul territorio, mi sono soffermato sulla sua altezza e grandezza, mentre quest’anno – come dicevo – vorrei sottolinearne lo sguardo, perché ciò che distingue una persona da un’altra è il suo modo di vedere, che fa emergere chi sa guardare lontano e sa essere lungimirante, anche grazie alla fede, e chi, diversamente e all’opposto, ha occhi bassi, rasoterra, incapace di alzare lo sguardo su quanto avviene o può avvenire, vicino e lontano. Ci guida, come sempre, la Parola di Dio, che con il brano della Lettera agli Ebrei, scelto oggi, ci invita, come scrive, a correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Chiaramente non basta avere fisicamente il dono della vista, è necessario uno sguardo che offra orizzonti e per questo bisogna chiedere e ricevere il dono della sapienza e, aggiungo, della fede. Oggi – ha detto ancora il Vescovo – siamo qui per alimentarci dello sguardo di Gesù, redentore del mondo, del suo modo di vedere e di intravedere, che è sempre un misto di fede e di sapienza, di acume e di profezia». Alla presenza delle autorità civili e militari la Messa è stata concelebrata dal capitolo della Cattedrale e dai parroci della città. La giornata di festa si è aperta alle 6 del mattino, dopo la prima Messa in Cattedrale si è tenuto dopo un anno di pausa a causa della pandemia il pellegrinaggio da Nuoro alla cima del Monte Ortobene. Il testo integrale dell’omelia del Vescovo, le immagini e la cronaca della giornata nel prossimo numero del settimanale in uscita mercoledì primo settembre.