Il segno del dono
Commento al Vangelo di domenica 28 luglio 2024 - XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
di Andrea Biancu
Fratelli Limbourg, da Très riches heures du Duc de Berry (1411-1416 ca), Musée Condé, Chantilly
3' di lettura
24 Luglio 2024

A partire da oggi e fino all’ultima domenica di agosto la liturgia ci fa ascoltare il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, definito il “discorso del pane di vita”, che si apre con il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, episodio molto conosciuto e sempre da approfondire nella sua particolarità. 

«Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui» (Gv 6, 5): l’annotazione non è solo un dettaglio dell’evangelista ma è il punto di partenza di quello che impropriamente chiamiamo “miracolo”, invece nel testo di Giovanni è definito “segno”. È lo sguardo che intercetta la necessità della gente, fa proprio il desiderio della folla che sperimenta la fame, la mancanza di ciò che è essenziale per vivere.

Chi può dare da mangiare a questa moltitudine? Gesù interpella Filippo, il quale risponde in maniera pragmatica, da buon calcolatore: ha una visione reale del problema ma lo vive in modo staccato e si limita a “fare i conti in tasca”. Invece Andrea propone una soluzione: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6, 9). Emerge un duplice aspetto dalla considerazione di questo apostolo: da un lato si è trovato qualcosa di piccolo da cui poter iniziare, ma dall’altro prevale la rassegnazione che non sarà mai sufficiente. Anche qui si evince una prospettiva che non accetta illusioni, un ragionamento “con i piedi per terra”, basato sulla sproporzione tra la difficoltà che emerge e le risorse a disposizione.

Gesù risponde a queste obiezioni con un comando: «Fateli sedere» (Gv 6, 10), cioè metteteli nella condizione di poter ricevere qualcosa, dimostrate che non siete indifferenti. Il sedersi indica condivisione non solo di un pasto, ma di una situazione, manifesta che non si è presi dalla fretta di liberarsi di un problema. 

«Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano» (Gv 6, 11). Nel testo non appare la parola “moltiplicazione”: Gesù non moltiplica e non divide i pani e i pesci, semplicemente li dona. Forse è proprio qui il significato di questo segno: è il dono che fa uscire da sé stessi, crea un contatto come risposta ad un desiderio, che porta non al ventre sazio ma al cuore pieno. Gesù invita i discepoli ad entrare in una logica che metta da parte il calcolo e si preoccupi solo di donare.

«Riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato» (Gv 6, 13): ogni apostolo può prendere una cesta, per ricordare quello che hanno vissuto ed essere capaci dello stesso sguardo del Maestro. Raccogliendo ciò che è avanzato avranno notato più da vicino i volti di quella folla: il dono ha trasformato chi lo ha ricevuto e anche loro come discepoli dovranno seguire quest’esempio. Il vero calcolo da fare non è se ciò che possiedo può bastare per tutti, ma se sono davvero in grado di donarlo vincendo le mie resistenze.


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