Dati societari
L’Ortobene
Piazza Vittorio Emanuele 8
08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Con le nozze di Cana si conclude il tempo delle prime manifestazioni del Signore come Vero uomo e Vero Dio. Dopo l’Epifania e il Battesimo del Signore approdiamo a Cana, ad una festa di nozze. Maria è presente e con lei è invitato anche suo Figlio Gesù. Questo piccolo dettaglio sembra voler parlare alla nostra devozione mariana e all’attenzione verso il culto, soprattutto nella pietà popolare, della Vergine. Lei spesso è presente; ma il Figlio è invitato? Eppure il centro è, come abbiamo visto in queste settimane, il Figlio. Anche alle nozze di Cana sembra essere una presenza superflua ma si rivela fondamentale: lo Sposo. La pagina evangelica narra di un matrimonio che, anche se all’interno della tradizione ebraica del I secolo, nel cerimoniale non si distanzia delle feste delle nozze odierne. Come nei matrimoni di oggi è presente uno sposo con una sposa che celebrano la loro unione, ci sono degli invitati e si è nella convivialità, in festa. Tuttavia, come tra un matrimonio o unione civile e un matrimonio cristiano, c’è una differenza sostanziale. C’è qualcosa di più: c’è Gesù. È Lui che all’interno di questa scena, dalla forte prospettiva escatologica (il terzo giorno rimanda al banchetto con il Risorto), svolge azioni proprie dello Sposo. Infatti in un banchetto è lo sposo che si preoccupa che non manchino bevande e cibo. Cristo non è semplicemente invitato a Cana, non è ornamentalmente presente nella giornata e nella vita degli sposi, ma è Presenza potente che compie prodigi. Il vino sta finendo, Maria se ne accorge, sta finendo la gioia, l’entusiasmo, la forza di continuare. In questo tempo sempre più sfiduciato il Vangelo ci propone, nelle parole di una Donna, una fiducia totale. Cristo è la Speranza, tendendomi la mano mi solleva delle piccole o grandi paludi depressive in cui mi sento soffocare. Il Signore non pretende troppo, non chiede ai servi di correre a comprare vino o a fare chissà cosa. Ma propone una novità, che è offerta anche a noi: riconoscere lo Sposo (si comporta con i servi come tale), ascoltare la sua Parola, dare fiducia a quello che è detto e infine agire di conseguenza. Il resto lo fa Lui. Non ci è dato sapere come ma, nella fiducia, Cristo compie il prodigio: trasforma l’acqua delle nostre possibilità, in vino dei Suoi doni. Nell’apertura disponibile e umile dei servi è possibile la manifestazione nascosta e potente del Redentore. Il maestro di tavola assaggia l’acqua diventata vino ed è investito dallo stupore. Come i magi e Giovanni Battista riconosce con meraviglia che qualcosa di grande sta accadendo. «Tutti iniziano con il vino buono» ma lì a Cana lo Sposo ha tenuto il vino migliore “finora”. È così anche per la vita spirituale: è tanto l’entusiasmo all’inizio, ci si sente invincibili, sono tutti impressionati da quanto sia buono il frutto della vite; ma il vino buono è quello che lo Sposo serve “ora”, quando le difficoltà hanno provato la vita, che forse più disillusa, sta per finire il vino. Le delusioni spesso ci possono portare a finire il vino. Ma stando attaccati a Lui, che è Misericordia, riconoscendolo come Sposo, ci dona quello di cui abbiamo bisogno: una ricompensa promessa, una presenza; la Speranza. E se a volte il frutto si fa desiderare, certi della sua presenza, sarà più dolce da gustare (Cfr. Cirillo di Alessandria). Questo è solo il primo dei Segni, altri saranno scritti nel Vangelo, tanti altri sono iscritti e da riconoscere nel presente dei cuori di chi crede e spera in Lui.