20 Novembre 2021
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L’intervento di Lorenzo Paolini, direttore editoriale de L’Unione Sarda, al convegno del 6 novembre organizzato dai media diocesani.
Nel 1994 io c’ero. Accadevano tante cose, eravamo un po’ frastornati, si stava verificando un cambiamento importante della professione per come la stavamo facendo. Iniziava una cosa che guardavamo come minimo con distacco ma anche un po’ divertiti, “che circo stanno mettendo su per il giornale che andrà in rete”. In realtà, visto con gli occhi di oggi, da giornalisti lo abbiamo vissuto con indifferenza. Ricordo invece una sincera emozione quando un emigrato mi aveva scritto tramite email il suo parere su un mio articolo. Il nostro giornale fino ad allora era un’altra cosa, aveva superato il secolo, era di carta, una sicurezza, quello di cui si parlava – “sappiate che siete destinati a estinguervi, che la carta stampata finisce” ci diceva l’editore di allora (Nichi Grauso ndr) per noi giornalisti (e abbiamo pagato per questa superficialità) era un vezzo. Avevamo un giornale di comunità, identitario, si facevano le cose nel modo più serio possibile e ci pareva di aver già fatto il nostro dovere. In realtà il tempo ci avrebbe detto che le cose andavano diversamente. Con un salto temporale importante vado a Brescia, anno 2021 quando la direttrice del Giornale di Bresciaha chiuso la pagina Facebook del suo giornale. Nel frattempo tutti i giornali avevano aperto hanno una interfaccia sui social, una delle frontiere possibili, uno dei modi in cui l’informazione che produci all’interno può essere veicolata. Questa lungimirante e avveduta signora ha detto “io non sono in condizione di governare quello che accade, non so alla mia informazione della quale garantisco cosa accada dopo, so però che tante delle cose che ci scrivete sotto a me non piacciono”. Era un modo per difendere la sua merce, “penso abbia valore e non voglio sia esposta in un modo così non solo non governabile ma spesse volte anche villano, alla mercé di fenomeni che non sono alla mia portata”. L’Unione Sarda in pochi anni – sino gli anni Ottanta avevamo il piombo nel 1994 eravamoonline – ha fatto un salto davvero nel vuoto, cisiamo buttati. Dal 1999 in poi le cose vengonomesse a sistema in modo diverso, apriamo un giornale web vero e proprio, siamo tra i primi ad avere pagine social, entriamo pienamente in questo fiume. Presidiamo saldamente tutti i rivoliin cui si distingue oggi la comunicazione e l’informazione, abbiamo la tv, la radio. Ma mi chiedo: dove stiamo andando? Ecco io su questo ho delle perplessità, nel ruolo di condirettore di un giornale ma soprattutto di giornalista. Dove saremo tra qualche anno? Al di là della incapacità di predire mai come in questa fase della professione sono sinceramente perplesso, so che come gruppo ci saremo, dove sarà il mondo dell’informazione non so. Io spero che ci saranno delle scelte coraggiose, penso alla direttrice del Giornale di Brescia, penso al direttore di Avvenire che fa un giornale bellissimo con un punto di vista diverso dagli altri. Forse saremo in un luogo dell’informazione dove conterà ancora di più non solo la tecnologia ma le persone, la testa di chi farà le scelte, dove si faranno delle scelte, dove sempre di più dovremo dire su che argomenti vale la pena di investire lavoro, passione, attenzione e quali altri possiamo lasciare indietro. Sicuramente saremo in un luogo, in un metaluogo dove l’informazione tradizionale avrà cambiato un’altra volta pelle però spero che sia Francesco Mariani che Radio Barbagia, siano delle voci importanti e strutturate che ci riportino alla realtà. Spero che in futuro saremo capaci di tirare un po’ le redini e di riprendere a governare questo sistema. La pandemia è stata una bellissima prova del mondo dell’informazione, abbiamo fatto uno straordinario lavoro rispetto alle persone, ci siamo ripresi – lo dicono anche i numeri – la gente si è ritrovata quando il sistema ha fatto maggiormente il suo ruolo, cioè la cernita delle informazioni, e ha utilizzato energie per incanalarle realmente verso dove dovrebbero andare. Quando si fa sana informazione si fa una azione positiva per migliorare la vita della gente. © riproduzione riservata