L’area industriale (foto Consorzio operatori Pratosardo)  
Prato Sardo, consorzio tra passato e futuro
di Giuseppe Pinna

25 Ottobre 2021

4' di lettura

La storia dei Consorzi Industriali in Sardegna risale al 1953 quando la Regione, con la Legge 22 emana la normativa per favorire lo sviluppo economico delle zone riconosciute idonee ad assicurare una più efficace valorizzazione della mano d’opera e delle risorse isolane. Col tempo poi si è concretizzata la necessità di istituire dei soggetti che potessero far uscire i territori dall’emarginazione economica, impiegandoli in una strategia diversa da quella tradizionalmente agropastorale, sfruttando i finanziamenti statali per l’industrializzazione nel Mezzogiorno d’Italia. In questo contesto – per la volontà di alcuni amministratori della Provincia, del Comune e della Camera di Commercio di Nuoro – nasce nel 1971 il Consorzio di Prato Sardo con l’obiettivo di essere incubatore, nel territorio, della piccola-media impresa utilizzando e verticalizzando le risorse locali e sfruttando la vicinanza del polo industriale di Ottana. Negli anni la Zona Industriale di Prato Sardo è diventata una realtà nel cuore della Sardegna e attualmente si estende per circa 8.000.000 metri quadrati lordi, accoglie in 2.430.000 mq infrastrutturati, decine di aziende e operatori. Ma come spesso accade i sogni non diventano realtà ed anche il futuro di Prato Sardo è oggi legato a dinamiche molto delicate che vedono gli operatori ed il territorio in forte difficoltà. Probabilmente quando nacque non si immaginava che molti anni dopo anche quest’area avrebbe rispecchiato la realtà contraddittoria di anni di investimenti, speranze, entusiasmi e delusioni. Nel 2008 la Regione Sardegna emanò due leggi – la numero 3 e la numero 10 – con l’obiettivo del riordino delle funzioni in materia di aree industriali, prevedendo tra l’altro la soppressione degli otto consorzi industriali (ZIR) tra i quali anche quello di Prato Sardo. La legge 3/2008 sanciva inoltre – all’articolo 7, comma 38 – che: «Entro il trentesimo giorno dall’entrata in vigore della presente legge… si provvede allo scioglimento degli organi dei consorzi soppressi e alla nomina di un commissario liquidatore… Le attività e le passività trasferite a esito della procedura liquidatoria non devono comunque comportare un saldo negativo per gli enti subentranti nella titolarità delle suddette funzioni. La procedura liquidatoria deve essere portata a compimento entro centottanta giorni dalla nomina del commissario». Visto il tenore dell’articolo si capisce bene che qualcosa non ha funzionato poiché i 180 giorni previsti sono diventati anni ed oggi ci troviamo ancora ad assistere a riunioni, incontri, annunci senza che ci sia niente di concreto se non il problema dei debiti accumulati e la governance del futuro soggetto. Dopo tanti anni arriva a luglio 2021 la Delibera della Giunta Regionale – la 27/22 del 9.07.2021 – con la quale la stessa Regione si fa carico dei debiti pregressi ma impone il termine perentorio di chiusura dei conti entro 60 giorni per poi affidare la gestione al Comune di Nuoro. Se quest’ultimo non dovesse accettare, con propria delibera, la gestione, la stessa passi al Consorzio Provinciale. Questo termine dei 60 giorni si è poi protratto fino al 31 dicembre 2021. Nel mentre si sono succeduti diversi incontri tra i quali, l’ultimo la settimana scorsa, che ha visto partecipare l’assessora all’industria Pili e nel quale pare che il termine del 31 dicembre sia slittato ulteriormente per consentire alla Regione di reperire i fondi per sanare il debito pregresso. Ma come dicevano i latini, mentre a Roma si discute Segunto viene espugnata; infatti se da una parte si troverà la quadra per sistemare il grave dissesto finanziario non si ha ben chiaro il futuro della Zona industriale. Si dovrà decidere a chi assegnare la guida del Consorzio: al Comune, agli Operatori, al Consorzio Provinciale oppure un soggetto che accolga tutti questi?

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